I dati sulla disoccupazione giovanile recentemente resi noti dall’Istat sono sconfortanti per il nostro Paese, che si colloca nei primi posti di questa odiosa classifica. E’ però sbagliato affermare che “un ragazzo su due è a casa” dal momento che – come abbiamo fatto notare più volte in passato (anche in occasione di dichiarazioni dello stesso Salvini) – la disoccupazione giovanile non viene calcolata sul totale dei giovani.



Come si calcola il tasso di disoccupazione giovanile?



Il tasso di disoccupazione giovanile cui fa riferimento Salvini non viene calcolato sul totale della popolazione di riferimento (ossia coloro che occupano la fascia d’età 15-24 anni) bensì solo sul totale di quelli che lavorano o sono in cerca di un’occupazione. Per rendere più chiara questa fondamentale distinzione, riportiamo la visualizzazione grafica in basso tratta da Eurostat, che si riferisce alla situazione per l’intera Unione Europea a 28 nel 2012. Come è prevedibile, la componente di studenti al di fuori del mercato del lavoro (blu chiaro) è piuttosto rilevante tra i 15 e i 24 anni.






Tali studenti sono esclusi dal denominatore quando si misura il tasso di disoccupazione giovanile, di conseguenza sostenere che il tasso di disoccupazione giovanile è al 50% non significa che il 50% dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono disoccupati. La visualizzazione di Eurostat copiata in basso (e che riprende il grafico in alto), ci sembra particolarmente efficace per spiegare il concetto. Il tasso di disoccupazione giovanile si misura conteggiando le popolazioni a sinistra (popolazione disoccupata di 15/24 anni diviso per la popolazione della forza lavoro della stessa classe d’età), mentre per calcolare l’incidenza dei giovani disoccupati sul totale dei 15/24enni (il numero che cita Salvini), si deve operare la frazione a destra. Siccome il numeratore rimane lo stesso ma il denominatore è molto più grande, si può immaginare che la risultante proporzione sarà molto più piccola. E infatti così è.






E quindi? Quanti giovani sono disoccupati?



Salvini non avrebbe dovuto faticare tanto per scoprire la vera proporzione dei giovani disoccupati. E’ lo stesso Istat, nel citare il tasso di disoccupazione giovanile, a parlare dell’incidenza dei giovani disoccupati.



“L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’11,5% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato)”.



Insomma quello a cui si riferisce lui è tutt’altra cosa, e cioè il tasso di disoccupazione giovanile. Un dato indubbiamente preoccupante, ma che non indica che la metà di un campione rappresentativo di giovani tra i 15 e i 24 anni italiani sarebbe disoccupata.



Anche allargando il ragionamento a tutti i giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) non si arriva ai numeri del leghista. Nel 2014 i giovani (15-24) disoccupati o fuori dal mercato del lavoro e non in un processo di formazione erano il 22,1 del totale (circa 2 su 10 quindi). Allargando alla fascia d’età 15-29 questa proporzione arriva a oltre un quarto, secondo l’Ocse.



Il verdetto



Salvini cade in una trappola – volente o nolente non ci è dato sapere – in cui molti prima di lui sono caduti. Il tasso di disoccupazione giovanile viene calcolato in una maniera che ignora una grossa fetta della popolazione di riferimento. Senza nulla togliere al dramma della situazione dei giovani italiani, “un ragazzo su due” non sta “a casa”. La proporzione corretta di chi è senza lavoro, come indica l’Istat, è “poco più di un giovane su 10”. Se si volessero tenere in considerazione i cosiddetti Neet, si arriverebbe comunque a circa un quarto del totale. “Pinocchio andante” per Salvini.