I partiti non hanno una posizione chiara sulla difesa comune europea

Dall’esercito comune al rafforzamento dei confini, le proposte di governo e opposizione per migliorare le capacità difensive dell’Unione europea sono ancora poco strutturate
Ansa
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Da quando la nuova amministrazione degli Stati Uniti guidata dal presidente Donald Trump ha fatto intendere di voler ridurre il suo sostegno militare all’Unione europea, i Paesi Ue stanno discutendo di come garantire la sicurezza dei loro territori senza il supporto degli Stati Uniti.

Una delle proposte tornate d’attualità in questi giorni, di cui si parla ormai da tempo, è costituire un esercito comune europeo: una forza militare del tutto simile a un esercito nazionale, ma composto da soldati provenienti da tutti i Paesi dell’Unione europea. 

Il tema è entrato anche nel dibattito politico italiano: alcuni partiti si sono schierati a favore di un esercito comune europeo, altri invece pensano che la difesa dei confini debba rimanere in capo ai singoli Stati. In generale però, forse visto anche il momento delicato a livello internazionale, le forze politiche italiane non hanno ancora espresso posizioni forti e strutturate su quale sia la loro idea per migliorare la capacità difensiva dell’Unione Europea.

I partiti al governo

Al momento il governo guidato da Giorgia Meloni non ha preso una posizione ufficiale e condivisa dai partiti che lo sostengono sulla creazione di un esercito europeo.

Sul tema, però, un’opinione autorevole è stata esposta di recente dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il 17 febbraio, ospite a Quarta Repubblica su Rete4, Crosetto ha definito (min. 27:00) una «stupidaggine» l’esercito comune europeo. «È l’esercito dell’Europa, che è la somma di tutti gli eserciti delle nazioni, che è importante», ha detto il ministro. Secondo Crosetto infatti l’esempio da seguire sarebbe quello preso dai Paesi occidentali che fanno parte della Nato. «Cos’è l’esercito Nato? Esiste una nazione che si chiama Nato? No. Come opera la Nato? Io, Italia, metto a disposizione alcune migliaia di soldati, la Francia altri, la Germania altri, gli Stati Uniti altri, hanno delle regole per cui operano insieme, si conoscono, hanno lo stesso modo di comunicare e imparano a lavorare come fossero una cosa sola. Sono di nazioni diverse ma lavorano insieme», ha aggiunto il ministro della Difesa.
Dunque, secondo Crosetto l’Ue dovrebbe aumentare la collaborazione militare tra gli Stati membri, ma sempre mantenendo l’indipendenza delle singole forze armate. Una posizione simile è stata espressa da Meloni nel libro La versione di Giorgia, pubblicato nel 2023, dove la presidente del Consiglio ha risposto ad alcune domande del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. Sulla possibilità di creare un esercito europeo, Meloni ha detto: «Ovviamente sono perché l’Europa si doti di un apparato di difesa forte. Dopodiché abbiamo la Nato, siamo nella Nato. Quindi se metti a tema la creazione di un esercito europeo e hai la Nato o fai un doppione, e quindi produci una cosa inutile se non addirittura una brutta copia, o devi fare quello che noi sosteniamo da tempo, cioè una colonna europea della Nato». 

A febbraio 2024, prima delle elezioni europee, anche il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini aveva detto che «la difesa comune dei confini e degli interessi europei è una delle poche cose per cui l’Unione europea serve, eccome se serve».

Forza Italia, che rappresenta l’ala più europeista della maggioranza, è favorevole alla creazione di un esercito europeo. «Per Forza Italia la prima vera riforma da fare è quella che preveda una difesa europea. Se vogliamo essere portatori di pace nel mondo, abbiamo bisogno di un esercito europeo», ha dichiarato a gennaio 2024 il segretario di Forza Italia Antonio Tajani in un’intervista con La Stampa

La Lega, invece, è contraria a una proposta di questo tipo. «Siamo contrari all’idea della costituzione di un “esercito europeo” la cui operatività potrebbe essere condizionata dagli squilibri e dai pesi oggi esistenti tra gli Stati membri, amplificando, e non attenuandone, gli interessi diversi», si legge nel programma elettorale del partito di Matteo Salvini, presentato in vista delle elezioni europee di giugno 2024.

