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Nella mattinata di mercoledì 12 marzo, con una risoluzione il Parlamento europeo ha dato il suo sostegno al piano ReArm Europe, proposto dalla Commissione europea per aumentare le spese militari dei 27 Stati membri dell’Unione europea. La risoluzione è stata approvata con 419 voti a favore, 204 voti contrari e 46 astensioni.
Le risoluzioni approvate dal Parlamento Ue non sono vincolanti e sono prive di effetti giuridici. Il loro scopo è ufficializzare una determinata posizione del Parlamento Ue, e invitare o raccomandare le istituzioni europee o nazionali a prendere provvedimenti su temi specifici. Spesso, nel voto sulle risoluzioni i gruppi del Parlamento Ue si dividono, e anche gli esponenti di uno stesso partito votano in modo diverso. Questo è accaduto proprio nel voto che ha riguardato anche ReArm Europe.
I parlamentari europei di Fratelli d’Italia, che fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), hanno votato a favore, così come quelli di Forza Italia, che fanno parte invece del Partito Popolare Europeo (PPE). Quest’ultimo è il partito europeo di cui fa parte la presidente della Commissione Ue von der Leyen. I parlamentari europei della Lega, che fanno parte del gruppo euroscettico dei Patrioti per l’Europa (PfE), hanno invece votato contro la risoluzione. A novembre 2024, Fratelli d’Italia – che esprime il commissario europeo Raffaele Fitto – e Forza Italia hanno votato a favore della Commissione von der Leyen, mentre la Lega contro.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana, che fanno parte del gruppo della Sinistra, hanno votato contro la risoluzione, così come quelli di Europa Verde, che aderiscono invece al gruppo europeo dei Verdi. Questi tre partiti non hanno appoggiato a novembre la formazione della Commissione Ue, mentre il Partito Democratico, che fa parte dei Socialisti, sì.
I 21 parlamentari europei del PD si sono divisi sul voto per il ReArm Europe: dieci hanno votato a favore della risoluzione, mentre i restanti undici si sono astenuti. I parlamentari che hanno votato a favore sono: Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Irene Tinagli, Pina Picierno e Raffaele Topo. I parlamentari che si sono astenuti sono: Brando Benifei, Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Camilla Laureti, Marco Tarquinio e Lucia Annunziata. Quest’ultima, come risulta dal resoconto, aveva inizialmente votato per errore a favore della risoluzione: secondo fonti stampa, si è poi corretta, optando per l’astensione. Negli scorsi giorni la segretaria del PD Elly Schlein ha fatto alcune dichiarazioni contro la proposta della Commissione Ue e, più in generale, contro l’aumento delle spese militari dei singoli Paesi, ma a favore della costruzione di una difesa comune europea.
Il testo approvato dall’aula non è ancora disponibile, ma è stato riassunto in un comunicato stampa del Parlamento Ue. Oltre al sostegno al piano ReArm Europe, la risoluzione afferma che l’Ue «sta affrontando la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda». Per questo motivo, «si invitano i Paesi Ue, i partner internazionali e gli alleati della NATO a rimuovere tutte le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo».
La Commissione Ue è stata criticata perché, nel presentare il piano per il riarmo, ha fatto ricorso all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. In questo modo, il piano non dovrà essere esaminato e votato dal Parlamento Ue – che si è espresso solo con una risoluzione – ma sarà presentato al Consiglio dell’Ue.
Nella mattinata di mercoledì 12 marzo, con una risoluzione il Parlamento europeo ha dato il suo sostegno al piano ReArm Europe, proposto dalla Commissione europea per aumentare le spese militari dei 27 Stati membri dell’Unione europea. La risoluzione è stata approvata con 419 voti a favore, 204 voti contrari e 46 astensioni.
Le risoluzioni approvate dal Parlamento Ue non sono vincolanti e sono prive di effetti giuridici. Il loro scopo è ufficializzare una determinata posizione del Parlamento Ue, e invitare o raccomandare le istituzioni europee o nazionali a prendere provvedimenti su temi specifici. Spesso, nel voto sulle risoluzioni i gruppi del Parlamento Ue si dividono, e anche gli esponenti di uno stesso partito votano in modo diverso. Questo è accaduto proprio nel voto che ha riguardato anche ReArm Europe.
I parlamentari europei di Fratelli d’Italia, che fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), hanno votato a favore, così come quelli di Forza Italia, che fanno parte invece del Partito Popolare Europeo (PPE). Quest’ultimo è il partito europeo di cui fa parte la presidente della Commissione Ue von der Leyen. I parlamentari europei della Lega, che fanno parte del gruppo euroscettico dei Patrioti per l’Europa (PfE), hanno invece votato contro la risoluzione. A novembre 2024, Fratelli d’Italia – che esprime il commissario europeo Raffaele Fitto – e Forza Italia hanno votato a favore della Commissione von der Leyen, mentre la Lega contro.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana, che fanno parte del gruppo della Sinistra, hanno votato contro la risoluzione, così come quelli di Europa Verde, che aderiscono invece al gruppo europeo dei Verdi. Questi tre partiti non hanno appoggiato a novembre la formazione della Commissione Ue, mentre il Partito Democratico, che fa parte dei Socialisti, sì.
I 21 parlamentari europei del PD si sono divisi sul voto per il ReArm Europe: dieci hanno votato a favore della risoluzione, mentre i restanti undici si sono astenuti. I parlamentari che hanno votato a favore sono: Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Irene Tinagli, Pina Picierno e Raffaele Topo. I parlamentari che si sono astenuti sono: Brando Benifei, Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Camilla Laureti, Marco Tarquinio e Lucia Annunziata. Quest’ultima, come risulta dal resoconto, aveva inizialmente votato per errore a favore della risoluzione: secondo fonti stampa, si è poi corretta, optando per l’astensione. Negli scorsi giorni la segretaria del PD Elly Schlein ha fatto alcune dichiarazioni contro la proposta della Commissione Ue e, più in generale, contro l’aumento delle spese militari dei singoli Paesi, ma a favore della costruzione di una difesa comune europea.
Il testo approvato dall’aula non è ancora disponibile, ma è stato riassunto in un comunicato stampa del Parlamento Ue. Oltre al sostegno al piano ReArm Europe, la risoluzione afferma che l’Ue «sta affrontando la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda». Per questo motivo, «si invitano i Paesi Ue, i partner internazionali e gli alleati della NATO a rimuovere tutte le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo».
La Commissione Ue è stata criticata perché, nel presentare il piano per il riarmo, ha fatto ricorso all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. In questo modo, il piano non dovrà essere esaminato e votato dal Parlamento Ue – che si è espresso solo con una risoluzione – ma sarà presentato al Consiglio dell’Ue.