A uno studente dell’Università di Georgetown che gli chiede cosa lo renda sicuro che le misure del suo governo produrranno i risultati sperati, Matteo Renzi risponde evidenziando l’andamento della (de)crescita degli ultimi tre anni. Vediamo i dati.



Tre anni di recessione



Il grafico sottostante, ricavato dai dati Eurostat e Fondo Monetario Internazionale, evidenzia che gli ultimi tre anni sono stati di recessione, mentre il Pil dovrebbe finalmente tornare positivo quest’anno.



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Come si vede c’è una discrepanza tra i dati citati da Renzi e quelli di Eurostat o del Fmi. Tuttavia, è probabile che questo sia dovuto alle nuove metodologie di calcolo del Pil* (il passaggio dal cosiddetto ESA95 a ESA2010, entrato in vigore nel settembre del 2014) che hanno innescato una revisione dei vecchi dati. Infatti, se andiamo a vedere i rapporti precedenti della Commissione Europea, troviamo gli stessi dati citati da Renzi: Pil in calo del 2,3% nel 2012 e dell’1,9% nel 2013. Con le ultime revisioni il passivo peggiora nel primo anno mentre sarebbe meno pesante nel secondo.



Per quanto riguarda l’andamento del Pil nel 2014, il Presidente del Consiglio dimentica di aggiungere che la crescita del Pil durante il suo esecutivo è stata contrassegnata dal segno “meno”. Certo, nella frase successiva precisa che gli ultimi tre anni sono stati di crisi, ma si ha l’impressione che il messaggio che abbia voluto far passare sia quello di un ritorno al segno positivo, per quanto timido, già durante il primo anno di governo Renzi.



Il verdetto



A chi e cosa attribuire l’andamento del Pil meriterebbe un’analisi a parte ed è un argomento su cui non entriamo in questa sede. Renzi segnala correttamente il trend del Pil italiano, ma non è aggiornato sui risultati registrati dai suoi predecessori e lascia passare – in buona fede o no – un messaggio fuorviante sulla crescita dell’economia sotto il suo esecutivo. Il fact-checking, come ha ribadito lo stesso Renzi, è molto importante. Peccato che in questa occasione l’affermazione gli valga un “Nì”!



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* Abbiamo chiesto chiarimenti ad Eurostat che ci ha detto che è probabile che la Commissione Europea non abbia adeguato retroattivamente i dati del Pil precedenti al passaggio ad ESA2010. Dopo aver estratto a sua volta i dati storici ci ha spiegato che “sembra proprio che la differenza possa essere spiegata con il passaggio da ESA95 a ESA2010 e, contestualmente, da altri miglioramenti statistici attuati nella stessa occasione”.