Il 27 aprile è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un secondo decreto del Ministero della Difesa che, insieme ai ministeri degli Esteri e dell’Economia, ha autorizzato la «cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari» all’Ucraina, per difendersi dall’invasione russa iniziata il 24 febbraio.
Queste armi «sono ceduti a titolo non oneroso», ossia senza costi per l’esercito ucraino, ma la lista con gli armamenti da inviare non è pubblica, in quanto è considerata un «documento classificato». La stessa decisione era stata presa a inizio marzo, con il primo decreto del Ministero della Difesa con cui era stato autorizzato l’invio di armi all’Ucraina, attirando le critiche di alcune associazioni umanitarie.
Il 4 marzo la ong Amnesty International aveva per esempio scritto sui social: «Il governo ha secretato la lista di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari che cederà all’Ucraina. L’Italia è tenuta a rispettare i principi di trasparenza e protezione dei diritti umani. Gli equipaggiamenti non devono essere usati indiscriminatamente».
Ma quali sono le ragioni dietro alla segretezza delle liste delle armi da inviare all’Ucraina? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.
Queste armi «sono ceduti a titolo non oneroso», ossia senza costi per l’esercito ucraino, ma la lista con gli armamenti da inviare non è pubblica, in quanto è considerata un «documento classificato». La stessa decisione era stata presa a inizio marzo, con il primo decreto del Ministero della Difesa con cui era stato autorizzato l’invio di armi all’Ucraina, attirando le critiche di alcune associazioni umanitarie.
Il 4 marzo la ong Amnesty International aveva per esempio scritto sui social: «Il governo ha secretato la lista di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari che cederà all’Ucraina. L’Italia è tenuta a rispettare i principi di trasparenza e protezione dei diritti umani. Gli equipaggiamenti non devono essere usati indiscriminatamente».
Ma quali sono le ragioni dietro alla segretezza delle liste delle armi da inviare all’Ucraina? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.