Come hanno votato i parlamentari europei sull’invio di armi all’Ucraina

Sia i partiti che sostengono il governo Meloni sia quelli all’opposizione si sono divisi su una risoluzione del Parlamento Ue
EPA/TERESA SUAREZ
EPA/TERESA SUAREZ
Giovedì 19 settembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che, tra le altre cose, «invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo». Secondo il testo approvato dal Parlamento europeo (qui disponibile in italiano), queste restrizioni ostacolano «la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico» e lasciano l’Ucraina «esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture».

Da mesi in Italia e nel resto d’Europa prosegue il dibattito se i Paesi dell’Unione europea possano consentire all’Ucraina di usare le armi europee per colpire le postazioni in territorio russo da cui partono gli attacchi contro i territori ucraini. Quest’estate vari esponenti del governo Meloni hanno ribadito la loro posizione contraria, sostenendo che la Costituzione lo impedisca (in realtà non è necessariamente vero, come abbiamo spiegato qui). La stessa posizione è stata presa da quasi tutti i partiti nel Parlamento italiano.

Intorno al voto del Parlamento europeo sulla risoluzione di giovedì è nato subito un botta e risposta tra i partiti all’opposizione. Azione ha accusato il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle di aver votato «come la destra sulla rimozione delle restrizioni all’Ucraina». «C’è una sola cosa bipartisan in Italia: non consentire all’Ucraina di difendersi colpendo gli obiettivi militari legittimi in Russia», ha commentato il leader del partito Carlo Calenda. Il Movimento 5 Stelle ha scritto invece che, tranne i suoi deputati, «la stragrande maggior parte degli europarlamentari italiani ha votato a favore dell’intera risoluzione» che chiede di «revocare le restrizioni sull’uso delle armi occidentali in territorio russo». La parlamentare europea del Pd Pina Picierno, in un’intervista con il Corriere della Sera, ha detto che la risoluzione, «incluso il discusso articolo 8 sull’uso delle armi in territorio russo, è passata a larghissima maggioranza con il voto favorevole anche di tutto il PD tranne due astensioni».

Ma i partiti italiani e i loro esponenti come hanno votato davvero alla risoluzione? Facciamo chiarezza.

Un testo non vincolante

Innanzitutto sottolineiamo che, come ricorda il comunicato stampa del Parlamento Ue con cui è stata annunciata l’approvazione della risoluzione, una risoluzione del Parlamento Ue non è vincolante ed è priva di effetti giuridici. Il suo scopo è ufficializzare una determinata posizione del Parlamento Ue, e invitare o raccomandare le istituzioni europee o nazionali a prendere provvedimenti su temi specifici (in questo caso il supporto europeo all’Ucraina, invasa nel 2022 dalla Russia).

In secondo luogo è importante ricordare che all’interno del Parlamento Ue i parlamentari dei vari Stati membri fanno parte di gruppi che contengono al loro interno i partiti che hanno le stesse idee politiche. I parlamentari dei singoli gruppi, però, possono decidere liberamente come votare di volta in volta, come dimostra proprio il caso della risoluzione sull’Ucraina. Insomma, un parlamentare europeo può far parte di un gruppo e votare in maniera diversa rispetto agli altri compagni del gruppo, e anche a quelli del suo stesso partito.

I parlamentari europei di Fratelli d’Italia fanno parte dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR); quelli del Partito Democratico sono dentro al gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D); Forza Italia fa parte del Partito Popolare Europeo (PPE); i parlamentari della Lega sono iscritti al gruppo dei Patrioti per l’Europa; quelli di Europa Verde fanno parte del gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea; e infine quelli di Sinistra Italia e del Movimento 5 Stelle sono dentro al gruppo della Sinistra. Alle scorse elezioni di giugno Azione e Italia Viva non sono riusciti a eleggere parlamentari europei.

Il voto sulla risoluzione

Detto questo, la risoluzione sull’Ucraina è stata approvata dal Parlamento europeo con il voto favorevole di 425 parlamentari, in particolare grazie al voto del Partito Popolare Europeo e dei Socialisti & Democratici, i due gruppi più numerosi. 

I voti contrari sono stati 131, mentre gli astenuti 63. Tra i voti favorevoli, ci sono quelli dei parlamentari di Fratelli d’Italia presenti in aula, del Partito Democratico (con due eccezioni) e di Forza Italia. Hanno votato contro invece i parlamentari europei della Lega, del Movimento 5 Stelle, di Europa Verde e di Sinistra Italiana. Come detto, nel PD ci sono stati due parlamentari che non hanno votato a favore della risoluzione, ma si sono astenuti: l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio e l’attivista Cecilia Strada. Durante la campagna elettorale per le elezioni europee, entrambi avevano criticato l’ipotesi di continuare a inviare aiuti militari all’Ucraina.

