La storia e i numeri delle primarie del Pd

In 16 anni si sono tenute cinque volte e l’affluenza al voto si è abbassata anno dopo anno
ANSA
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Domenica 26 febbraio il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e la deputata del Partito democratico Elly Schlein si sfideranno nelle primarie per sostituire Enrico Letta alla guida del Pd. Bonaccini e Schlein sono stati i due candidati più votati nella prima fase dedicata al voto degli iscritti nei circoli.

Dal 2007 a oggi il Partito democratico ha avuto in totale nove segretari, quattro dei quali sono stati eletti con le primarie. Queste ultime si sono tenute nel 2007, nel 2009, nel 2013, nel 2017 e nel 2019. In generale i risultati degli ultimi 16 anni hanno mostrato un calo dell’affluenza sia nella fase del voto degli iscritti sia in quella aperta a tutti gli elettori del partito.

Il successo di Veltroni alle primarie del 2007

Il Partito democratico ha organizzato per la prima volta le primarie il 14 ottobre 2007, in un turno unico, che ha visto la vittoria di Walter Veltroni. 

A questa consultazione avevano potuto partecipare tutti i cittadini e le cittadine italiane, quelli di altri Stati dell’Unione europea residenti in Italia e gli stranieri in possesso di permesso di soggiorno con almeno 16 anni di età. Al momento del voto gli elettori dovevano dichiarare di voler partecipare al processo costituente del Partito democratico e versare un contributo minimo di un euro. 

Sul sito ufficiale del Partito democratico non sono pubblicamente disponibili i dati ufficiali sui risultati delle primarie del 2007. Secondo i dati pubblicati dal quotidiano la Repubblica il 17 ottobre 2007, i voti validi erano stati poco più di 3,5 milioni, a cui si erano aggiunte alcune decine di migliaia tra schede nulle e bianche. Veltroni, all’epoca sindaco di Roma e dirigente dei Democratici di sinistra, era arrivato primo con quasi 2,7 milioni di voti (75,8 per cento), seguito dall’esponente da Rosy Bindi (453 mila voti, pari al 13,3 per cento) e da Enrico Letta (389 mila voti, 10,8 per cento). Molto più staccati erano stati invece Mario Adinolfi (quasi 6 mila voti, 0,17 per cento) e Piergiorgio Gawronski (circa 2.400 voti, meno dello 0,1 per cento).
Immagine 1. La prima pagina del quotidiano l’Unità del 15 ottobre 2007 – Fonte: archivio storico l’Unità
Immagine 1. La prima pagina del quotidiano l’Unità del 15 ottobre 2007 – Fonte: archivio storico l’Unità

La vittoria di Bersani nel 2009

Le seconde primarie della storia del Pd si sono tenute nel 2009 dopo le dimissioni di Veltroni e hanno visto la vittoria di Pier Luigi Bersani. 

Le primarie del 2009 sono quelle in cui per la prima volta è stata prevista una prima fase riservata al voto degli iscritti nei circoli. Al voto nei circoli si erano presentati tre candidati: Bersani, ex ministro dello Sviluppo economico, il vicesegretario uscente del partito Dario Franceschini e il senatore Ignazio Marino. In base ai dati pubblicati dal Partito democratico l’8 ottobre 2009, nella prima fase avevano votato quasi 466.573 mila iscritti, pari al 56,4 per cento del totale (circa 827 mila). La vittoria della prima fase era andata a Bersani (circa 255 mila voti, pari al 55,1 per cento), seguito da Franceschini (171 mila voti, 37 per cento) e da Marino (37 mila voti, circa l’8 per cento). Il 25 ottobre Bersani ha vinto anche la seconda fase, quella delle primarie aperte a tutti i cittadini, con 1,6 milioni di voti (53,2 per cento), seguito da Franceschini (poco più di un milione di voti, pari al 34,3 per cento) e da Marino (380 mila voti, 12,5 per cento). In quell’occasione i votanti erano stati in totale circa 3,1 milioni.
Immagine 2. La prima pagina del quotidiano l’Unità del 26 ottobre 2009 – Fonte: archivio storico l’Unità
Immagine 2. La prima pagina del quotidiano l’Unità del 26 ottobre 2009 – Fonte: archivio storico l’Unità

Il trionfo di Renzi nel 2013

Nel 2013 la mancata elezione di Romano Prodi a presidente della Repubblica, affossata dal voto dei “franchi tiratori” interni al partito, aveva costretto Bersani a dimettersi e a indire nuove primarie. 

