La visita di Vladimir Putin in Italia la scorsa settimana ha racceso il dibattito nel nostro Paese sulla validità delle sanzioni verso la Russia. Appena due giorni dopo la sua partenza, Forza Italia ha infatti presentato una mozione per impegnare il governo “a riconsiderare la posizione dell’Italia con riguardo alle sanzioni in vigore contro la Federazione russa, perché ingiuste e controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l’economia anzitutto del nostro Paese”. Oltre ad una mozione parlamentare, Renato Brunetta ha dedicato al tema anche un suo dossier in cui illustra “chi ci guadagna e chi ci perde nella battaglia delle sanzioni”.



Le sanzioni e le contro-sanzioni



Le sanzioni che fanno discutere sono state applicate dall’Unione Europea in conseguenza all’annessione russa della Crimea. Colpiscono principalmente il settore finanziario e militare russo. L’Ue ha discusso ma non ancora deciso se continuare a implementare le sanzioni oltre la loro scadenza; ha però specificato che sono legate all’implementazione degli accordi di Minsk per la pacificazione della situazione ucraina. La Russia ha risposto alle sanzioni europee con un divieto di importazione di prodotti del settore agricolo e alimentare. Per una panoramica completa delle sanzioni implementate da entrambe le parti, rimandiamo a questo censimento messo insieme dalla Camera di Commercio italo-russa.



Il costo delle sanzioni



Occorre sottolineare che sono state molte le stime dei costi delle sanzioni russe prodotte sia a livello italiano che europeo e che la scelta del metodo con cui calcolare il costo influisce in maniera significativa sui risultati ottenuti. Ad esempio un’analisi dell’Ice del dicembre scorso si è concentrata sulle mancate esportazioni di prodotti dell’agroalimentare e di quelli del settori dell’abbigliamento, del pellame e dei sottoprodotti della carne. L’embargo sarebbe costato all’Italia 100 milioni di euro in mancate esportazioni nel 2014 ,con una previsione di 250 milioni di euro in mancate esportazioni per il 2015. Qualche mese prima l’ufficio studi di Sace aveva stimato un calo delle esportazioni italiane a causa delle sanzioni e le contro-sanzioni compreso tra i -1,8 e i -3 miliardi nel biennio 2014-2015. Lo stesso Putin ha prodotto delle stime, sostenendo che il costo della mancata attuazione di contratti nell’ambito della difesa sia costato alle imprese italiane “un miliardo di euro”.



A tali stime sono seguite le prime misurazione effettive. La prima frase della dichiarazione di Brunetta è tratta, parola per parola, da questa analisi del Sole 24 Ore, elaborata su dati Istat. Secondo l’istituto statistico, nei primi quattro mesi del 2015 le esportazioni italiane verso la Russia sono calate del 29,4% (si veda la tabella 2, serie storiche). Poichè, secondo la banca dati coeweb*, nello stesso periodo del 2014 l’export italiano verso la Russia valeva 3.085.574.928 euro, il calo è stato pari a 907.159.029 euro. Se dividiamo tale dato per 120 giorni da gennaio a fine aprile si ottiene una riduzione di circa 7,6 milioni di euro al giorno. Un valore molto vicino a quello indicato dal Sole 24 Ore e da Brunetta. Occorre però segnalare una differenza importante tra l’analisi del Sole e quella di Brunetta: il quotidiano economico attribuisce tale calo alle sanzioni ed alla crisi russa, mentre il leader forzista solo a queste ultime. Se, come è ovvio che sia, le sanzioni hanno causato o almeno accelerato la crisi economica del Paese, non ne rappresentano l’unica ragione (si veda questa analisi di Bankitalia).



graphIl verdetto



Dopo mesi in cui ci si affidava alle stime per valutare il costo delle sanzioni incrociate Ue/Russia, abbiamo finalmente un po’ di dati per valutare l’effettiva riduzione dell’interscambio italo-russo. E’ vero che nei primi quattro mesi del 2015 le esportazioni italiane verso la Russia sono calate di quasi 900 milioni di euro. Questo è dovuto sicuramente alle sanzioni, che hanno vietato l’importazione di alcuni prodotti. La riduzione delle esportazioni in altri settori, non colpiti dalle sanzioni, è dovuto invece al rallentamento dell’economia russa solo in parte provocato dalle sanzioni. L’affermazione di Brunetta è quindi frutto di una leggera forzatura e si guadagna un “C’eri quasi”.



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* Per arrivare ai dati: accedere alla banca dati gratuita –> cliccare su “Ricerca puntuale” –> cliccare su “Serie storiche” –> cliccare su “Paesi” –> effettuare la selezione appropriata cliccando nella sezione “BRICS” (1048) la Russia e poi “Seleziona gli item evidenziati” prima di continuare con la selezione temporale