In uno scenario che si ripete da almeno un anno, la pubblicazione dei dati mensili sull’occupazione è seguita a ruota da proclami del governo sull’efficacia della propria azione e da denunce dell’opposizione sugli scarsi risultati occupazionali dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Come ogni mese, proviamo a spiegare cosa dicono veramente i dati.



Che confusione: sarà l’occupazione



Le diverse interpretazioni dell’andamento del mercato del lavoro dipendono sostanzialmente dalla tensione fra due concetti che sembrano equivalenti ma che non lo sono. Stiamo parlando degli “occupati” da una parte e dei “posti di lavoro” o “contratti” dall’altra. Gli occupati sono persone fisiche e i dati sull’occupazione vengono rilasciati dall’Istat su base mensile. I posti di lavoro o contratti sono rapporti di lavoro quindi (a) possono essere più d’uno per persona e (b) i numeri sulle attivazioni dei contratti devono essere sempre confrontati con le cessazioni per capire se il saldo è positivo e negativo. I dati sui contratti ultimamente vengono pubblicati dall’Inps (in passato venivano comunicati dal Ministero del Lavoro).



Lo scorso mese è stato Matteo Renzi a confondere (volutamente o incosciamente?) i due dati. Nel presentare i dati Inps ha dichiarato “Dopo cinque anni di crollo costante, tornano a crescere gli occupati”, una dichiarazione che abbiamo smentito proprio perché l’Inps presenta dati sui contratti e non sull’occupazione.



Questa volta ci troviamo di fronte al problema opposto. Renato Brunetta inizia parlando di occupazione, ma poi fa un commento che sarebbe rilevante se si stesse parlando di contratti.



Cosa dicono davvero i dati?



I dati Istat pubblicati il 3 giugno scorso indicano che ad aprile 2015 il numero di occupati è aumentato di 159 mila unità. L’occupazione è quindi indubbiamente aumentata. Anche se ci fosse stata una “redistribuzione” di posti di lavoro – immaginiamo Brunetta intenda parlare del passaggio da una forma contrattuale all’altra – questi sono valori assoluti e come tali indicano che il risultato netto è stato comunque il dato della creazione di occupazione aggiuntiva.



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Il verdetto



Brunetta sminuisce l’aumento dell’occupazione tra marzo e aprile come mera redistribuzione. In realtà l’Istat misura dati assoluti e quindi il +159.000 registrato è un valore al netto di eventuali nuovi disoccupati. “Pinocchio andante” per il capogruppo forzista.