Tra il 7 e il 17 novembre 2013 gli iscritti al Pd hanno votato nei 7.200 circoli diffusi in tutta Italia i quattro candidati alla segreteria. Matteo Renzi aveva ottenuto il 45,3 per cento dei voti, seguito da Gianni Cuperlo (39,4 per cento), Pippo Civati (9,4 per cento) e Gianni Pittella (5,8 per cento). Secondo i dati pubblicati dal partito, gli iscritti che avevano votato erano stati circa 297 mila, il 55 per cento del totale.

I tre esponenti più votati si sono poi sfidati alle primarie dell’8 dicembre 2013, vinte da Renzi con il 67,5 per cento dei voti (circa 1,9 milioni). Il futuro segretario del partito aveva staccato di quasi 50 punti Gianni Cuperlo, fermo al 18,1 per cento (circa 510 mila voti), e Pippo Civati con circa il 14,2 per cento (circa 400 mila voti). Gli elettori che hanno votato alle primarie del 2013 sono stati in totale circa 2,8 milioni.
Immagine 3. La prima pagina del quotidiano la Repubblica del 9 dicembre 2013 – Fonte: la Repubblica
Immagine 3. La prima pagina del quotidiano la Repubblica del 9 dicembre 2013 – Fonte: la Repubblica

Il ritorno di Renzi e le contestazioni nel 2017

In seguito alla vittoria del no al referendum costituzionale del 2016, Renzi si è dimesso sia dalla carica di presidente del Consiglio sia da quella di segretario del Pd. Renzi ha annunciato così un nuovo congresso del Partito democratico e nuove elezioni primarie, a cui si è ricandidato.

Il 10 aprile 2017 il partito ha pubblicato il risultato delle primarie nei circoli, che hanno sancito la vittoria di Renzi con il 66,7 per cento dei voti, staccando i due sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano, fermi rispettivamente al 25,2 e all’8 per cento. Secondo i dati pubblicati dal Partito democratico gli iscritti che avevano votato nei circoli erano stati circa 265 mila, pari al 59 per cento del totale. I numeri dell’affluenza nei circoli furono però contestati da Orlando ed Emiliano, che avevano criticato il partito per scarsa trasparenza.

In ogni caso, il 30 aprile 2017 il risultato delle primarie ha di fatto confermato il voto dei circoli: Renzi è stato confermato segretario con il 70 per cento dei voti (circa 1,2 milioni), contro il 19,5 per cento di Orlando (circa 358 mila voti) e il 10,5 per cento di Emiliano (poco più di 190 mila voti). In tutto gli elettori che sono andati a votare alle primarie del 2017 sono stati circa 1,8 milioni.
Immagine 4. La prima pagina del quotidiano la Repubblica dell’1 maggio 2017 – Fonte: la Repubblica
Immagine 4. La prima pagina del quotidiano la Repubblica dell’1 maggio 2017 – Fonte: la Repubblica

Il successo di Zingaretti nel 2019

Le ultime primarie del Partito democratico prima di quelle attualmente in corso si sono svolte tra gennaio e marzo 2019. Anche in questa tornata elettorale il Pd ha diviso l’elezione del nuovo segretario in una consultazione riservata agli iscritti e una aperta a tutti gli elettori del partito.

I risultati del voto nei circa 6.500 circoli sono stati diffusi dal partito il 3 febbraio 2019. A votare nei circoli sono stati quasi 190 mila iscritti, il 50,5 per cento del totale, e il candidato più votato è stato Nicola Zingaretti con il 47,4 per cento delle preferenze, seguito da Maurizio Martina al 36,1 per cento e Roberto Giachetti all’11,1 per cento. Questi tre candidati hanno avuto accesso alle primarie del 3 marzo, mentre sono stati esclusi Francesco Boccia (4 per cento), Maria Saladino (0,7 per cento) e Dario Corallo (0,7 per cento).

Il risultato del voto dei circoli è stato confermato il 3 marzo, quando Zingaretti è stato eletto segretario del Partito democratico con il 66 per cento dei consensi, contro il 23 per cento di Maurizio Martina e il 13 per cento di Roberto Giachetti. Secondo i dati diffusi dal partito, gli elettori che hanno votato alle primarie del 2019 sono stati circa 1,6 milioni.
Immagine 5. La prima pagina del quotidiano la Repubblica del 4 marzo 2019 – Fonte: la Repubblica
Immagine 5. La prima pagina del quotidiano la Repubblica del 4 marzo 2019 – Fonte: la Repubblica

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