Secondo Beppe Grillo un terzo delle aziende italiane avrebbe chiuso da quando l’Italia è entrata nell’euro. Le cose in realtà non stanno proprio così.
Le imprese chiudono
Soltanto nel primo trimestre del 2015 ci sono state oltre 133 mila cessazioni di imprese secondo gli ultimi dati InfoCamere-Movimprese, quasi 1.500 al giorno. Allo stesso tempo ne vengono aperte di nuove, proprio per questo occorrerebbe guardare al saldo tra natalità e mortalità (che determina lo stock di imprese registrate) per avere un quadro completo.
Se guardiamo al numero totale di società in Italia, apprendiamo che non solo non c’è stato il calo di un terzo delle aziende da quando abbiamo adottato la moneta unica, ma anzi il numero di imprese è perfino aumentato. Nel grafico sottostante, elaborato sulla base dei dati Movimprese*, è evidente come alla fine del 2001 (l’euro è entrato in circolazione il primo gennaio 2002) il numero di imprese sfiorasse quota 5,8 milioni. Negli anni successivi questo dato ha continuato a crescere fino al picco del 2006, per poi calare progressivamente. Tuttavia, a fine 2014 si contavano oltre 6 milioni di imprese, un valore ben superiore rispetto ai dati registrati al momento dell’ingresso nell’euro.
Il verdetto
Grillo la spara grossa. In realtà da quando l’Italia è entrata nell’euro il numero di aziende è cresciuto di oltre 1,2 milioni. Il voto non può che essere “Panzana pazzesca”.
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* I dati 2005-2013 sono visualizzabili qui. Per accedere ai dati relativi agli altri anni si può partire da qui e poi adattare la parte finale del link a seconda dell’anno richiesto (eg. A2000, A2001, A2002 etc).