I partiti all’opposizione

Bisogna specificare che al momento la discussione sulla difesa comune europea è ancora agli inizi e né in Italia né all’interno delle istituzioni europee sono state presentate proposte concrete per rispondere ai recenti scenari internazionali. In un contesto del genere quindi è normale che le posizioni dei partiti siano piuttosto generiche, salvo qualche convinta eccezione. Se nella maggioranza Forza Italia sembra essere il principale sostenitore dell’esercito comune, mentre la Lega rimane contraria a questa idea, non è da escludere che entrambi i partiti possano convergere sull’idea di sviluppare una difesa comune sul modello della Nato, come espresso dal ministro Crosetto e in generale da Fratelli d’Italia. Allo stesso modo, anche tra i partiti di opposizione l’atteggiamento nei confronti della difesa comune europea potrebbe cambiare in base agli sviluppi futuri della politica estera.

Il Movimento 5 Stelle, per esempio, non ha espresso una posizione netta sulla difesa comune europea. Nel programma per le elezioni europee di giugno 2024 il partito guidato da Giuseppe Conte aveva scritto che «la difesa comune europea deve essere uno strumento di peacekeeping al servizio delle Nazioni Unite: un Commissario alla difesa non significa un Commissario alla guerra». 

Più di recente, il 19 febbraio, Conte ha detto a SkyTG24 che «non c’è un progetto serio di difesa europea». «Progetto serio significa costruire innanzitutto la politica estera comune, e poi di supporto la difesa europea», ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio. Secondo Conte, aumentare la cooperazione tra gli Stati in materia di difesa permetterebbe all’Ue di risparmiare, perché in questo modo «anziché comperare 13 carri armati ne compri due, tre e così via, quindi è una razionalizzazione delle spese». Anche in passato Conte aveva dichiarato che secondo lui la difesa comune aiuterebbe gli Stati Ue a risparmiare sulla spesa militare.

Uno dei principali sostenitori della difesa comune è il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che già l’anno scorso nella sua newsletter Enews scriveva che «serve adesso l’esercito europeo: ora o mai più». Anche Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, nel suo programma per le elezioni europee proponeva la creazione di un fondo comune allo scopo di «realizzare programmi comunitari di modernizzazione e gestione di operazioni, addestramento e logistica così da aumentare l’efficacia delle difese Ue e ridurre le spese di un futuro esercito europeo». 

La posizione del Partito Democratico invece è un po’ diversa.  «Vogliamo costruire una difesa comune integrata per l’Europa, che garantisca sicurezza e libertà alle proprie cittadine e ai propri cittadini, fondata su un coordinamento strutturale delle politiche nazionali di difesa, atta a rispondere alle crisi presenti e future, nella cornice di una vera e propria politica estera e di sicurezza comune, in stretta cooperazione con alleati e partner», era scritto nel programma elettorale del PD per le scorse europee. 

È chiaro quindi che anche per il Partito Democratico la difesa comune è un obiettivo da raggiungere, ma senza specificare se l’idea del partito è quella di formare anche un esercito comune, come vorrebbero per esempio Azione e Italia Viva, o se tendere verso una forza militare con una struttura simile a quella della Nato, come invece propone Fratelli d’Italia.

La segretaria del PD Elly Schlein si è detta contraria all’aumento della spesa militare per rispettare gli impegni concordati con la Nato, ma al tempo stesso ha più volte rilanciato il progetto di difesa comune europea. «Non ho mai cambiato posizione dall’inizio del conflitto nato da una invasione criminale dell’Ucraina da parte di Putin. Ho sempre pensato che fosse necessario sostenere l’Ucraina anche militarmente. Ma penso che sia cosa ben diversa aumentare la spesa militare linearmente in tutti i Paesi europei», ha dichiarato la segretaria del PD in un’intervista di due anni fa, sottolineando la necessità di creare una «difesa comune europea che avremo solo quando i governi decideranno di mettere in comune competenze e investimenti». Il concetto è stato ribadito a maggio dello scorso anno, quando Schlein ha affermato di essere «favorevole all’esercito europeo», ma «assolutamente contraria alla leva obbligatoria».

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