Il prossimo anno, tra il 15 aprile e il 15 giugno, gli elettori italiani potranno essere chiamati a votare per almeno tre referendum abrogativi: sull’eutanasia, sulla cannabis legale e sulla giustizia, sempre che nei prossimi mesi ricevano il via libera dalla Corte di cassazione e dalla Corte costituzionale. Più indietro nella raccolta delle 500 mila firme sono invece il referendum sulla caccia e quello contro il green pass.

Abbiamo già analizzato diversi aspetti dei singoli referendum: come funzionano, che cosa propongono, che cosa non torna, perché servono 500 mila firme e perché servono entro il 30 settembre, salvo eccezioni.

Vediamo adesso quali sono le posizioni dei partiti riguardo ai principali quesiti referendari.

Cannabis ed eutanasia: centrodestra unito per il no, il Pd tentenna

I partiti che hanno promosso e sostenuto le raccolte firme per i due referendum sull’eutanasia e la cannabis legale sono +Europa, Possibile, Radicali italiani, Sinistra italiana, Potere al popolo, Rifondazione comunista, Volt ed Europa verde, che quindi sono tutti schierati per il Sì.

Non è chiaro invece quali siano le posizioni di Partito democratico e Movimento 5 stelle. Alcuni gruppi dei due partiti nei Consigli regionali hanno aderito formalmente alla campagna per l’eutanasia legale, così come diversi esponenti Pd e M5s hanno postato sui social i loro endorsement per depenalizzare la coltivazione delle sostanze stupefacenti, ma dai direttivi dei due schieramenti non è ancora trapelata nessuna linea ufficiale.

L’11 settembre il garante del M5s Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog un articolo con cui ha invitato gli elettori a «firmare e far firmare» il referendum sulla cannabis legale, mentre il presidente del Movimento Giuseppe Conte si è detto favorevole all’uso di cannabis solo «per fini terapeutici» (i medicinali a base di cannabis in Italia sono già autorizzati dal 2006). Nessuna dichiarazione recente invece per quanto riguarda l’eutanasia.

Sponda Partito democratico, il segretario Enrico Letta si è limitato ad affermare, in un’intervista del 18 settembre al Corriere della sera, che il Pd «rifletterà nelle prossime settimane su quale atteggiamento tenere» sui due referendum, una risposta simile a quella che aveva dato lo stesso Letta ad aprile scorso.

Anche Italia viva ha conservato finora un atteggiamento simile al resto del centrosinistra, con alcuni deputati che si sono esposti per il Sì alla cannabis legale e con il leader Matteo Renzi che ha preferito «lasciare libertà di scelta» sui singoli quesiti referendari.

Il centrodestra è schierato compatto per il No alla referendum sulla cannabis legale. Il 18 settembre Matteo Salvini, durante un evento elettorale a Milano, ha dichiarato che «la droga è sempre droga e la morte è sempre morte», e anche Fratelli d’Italia ha espresso una posizione simile. Discorso diverso per Forza Italia: se da un lato troviamo il senatore Maurizio Gasparri, che ha proposto di organizzare dei comitati anti-legalizzazione, dall’altro c’è Elio Vito, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nell’ultimo governo Berlusconi, che il 21 settembre si è presentato in aula con la maglietta dell’associazione pro-cannabis “Meglio legale”.

Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani invece è l’unico, tra i leader del centrodestra, ad aver assunto di recente una posizione definita – oltre a quella contro la cannabis legale – anche sull’eutanasia: «Sono cattolico e credo che nessuno abbia il diritto di togliere la vita umana a un’altra persona, nemmeno noi stessi, pure se soffriamo», ha dichiarato ad agosto Tajani.

Il ribaltamento di fronti per la “Giustizia giusta”

Il terzo referendum che potrebbe essere indetto nel 2022 è quello sulla “Giustizia giusta”, promosso dal Partito radicale e dalla Lega, con la partecipazione di Forza Italia, Udc e Psi. La proposta si compone di sei quesiti, tra cui la separazione delle carriere dei magistrati, la loro responsabilità diretta e la riforma del Consiglio superiore della magistratura.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha aderito a luglio alla raccolta firme, approvando però solo quattro quesiti su sei. Anche Italia viva si è schierata a favore del referendum: Matteo Renzi ha firmato, anche lui a luglio, la proposta referendaria, specificando però che lo ha fatto «pensando a Enzo Tortora, non a Salvini», in riferimento al conduttore televisivo, coinvolto da innocente in un lungo iter processuale negli anni Ottanta.

Nessuna posizione ufficiale è stata presa dal M5s. Lo scorso giugno il deputato pentastellato Gianfranco Di Sarno, intervistato da Radio radicale proprio sui quesiti promossi da “Giustizia giusta”, ha però affermato che «potrebbe essere rischioso e fuorviante rimettere alla popolazione la decisione su tematiche così tecniche».

Più articolata è infine la posizione del Pd sui referendum della giustizia. Diversi membri di spicco del partito, come Goffredo Bettini e Giorgio Gori, hanno firmato il referendum promosso da Lega e Partito radicale, suscitando la reazione del segretario Letta che ha tenuto a precisare che non firmerà i referendum sulla giustizia, anche se «il Pd non è una caserma ed è possibile scegliere individualmente».