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Vero: l’Italia è seconda per truppe impiegate dalla Nato

| 20 febbraio 2025
La dichiarazione
«Siamo il Paese che, dopo gli Stati Uniti, ha il maggior numero di uomini e mezzi impegnati nelle missioni Nato»
Fonte: La Stampa | 17 febbraio 2025
Ansa
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Verdetto sintetico
Il ministro degli Esteri ha sostanzialmente ragione.
In breve
  • Le analisi e le stime degli esperti hanno confermato il primato europeo del nostro Paese in termini di truppe impiegate nelle missioni Nato; TWEET
  • L’Italia non è sempre stato il secondo Paese membro dell’alleanza a fornire più soldati: negli anni Duemila altri Stati hanno inviato contingenti maggiori, subendo anche più perdite. TWEET
Il 17 febbraio, in un’intervista con La Stampa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che il governo vuole rispettare l’impegno preso con la Nato – e finora disatteso – per portare le spese militari dell’Italia a un valore pari al 2 per cento del Prodotto interno lordo (PIL). «Non ci siamo mai nascosti dietro alcuna scusa», ha detto Tajani, aggiungendo che l’Italia, dopo gli Stati Uniti, è il Paese che «ha il maggior numero di uomini e mezzi impegnati nelle missioni Nato». «I nostri militari sono in tutto il mondo, questo è un impegno che conta e che faremo valere», ha sottolineato il ministro.

Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e, sul ruolo dell’Italia nelle missioni della Nato, Tajani ha sostanzialmente ragione. 

La spesa in difesa

La Nato è un’alleanza militare tra 32 Paesi che ha l’obiettivo di garantire la protezione dei propri membri in caso di attacchi esterni. Nel 2014 gli Stati che fanno parte dell’alleanza, tra cui l’Italia, hanno preso l’impegno di spendere ogni anno in difesa una cifra pari al 2 per cento del proprio PIL. Questo impegno è stato confermato dai vari governi italiani che si sono succeduti, ma nonostante l’aumento degli investimenti, nel 2024 l’Italia è stato uno degli otto Paesi della Nato a spendere in difesa meno del 2 per cento del proprio PIL. 

Secondo i dati più aggiornati della Nato, nel 2024 la spesa in difesa dell’Italia è stimata intorno all’1,5 per cento del PIL, un dato in continuità rispetto a quello degli anni precedenti. La Nato considera come “spesa in difesa” i pagamenti effettuati dai governi per le necessità delle forze armate, inclusi gli stipendi, le pensioni, le operazioni di mantenimento della pace, e gli investimenti in ricerca e sviluppo, finanziati dai ministeri della Difesa e da altri ministeri.

Il finanziamento della Nato

Gli Stati membri della Nato finanziano l’alleanza attraverso due tipologie di contributi. I contributi diretti, che per il 2025 ammontano in totale a circa 4,6 miliardi di euro, servono per finanziare la gestione delle strutture comuni della Nato, come i comandi militari. Gli Stati Uniti e la Germania coprono insieme poco meno di un terzo dei finanziamenti diretti, con il 15,8 per cento a testa. Seguono il Regno Unito (11 per cento), la Francia (10,2 per cento) e l’Italia (8,5 per cento). Quindi, il nostro Paese è al quinto posto per finanziamento diretto all’alleanza.

Con i contributi indiretti, invece, uno Stato membro mette a disposizione le proprie truppe o attrezzature in un’operazione militare. In questo modo gli Stati possono decidere di partecipare secondo le proprie possibilità, fornendo soldati o mezzi per operazioni via terra, navali o aeree, ma anche supporto medico o umanitario. Le spese per queste operazioni volontarie sono a carico dei singoli Paesi che le intraprendono, ed è proprio a questo tipo di impegni che fa riferimento Tajani quando dice che l’Italia è il secondo Paese per numero di soldati presenti nelle missioni Nato. 

Il contributo italiano

Attualmente l’Italia partecipa a diverse operazioni della Nato, dal Mar Mediterraneo all’Iraq, passando per la Serbia, il Kosovo e il Mar Baltico. Ma quanti sono di preciso i soldati italiani impegnati in queste missioni Nato fuori dai confini nazionali?
Le operazioni internazionali Nato a cui partecipa l’Italia, come segnalato sul sito del Ministero della Difesa – Fonte: Ministero della Difesa
Le operazioni internazionali Nato a cui partecipa l’Italia, come segnalato sul sito del Ministero della Difesa – Fonte: Ministero della Difesa
«Rispondere a questa domanda non è semplice, perché i dati forniti dall’Italia riguardano i soldati “autorizzati a partire” per le missioni, ma il numero delle truppe che effettivamente partecipa a queste operazioni poi può essere più basso», ha spiegato a Pagella Politica Matteo Mazziotti Di Celso, ricercatore del Dipartimento di Scienze politiche e internazionali dell’Università di Genova, autore di articoli scientifici sulla politica militare italiana. «La mancanza di dati non è dovuta a un qualche bisogno di segretezza: il motivo è che spesso i contingenti militari sono mandati in missione per periodi di tempo limitati e poi sostituiti, quindi tenere traccia del totale delle truppe non serve a molto. Al contrario, il dato sui militari autorizzati a partire è interessante perché collegato al finanziamento stanziato dal nostro Paese per quella missione».

