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Franchi tiratori

Nel linguaggio politico italiano i “franchi tiratori” sono quei parlamentari che, approfittando del voto segreto, votano contro la linea del proprio partito in Parlamento. Dal 1948 a oggi il fenomeno dei “franchi tiratori” si è verificato spesso ad esempio in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica, in cui è previsto il voto segreto (vedi: Voto segreto) dei cosiddetti “grandi elettori”, ossia il Parlamento in seduta comune a cui si aggiungono i delegati regionali.   

In origine il termine “franchi tiratori” aveva un significato militare: la formula deriva dal francese franc tireur, ossia “libero tiratore”, ed è stata utilizzata per la prima volta durante la Rivoluzione francese, per poi diventare più comune durante la guerra franco-prussiana del 1870. Dopo la guerra franco-prussiana, il termine fu utilizzato sia durante la prima che la seconda guerra mondiale. A partire dagli anni Cinquanta il termine “franchi tiratori” è entrato nel linguaggio politico italiano, con il significato odierno. 

Secondo il sito di sondaggi politici YouTrend, dal 1948 a oggi i voti dei “franchi tiratori” hanno affossato almeno otto candidati al Quirinale, tra i quali ci sono anche diversi nomi illustri. Il primo candidato alla presidenza della Repubblica che si trovò a fare i conti con i “franchi tiratori” fu Carlo Sforza, membro del Partito repubblicano e ministro degli Esteri tra il 1947 e il 1951. Tra i candidati affossati dai “franchi tiratori” troviamo anche due casi recenti, entrambi nelle file del centrosinistra. Si tratta dell’ex presidente del Senato Franco Marini e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che nel 2013 erano tra i papabili successori di Giorgio Napolitano al Quirinale.
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