Ricapitolando: sia i partiti che sostengono il governo Meloni (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) sia i partiti all’opposizione nel Parlamento italiano (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Europa Verde e Sinistra Italiana) si sono divisi al Parlamento europeo sul voto finale alla risoluzione. Lo stesso vale per i gruppi del Parlamento Ue, che non hanno votato compattamente (per esempio alcuni parlamentari dei Socialisti & Democratici e dei Conservatori e Riformisti Europei hanno votato contro). 

Picierno ha comunque ragione quando dice che il suo partito, il PD, ha votato a favore della risoluzione, tranne due eccezioni. Perché allora Azione dice che il PD ha votato «come la destra sulla rimozione delle restrizioni all’Ucraina», lasciando intendere che abbia votato contro?

Il voto sulle armi

Prima del voto finale sulla risoluzione, il Parlamento europeo ha votato le singole parti che compongono il testo definitivo. Tra queste c’è il già citato punto numero 8, relativo alla richiesta agli Stati membri di rimuovere il divieto di usare le armi inviate all’Ucraina per colpire obiettivi in territorio russo. 

Su questo punto – passato con 377 voti favorevoli, 191 voti contrari e 51 astenuti – alcuni parlamentari europei italiani hanno votato in modo diverso rispetto al voto finale. E anche qui i partiti della maggioranza sono andato in ordine sparso. 

Tra i parlamentari di Forza Italia hanno votato contro Cristina Chinnici, Salvatore De Meo e Flavio Tosi, mentre a favore si sono schierati Marco Falcone e Massimiliano Salini. La maggior parte degli esponenti del Partito Popolare Europeo ha votato a favore. Tutti i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato contro, tranne Lara Magoni e Ruggero Razza: i loro voti risultano favorevoli, ma entrambi hanno detto che si sono sbagliati. Altri esponenti del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei hanno votato a favore. Anche la Lega ha votato contro, come gli altri parlamentari del gruppo Patrioti per l’Europa (solo il danese Anders Vistisen ha votato a favore, mentre 14 si sono astenuti).

Discorso analogo vale per i partiti all’opposizione. Nonostante la maggioranza dei Socialisti & Democratici abbia votato a favore, tra le fila del Partito Democratico hanno votato contro il punto numero 8 della risoluzione nove parlamentari, tra cui Brando Benifei, l’ex sindaco di Bari Antonio, l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci, l’ex deputato Alessandro Zan, l’ex segretario del PD Nicola Zingaretti e Strada (Tarquinio non risulta tra i votanti). A favore hanno votato Elisabetta Gualmini e Picierno, mentre si è astenuta Lucia Annunziata. Non tutti i parlamentari europei del PD che hanno votato a favore della risoluzione hanno partecipato al voto sul punto numero 8. Tra questi ci sono per esempio l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’ex assessore del comune di Milano Pierfrancesco Maran e l’ex vicesegretaria del PD Irene Tinagli. L’ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori, attualmente parlamentare europeo del PD, ha scritto che non ha potuto partecipare al voto sulla risoluzione per un «impegno istituzionale», aggiungendo che se fosse stato presente avrebbe votato a favore. 

Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno votato contro, con la maggioranza dei parlamentari del gruppo della Sinistra, così come anche i tre parlamentari presenti in aula del gruppo dei Verdi, i cui componenti però hanno votato in maggioranza a favore.

Il resto della risoluzione

Oltre alla richiesta di rimuovere le restrizioni sulle forniture di armi all’Ucraina, la risoluzione approvata dal Parlamento Ue ha avanzato altre raccomandazioni. 

Per esempio, il testo «invita l’Ue e i suoi Stati membri ad adoperarsi attivamente per mantenere e conseguire il più ampio sostegno internazionale possibile all’Ucraina e per individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, sui principi del diritto internazionale, sull’assunzione di responsabilità per il crimine di aggressione e i crimini di guerra commessi dalla Russia, sui risarcimenti e su altri pagamenti russi per gli ingenti danni causati in Ucraina».

In un altro punto piuttosto contestato della risoluzione – che, ricordiamo, non è però giuridicamente vincolante – il Parlamento Ue ha ribadito «la sua posizione secondo cui tutti gli Stati membri dell’Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all’Ucraina con almeno lo 0,25 percento del loro Pil annuo». Per l’Italia questa percentuale corrisponde a una cifra pari a circa 5 miliardi di euro.

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