Al netto delle difficoltà nel trovare numeri precisi, esistono report che permettono di stimare il numero di militari impegnati dall’Italia nelle operazioni Nato. Una delle fonti più autorevoli è il The Military Balance 2024, il report annuale dell’International Institute for Strategic Studies (IISS), un centro studi nel campo degli affari internazionali con sede a Londra. 

Sulla base dei dati contenuti in questo report, Mazziotti Di Celso ha selezionato per Pagella Politica i dati relativi alle truppe italiane dislocate in 11 missioni e operazioni permanenti Nato. Tra queste ci sono l’operazione enhanced Vigilance Activity (eVA) in corso in Bulgaria, la Nato mission Iraq, la missione aerea Baltic Air Policing in Lituania e le Standing NATO Mine Countermeasures Group 1 e 2, due gruppi navali operativi rispettivamente nell’Oceano Atlantico Settentrionale e nel Mar Mediterraneo

I risultati dell’analisi confermano le parole di Tajani: con 2.653 truppe stanziate nel 2024, l’Italia risulta il secondo principale contribuente in termini di soldati della Nato, dietro agli Stati Uniti. A prima vista, il grafico sotto sembra mettere l’Italia in prima posizione, anche davanti agli Stati Uniti, fermi a 2.165 soldati impiegati. In realtà, Mazziotti Di Celso ha spiegato che «il dato sugli Stati Uniti è parziale perché il report non tiene conto delle decine di migliaia di unità statunitensi schierate nei vari comandi Nato in Europa e anche in Italia. In tutto gli Stati Uniti hanno più di 100 mila soldati a servizio della Nato».

«Quantità e qualità»

Dunque, in linea di massima è vero che l’Italia è il secondo Paese che, dopo gli Stati Uniti, ha il maggior numero di uomini impegnati nelle missioni Nato. Su questo dato però vanno fatte alcune precisazioni. «Innanzitutto bisogna dire che l’Italia non è sempre stata seconda in questa classifica», ha sottolineato Mazziotti Di Celso. Non sempre e non in tutte le fasi della storia recente della Nato, infatti, l’Italia ha avuto il secondo posto per quanto riguarda i soldati impiegati nelle operazioni dell’alleanza. «Il contributo italiano è sempre stato importante, ma in alcuni periodi degli anni Duemila i contingenti non statunitensi più numerosi della Nato sono stati quelli di Paesi come il Regno Unito e la Francia», ha aggiunto il ricercatore.

Secondo Mazziotti Di Celso, nel fare simili valutazioni è necessario «distinguere tra quantità e qualità» del contributo militare. «Prendiamo il caso del conflitto in Afghanistan (combattuto a più riprese tra il 2001 e il 2021 e a cui ha partecipato anche la Nato, ndr): un conto era mandare delle truppe in grandi città come Herat e Kabul, un conto era impiegarlo in un’operazione di combattimento nel Sud dell’Afghanistan, dove i rischi erano molto più alti», ha detto il ricercatore. Non è un caso che «se confrontiamo i morti in quel conflitto vediamo che le perdite italiane sono state molto più basse di quelle del Regno Unito, ma anche di Francia, Canada e Germania». I caduti italiani in Afghanistan sono stati in tutto 53, mentre la Germania ha registrato 59 vittime tra i soldati, la Francia 89, il Canada 158 e il Regno Unito 457.

Il verdetto

Secondo Tajani, dopo gli Stati Uniti l’Italia è il Paese che ha il maggior numero di uomini e mezzi impegnati nelle missioni Nato. Il ministro degli Esteri ha sostanzialmente ragione.

Le analisi e le stime degli esperti hanno confermato il primato europeo del nostro Paese in termini di truppe impiegate nelle missioni Nato. L’Italia però non è sempre stato il secondo Paese membro dell’alleanza a fornire più soldati: negli anni Duemila altri Stati hanno inviato contingenti maggiori, subendo anche più perdite.

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