La grafica fuorviante del Movimento 5 Stelle contro Meloni sulle spese militari

Il partito di Giuseppe Conte ha scritto che il governo ha aumentato le tasse di 2 miliardi di euro, investendone altrettanti in armi per l’Ucraina. Vediamo che cosa non torna
Pagella Politica
Il 5 marzo il Movimento 5 Stelle ha pubblicato sui social network una grafica contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Secondo il partito guidato da Giuseppe Conte il governo ha aumentato le tasse di 2 miliardi di euro, mentre per l’Ucraina ha investito 2,2 miliardi di euro, il triplo rispetto a quanto riportato nei dati ufficiali. «Ecco dove vanno a finire i soldi degli italiani», ha scritto il Movimento 5 Stelle, aggiungendo che «le famiglie italiane non arrivano a fine mese ma per Meloni la priorità è finanziare le lobby delle armi».
Abbiamo controllato da dove vengono questi numeri: il messaggio contenuto nella grafica del partito di Conte è fuorviante e scorretto per vari motivi.

L’aumento delle tasse

Partiamo dalla prima dichiarazione, quella secondo cui il governo Meloni avrebbe aumentato le tasse di 2 miliardi di euro. Già lo scorso 6 novembre, nei giorni in cui il Parlamento esaminava la legge di Bilancio per il 2024, il presidente Conte aveva citato questo numero: «Giorgia Meloni ha mandato in Parlamento una manovra con oltre 2 miliardi di nuove tasse per bambini, donne, famiglie, per le case». Ma dove viene questa cifra?

Alcuni giorni prima, il 1° novembre, Il Sole 24 Ore aveva stimato quanto avrebbe incassato lo Stato con gli aumenti delle imposte contenuti nel disegno di legge di Bilancio per il 2024, che poi è stato approvato definitivamente alla fine di dicembre. Secondo il quotidiano economico, grazie a questi aumenti lo Stato avrebbe potuto recuperare oltre 2 miliardi di euro. L’ultima legge di Bilancio ha aumentato, per esempio, l’Iva sui prodotti per la prima infanzia e sui prodotti igienici femminili e alcune tasse sulla casa (Tabella 1).
Tabella 1. Le voci della legge di Bilancio per il 2024 che assicurano maggiore gettito per le casse dello Stato – Fonte: Il Sole 24 Ore
Tabella 1. Le voci della legge di Bilancio per il 2024 che assicurano maggiore gettito per le casse dello Stato – Fonte: Il Sole 24 Ore
Nella sua grafica il Movimento 5 Stelle ha però omesso di dire che il governo Meloni, con la nuova legge di Bilancio, ha stanziato risorse per confermare temporaneamente il taglio del cuneo fiscale (la differenza tra il lordo e il netto in busta paga) per chi guadagna fino a 35 mila euro in un anno. Per questo provvedimento sono stati stanziati, solo per il 2024, quasi 10 miliardi di euro. Per la revisione temporanea dell’Irpef, con la riduzione del numero di scaglioni da quattro a tre, sono stati invece stanziati oltre 4 miliardi di euro. 

Al di là dei tagli delle tasse approvati dal governo, omessi dal partito di Conte, il messaggio che passa dalla grafica del Movimento 5 Stelle è che sono state alzate le tasse e che la cifra incassata sia stata investita per l’Ucraina. Anche qui qualcosa non torna.

Le spese militari per l’Ucraina

Nella grafica pubblicata sui social, il Movimento 5 Stelle ha scritto che il governo ha investito «2,2 miliardi di euro in spese militari» per l’Ucraina, «tre volte più di quanto riportato nei dati ufficiali». Come fonte, il partito di Conte cita Il Foglio. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine.

Il 29 febbraio il quotidiano tedesco Die Welt ha pubblicato un articolo intitolato: “Il Paese che non fa quasi nulla per l’Ucraina”. Il riferimento è all’Italia e al governo Meloni, accusato di non aver aiutato militarmente abbastanza il Paese invaso dalla Russia, nonostante le parole di sostegno ripetute più volte dalla presidente del Consiglio. Nell’articolo di Die Welt sono citati i dati dell’Ukraine Support Tracker, un portale curato dal Kiel Institute for the World Economy, un centro studi tedesco che dall’inizio della guerra raccoglie i dati pubblicamente disponibili sul supporto dato in varie forme dai Paesi all’Ucraina. 

Secondo il Kiel Institute, fino a oggi l’Italia ha aiutato militarmente l’Ucraina inviandole armi e mezzi per un valore pari a oltre 660 milioni di euro. La cifra sale a 1,3 miliardi di euro considerando anche il sostegno umanitario e finanziario, una cifra ritenuta troppo bassa da Die Welt data la grandezza dell’economia italiana (il Pil annuo dell’Italia si aggira intorno ai duemila miliardi di euro) e le cifre donate da altri Paesi (gli aiuti militari della Germania, per esempio, valgono oltre 17 miliardi). Secondo il database del Kiel Institute (qui scaricabile), dei 660 milioni di euro di supporto militare dell’Italia all’Ucraina fanno parte i quasi 342 milioni di euro del sistema di difesa aereo SAMP/T e gli altri otto pacchetti di armi inviati finora. 

C’è però un problema. Come abbiamo spiegato in passato, le liste degli armamenti che l’Italia ha donato all’Ucraina sono secretate per ragioni di sicurezza. E qui entra in gioco Il Foglio, che il 4 marzo ha pubblicato un articolo per smentire quanto scritto da Die Welt. «Il Foglio è in grado di riportare quella che è la dimensione vera dell’impegno militare dell’Italia verso l’Ucraina. Un numero che è tre volte più grande: 2,2 miliardi di euro, che coincide con gli equipaggiamenti donati all’Ucraina», ha scritto il direttore Claudio Cerasa, sottolineando che questa cifra tiene conto delle liste secretate ed è confermata dal Ministero della Difesa.

Al di là della cifra esatta, va sottolineato che non stiamo parlando di nuove armi acquistate dall’Italia e donate all’esercito ucraino. I pacchetti sono infatti composti da mezzi, munizioni, armi e strumenti già a disposizione delle forze armate italiane. Oltre un anno fa, a gennaio 2023, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva comunque dichiarato in un’audizione in Parlamento che prima o poi una parte di queste armi andrà ricomprata per «ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale». 

In ogni caso i 2,2 miliardi di euro citati da Il Foglio non sono una maggiore spesa, come lascia invece intendere la grafica del Movimento 5 Stelle, ma il controvalore degli armamenti donati finora dall’Italia. Parlare di un nuovo investimento è quindi scorretto e non c’è nessun collegamento con gli oltre 2 miliardi recuperati con l’aumento delle imposte.

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