Perché il piano sul riarmo è accusato di aggirare il Parlamento Ue

C’entra un articolo di un trattato europeo, su cui il parere degli esperti non è concorde
ANSA/Philipp von Ditfurth
ANSA/Philipp von Ditfurth
Vari esponenti del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Alleanza Verdi-Sinistra stanno accusando da giorni la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di voler aggirare il Parlamento europeo per l’approvazione del ReArm Europe. Quest’ultimo è il piano presentato dalla Commissione Ue per aumentare le spese militari dei 27 Stati membri. 

«Noi stiamo andando al riarmo e von der Leyen applica l’articolo 122 [del Trattato sul funzionamento dell’Ue, ndr]», ha detto il 9 marzo Giuseppe Conte, ospite a Che tempo che fa sul Nove. Nel suo intervento, il presidente del Movimento 5 Stelle ha accusato la presidente della Commissione di non volere il «voto europeo».

Ma che cosa stabilisce questo articolo 122? È vero che von der Leyen lo sta usando per aggirare il Parlamento europeo e impedirgli di votare il piano per il riarmo? Facciamo un po’ di chiarezza su un tema che sta dividendo anche gli esperti.

L’articolo 122 del TFUE

Secondo gli annunci fatti finora da von der Leyen, il piano ReArm Europe potrà mobilitare fino a 800 miliardi di euro: 150 miliardi saranno prestiti che la Commissione Ue potrà concedere agli Stati per finanziare le spese militari; altri 650 miliardi riguardano il tetto massimo di spesa che tutti gli Stati potranno fare in difesa, aumentando il proprio debito pubblico oltre i limiti imposti dalle regole europee. 

Il 4 marzo von der Leyen ha detto che, sulla base dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE), sarebbe stato «istituito un nuovo strumento comunitario per erogare prestiti agli Stati membri con il sostegno del bilancio dell’Ue». Il TFUE è uno dei trattati fondamentali dell’Ue, dato che definisce il funzionamento e le competenze delle istituzioni europee.

L’articolo 122 del TFUE è composto da due commi. Il primo stabilisce che il Consiglio dell’Unione europea, su proposta della Commissione Ue, può decidere «misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia». Il secondo comma stabilisce che, se un Paese Ue «si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo», il Consiglio dell’Ue, su proposta della Commissione Ue, può concedergli «a determinate condizioni un’assistenza finanziaria». «Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa», conclude l’articolo.
L’11 marzo, in un discorso al Parlamento Ue, von der Leyen ha giustificato così il ricorso all’articolo 122 del TFUE: «Abbiamo scelto la procedura di emergenza ai sensi dell’articolo 122, che è concepita proprio per i momenti in cui ci sono “gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti”». Secondo la presidente della Commissione Ue, l’articolo 122 «permette di raccogliere fondi» e «di prestarli agli Stati membri affinché investano nella difesa». «Questo è l’unico modo possibile per fornire assistenza finanziaria d’emergenza e questo è ciò di cui abbiamo bisogno ora», ha aggiunto von der Leyen.

In concreto, il ricorso all’articolo 122 del TFUE permette di accorciare i tempi dell’approvazione del ReArm Europe, che in questo modo passerà direttamente al Consiglio dell’Ue ed eviterà il passaggio nel Parlamento Ue. Ricordiamo che il Consiglio dell’Ue è composto dai ministri di ciascuno Stato membro e, insieme al Parlamento Ue, ha il compito di esaminare e modificare le leggi proposte dalla Commissione. Non va confuso con il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato e di governo dell’Ue, e che il 6 marzo ha già dato il suo via libera al ReArm Europe durante una riunione straordinaria.

Che cosa dicono gli esperti

Interrogati sulla legittimità del ricorso all’articolo 122 del TFUE, gli esperti di diritto europeo hanno opinioni diverse, dovute soprattutto al fatto che il contenuto di ReArm Europe è stato presentato, ma non c’è ancora un testo ufficiale del piano, che sarà presentato nei prossimi giorni. «Al momento, senza i contenuti delle proposte della Commissione, non si può ancora dire se una base giuridica è corretta o non è corretta», ha spiegato a Pagella Politica Francesco Cherubini, professore di Diritto dell’Unione europea all’Università Luiss Guido Carli, sottolineando che i giudizi sulla legittimità del ricorso all’articolo 122 sono prematuri. 

Fatta questa premessa, Cherubini ritiene possibile l’uso dell’articolo 122 «per il finanziamento di attività che hanno a che fare con situazioni di crisi». «Tra l’altro, il mancato coinvolgimento del Parlamento europeo è del tutto coerente perché l’articolo 122 è pensato come base per misure di carattere emergenziale, sulle quali bisogna agire in fretta senza coinvolgere il Parlamento europeo, che per forza di cose rallenterebbe le procedure», ha aggiunto il professore. Secondo Cherubini, «quello che il Parlamento può fare è verificare la legittimità delle basi giuridiche che hanno permesso l’uso di questo articolo, e in caso negativo chiedere l’intervento della Corte di Giustizia dell’Ue». 

Per Cherubini, è importante poi chiarire che la Commissione Ue «non è un governo, sebbene spesso venga raccontata come tale, e non può decidere praticamente nulla da sola». «Infatti, anche il ReArm Europe dovrà essere approvato dagli Stati membri», ha aggiunto il professore.

