Non è difficile fare un paragone tra le regioni meridionali dell’Italia e la Grecia, data la comunanza di molti problemi strutturali e la disastrosa performance economica degli ultimi anni, ma il Vicepresidente della Camera si spinge oltre – il Mezzogiorno sarebbe in un declino dieci volte peggiore del seppur disastroso crollo greco.
La situazione è davvero così catastrofica?
Di Maio non è nuovo a simili dichiarazioni: aveva già dipinto una realtà così impietosa in occasione dell’uscita dell’ultimo rapporto dello Svimez per il 2014. Osservando i dati diffusi nel rapporto (citato da Di Maio nella precedente dichiarazione), vediamo infatti che la situazione è un po’ diversa.
Ricordiamo innanzitutto, come abbiamo fatto nella precedente analisi, che la Grecia ha perso circa un quarto del suo Prodotto Interno Lordo durante la crisi, e che una contrazione “10 volte” peggiore al Sud sarebbe quindi da ritenere matematicamente impossibile. A pagina 4 del rapporto Svimez possiamo infatti leggere come nel periodo 2008-2014 il Pil greco abbia subito una contrazione del 25,8% (per Eurostat è -25,4%), rispetto al -12,8% nel Mezzogiorno d’Italia. Insomma, una media annua di -3,7% per la Grecia e di -1,9% per il Mezzogiorno dipinge una crisi estremamente grave per il Sud Italia, ma pari ad “appena” poco più della metà del disastro che ha subito Atene.
Anche volendo osservare il tasso di crescita cumulato nel periodo 2001-2014, scopriamo come la Grecia abbia subito un calo pari a -1,7% del Pil, in confronto a -9,4% nel nostro meridione. Anche volendo prendere questo dato in esame scopriamo come la recessione del Sud Italia non sia stata 10 volte peggiore di quella greca, bensì 5,5 volte. Dal momento che come abbiamo visto sopra la crisi ha colpito più severamente la Grecia del Mezzogiorno, questo divario dall’inizio del millennio è causato non da una maggiore decrescita al Sud ma da una crescita più debole per il meridione d’Italia nel periodo antecedente il 2007/2008.
L’anno in corso
Guardiamo infine alle previsioni per il 2015. Per il Mezzogiorno possiamo consultare il rapporto Prometeia, pubblicato nel luglio di quest’anno, che prevede una recessione dello 0,3 per cento. Per quel che riguarda la Grecia, gli sconvolgimenti di questi ultimi mesi avrebbero drammaticamente ridimensionato le sue prospettive di crescita. La stessa Unione Europea annuncia infatti come per il 2015 preveda una decrescita del Pil pari al 2,3 per cento, correggendo una previsione precedente che ipotizzava una crescita del Pil pari al 2,5 per cento. Insomma, anche qui non troviamo riscontro nelle parole di Di Maio.
Il Pil pro capite
Per completezza abbiamo deciso di analizzare anche l’andamento del Pil pro capite. Secondo Istat, il dato per il Mezzogiorno è decresciuto nel periodo 2008-2012 (ultimo anno disponibile) del 9%. Lo stesso dato per la Grecia indica invece un crollo del 22,3%. Se come prima allarghiamo la forchetta, otteniamo per il periodo 2000-2012 un calo del Pil del 5,1% e, per la Grecia, un Pil pro capite stabile a crescita zero (un annullamento quindi degli anni del boom precedenti al 2008).
Verdetto
Negli anni della crisi (2008-2014) il Pil greco è calato del 24,5% – quasi il doppio di quanto non sia calato il Pil del Sud. I dati 2015 sono ancora solo previsionali ma anche a causa dell’instabilità politica di quest’estate la Commissione prevede che la Grecia torni in recessione e che la sua economia si contragga del 2,3% rispetto ad una contrazione dello 0,3% previsto per il Mezzogiorno da Prometeia. L’unico orizzonte temporale durante il quale il Sud ha fatto peggio della Grecia è quello dal 2001 al 2014 (-9,4% vs. -1,7%) ma è dovuto ad una più lenta crescita pre-crisi, piuttosto che ad una decrescita “10 volte” peggiore. In ultimo, anche osservando i dati del Pil pro capite non osserviamo un calo così drastico del Mezzogiorno rispetto all’economia ellenica, né, nel periodo 2008-2012, né nel periodo 2000-2012. Insomma, ci sembra che ci siano tutti gli estremi per una “Panzana Pazzesca”.