Ospite di Paolo del Debbio a Quinta Colonna, il leader della Lega Nord accusa l’Italia e l’Occidente di aver detto “chissenefrega” alla guerra in Siria, “siccome probabilmente in Siria non c’è abbastanza petrolio, non ci sono abbastanza interessi”. Considerazioni politiche a parte, ci siamo concentrati sui fatti della sua dichiarazione.



Qualcuno è andato a bombardare i terroristi islamici in Siria



In Siria è in atto una guerra civile da quattro anni e mezzo, ed è opportuno sottolineare che la situazione nel Paese era disperata anche prima della creazione del cosiddetto Stato Islamico (Isis). Già a metà 2013 erano circa 93 mila i morti nel conflitto.



Le azioni contro l’Isis sono iniziate solo a settembre 2014, quando Barack Obama ha annunciato la formazione di una coalizione per “degradare e fondamentalmente distruggere” l’organizzazione jihadista. In Siria i Paesi coinvolti nei bombardamenti, oltre agli Usa, sono stati principalmente Paesi arabi (Arabia Saudita, Bahrain, EAU e Giordania), ma non solo: vi partecipano anche il Canada e da poco il Regno Unito.



Insieme hanno condotto oltre 2.500 bombardamenti aerei nel Paese (dati aggiornati all’8 settembre). Cumulativamente tra Siria e Iraq i bombardamenti hanno danneggiato o distrutto circa 10.700 obiettivi. Nel grafico sottostante riassumiamo il numero di bombardamenti aerei effettuati nel periodo ottobre 2014-luglio 2015. Pare quindi decisamente fuori logo dire che “nessuno è andato a bombardare i terroristi islamici in Siria”.



graph



Il confronto con Libia, Iraq e Afghanistan



Se la prima parte della dichiarazione di Salvini è questionabile, i confronti che seguono sono vari e confusi. In Iraq e Libia l’azione non era contro terroristi islamici (almeno inizialmente) ma contro regimi dittatoriali che avrebbero usato armi di distruzione di massa, rivelatesi poi fittizie.



Sicuramente Salvini ha ragione nel dire che l’azione militare contro l’Isis in Siria non può essere paragonata con quella svolta in Iraq o in Afghanistan, ma questo perché in questi ultimi casi le coalizioni guidate dagli Stati Uniti hanno non solo bombardato ma anche invaso i territori, mantenendo nel Paese decine di migliaia di unità per anni.



Diversa la questione libica, dove la Operation Unified Protector sotto comando Nato ha imposto una no-fly zone sul Paese e bombardato le forze del Colonnello Gheddafi da marzo ad ottobre 2011. In quel periodo sono stati condotti circa 11 mila bombardamenti aerei e distrutti approssimativamente 6 mila obiettivi. Più che per bombardamenti aerei, le azioni militari in Siria e Libia si differenziano per obiettivi e risultati – in Libia l’intenzione dichiarata era sostenere i ribelli anti-Gheddafi, mentre in Siria l’obiettivo della coalizione è principalmente l’Isis (o altri gruppi islamisti come il “gruppo Khorasan”).



Il verdetto



La dichiarazione di Salvini è bizzarra: si lamenta che nessuno è andato a bombardare i terroristi islamici in Siria, quando nel Paese sono stati effettuati circa 2.500 bombardamenti aerei in circa un anno. Il successivo confronto mette insieme azioni militari molto diverse come Iraq, Afghanistan e Libia dove l’azione aerea era supportata da “boots on the ground” oppure non mirata a terroristi islamici ma a regimi dittatoriali. Una dichiarazione confusa e scombinata che si salva dalla “Panzana pazzesca” solo perché il senso ci sembra possa essere che non è stata usata la stessa forza decisiva in Siria come negli altri contesti citati. La differenza però era nella strategia militare o negli obiettivi – non nei bombardamenti. Il “Pinocchio andante” è quindi obbligatorio.