Anche secondo Lucia Serena Rossi, docente di Diritto europeo all’Università di Bologna ed ex giudice della Corte di Giustizia dell’Ue, l’uso dell’articolo 122 per il ReArm Europe è legittimo. «Va ricordato che questo articolo almeno prevede che il Parlamento europeo sia informato, a differenza di quelle che potrebbero essere basi giuridiche alternative, nelle quali il Parlamento non è minimamente coinvolto», ha detto a Pagella Politica Rossi. L’ex giudice della Corte di Giustizia dell’Ue si riferisce agli articoli dal 42 al 45 del Trattato sull’Unione europea (TUE), che stabiliscono il funzionamento della Politica di sicurezza e di difesa comune.
Altri esperti hanno espresso posizioni più critiche. Pasquale De Sena, professore di Diritto internazionale all’Università di Palermo ed ex presidente della Società italiana di Diritto internazionale e dell’Unione europea, ha detto al Fatto Quotidiano che, a suo parere, «non ci sono i presupposti per richiamarsi all’articolo 122». Secondo De Sena, la scelta di von der Leyen «essenzialmente serve a evitare il fastidio del dibattito» e non ci sarebbero le «circostanze eccezionali» previste dall’articolo, dato che – a detta sua – a essere minacciati sono al massimo «i Paesi baltici o dell’Est Europa, quelli che confinano o sono vicini alla Russia, non certo l’Italia, la Spagna o la Francia».

Cherubini ha un parere diverso: «A me sembra che la situazione di emergenza non sia scaturita dalla guerra in Ucraina in sé, che dura ormai da tre anni, ma dalla volontà piuttosto inequivocabile del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di dismettere l’impegno di difendere l’Europa». Sarebbero quindi gli Stati Uniti, e non la Russia, ad aver innescato la crisi che legittimerebbe l’uso dell’articolo 122 del TFUE. 

«È chiaro che se dovesse venire meno la difesa degli Stati Uniti, l’Unione europea adesso sarebbe vulnerabile sul piano militare, quindi il problema non è quello che la Russia sta facendo in Ucraina da tre anni, ma quello che potrebbe fare in Polonia tra sei mesi, o un anno», ha aggiunto il professore. «Un sistema missilistico in Polonia poi non lo si imbastisce in due giorni. Per questo rimanere bloccati nei processi del Parlamento europeo potrebbe essere dannoso: i pericoli per l’Europa potrebbero manifestarsi mentre a Strasburgo ancora discutono su quale fondo usare per finanziare il piano».

Le risoluzioni del Parlamento

Dopo che von der Leyen ha annunciato il ReArm Europe, i vari gruppi del Parlamento Ue hanno presentato le loro risoluzioni riguardanti il sostegno all’Ucraina, la cui discussione sta andando avanti in questi giorni. Una risoluzione del Parlamento Ue non è vincolante ed è priva di effetti giuridici: il suo scopo è ufficializzare una determinata posizione del Parlamento Ue, e invitare o raccomandare le istituzioni europee o nazionali a prendere provvedimenti su temi specifici. Spesso, nel voto sulle risoluzioni i gruppi del Parlamento Ue si dividono, e anche gli esponenti di uno stesso partito votano in modo diverso (un esempio recente è quello di settembre 2024, in cui i parlamentari europei del Partito Democratico si sono divisi nel voto sul supporto militare all’Ucraina). 

Martedì 11 marzo il Parlamento Ue ha avviato una discussione sul futuro della difesa europea, che si concluderà giovedì 13 marzo con la votazione di una risoluzione. Mercoledì 12 marzo, invece, il Parlamento Ue voterà una risoluzione in cui esprimerà la sua posizione su come l’Ue dovrà continuare ad aiutare l’Ucraina, dopo la sospensione degli aiuti militari decisa dagli Stati Uniti. 

La risoluzione presentata dal Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo che fa parte della maggioranza al Parlamento Ue e di cui von der Leyen è un esponente, esprime il sostegno «a un rapido rafforzamento della difesa europea attraverso il piano ReArm Europe». Le risoluzioni degli altri gruppi che sostengono la Commissione Ue non contengono espliciti riferimenti al piano nelle risoluzioni presentate. 

La risoluzione del gruppo The Left – tra i più critici verso le proposte della Commissione – dichiara espressamente la sua contrarietà «al piano di riarmo di von der Leyen e alla militarizzazione dell’Ue».

I precedenti

Il ricorso all’articolo 122 del TFUE annunciato da von der Leyen non è una novità: in passato è stato usato più volte e in situazioni diverse. 

Per esempio, durante la crisi economica del 2010, la Commissione Ue ha fatto ricorso all’articolo 122 per creare un meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria. Più di recente, nel 2020 l’Ue ha fatto ricorso all’articolo 122 per creare SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), un fondo per aiutare gli Stati membri a proteggere i lavoratori durante la crisi causata dalla pandemia di COVID-19. 

Nel 2022 la Commissione Ue ha sfruttato l’articolo 122 per contrastare la situazione di emergenza energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina, introducendo un tetto temporaneo al prezzo del gas.

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