Martedì 4 marzo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato il piano ReArm Europe, pensato per sostenere il riarmo dei Paesi dell’Unione europea. Nel complesso, il piano potrà mobilitare risorse pari a 800 miliardi di euro: di questi, 150 miliardi saranno prestiti che la Commissione Ue potrà concedere agli Stati per finanziare le spese militari; altri 650 miliardi riguardano il tetto massimo di spesa che tutti gli Stati potranno fare in difesa, aumentando il proprio debito pubblico oltre i limiti imposti dalle regole europee.
«Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell’Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria», ha detto von der Leyen presentando il piano, che verrà discusso nel Consiglio europeo straordinario sulla difesa che si terrà il 6 marzo. «Siamo pronti ad aumentare la spesa per la difesa, per sostenere l’Ucraina e per il bisogno a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la sicurezza europea. Continueremo a lavorare con i nostri partner nella Nato, questo è un momento chiave per l’Europa e siamo pronti a fare di più».
Non tutti i partiti italiani hanno accolto positivamente il piano di von der Leyen, anzi: se si sommano i voti all’interno del Parlamento italiano, i contrari al piano hanno la maggioranza.
«Viviamo in tempi pericolosi, la sicurezza dell’Europa è minacciata in modo serio, la questione ora è se saremo in grado di reagire con la rapidità necessaria», ha detto von der Leyen presentando il piano, che verrà discusso nel Consiglio europeo straordinario sulla difesa che si terrà il 6 marzo. «Siamo pronti ad aumentare la spesa per la difesa, per sostenere l’Ucraina e per il bisogno a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la sicurezza europea. Continueremo a lavorare con i nostri partner nella Nato, questo è un momento chiave per l’Europa e siamo pronti a fare di più».
Non tutti i partiti italiani hanno accolto positivamente il piano di von der Leyen, anzi: se si sommano i voti all’interno del Parlamento italiano, i contrari al piano hanno la maggioranza.