Il fact-checking del confronto tra Schlein e Bonaccini

Abbiamo verificato sei dichiarazioni dei due candidati alla segreteria del Partito democratico ospiti di Sky Tg24
ANSA
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Nella serata di lunedì 20 febbraio Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si sono confrontati su Sky Tg24 in vista delle primarie del Partito democratico di domenica 26 febbraio, dove si sfideranno per sostituire Enrico Letta alla guida del partito.

Dalla sanità al reddito di cittadinanza, passando per i migranti e il mercato del lavoro, abbiamo verificato sei dichiarazioni: tre del presidente della Regione Emilia-Romagna e tre della deputata del Partito democratico. Entrambi hanno commesso errori ed esagerazioni.

I soldi alla sanità in rapporto al Pil

Bonaccini: «Stanno tagliando sulla sanità pubblica: tornerà sotto il 7 per cento dopo anni e anni nel rapporto tra spesa generale e Prodotto interno del Paese»

Qui Bonaccini non la racconta giusta. Come spiega un approfondimento dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, è vero che nel 2023 la spesa per la sanità pubblica scenderà a un valore inferiore al 7 per cento in rapporto al Pil. Più nello specifico arriverà al 6,6 per cento, che «rimane comunque uno dei valori più elevati dell’ultimo ventennio». A parte il periodo tra il 2020 e il 2022, condizionato dalla pandemia di Covid-19, anche negli anni precedenti la spesa sanitaria era rimasta sotto il 7 per cento. 

Inoltre già il governo Draghi aveva previsto nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), pubblicata alla fine di settembre 2022, che la spesa sanitaria sarebbe passata dal 7,1 per cento del 2022 al 6,7 per cento nel 2023.
Grafico 1. Spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil – Fonte: Osservatorio Cpi
Grafico 1. Spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil – Fonte: Osservatorio Cpi

I soldi alla sanità in valori assoluti

Schlein: «In manovra non hanno messo un euro sulla sanità pubblica»

Anche Schlein, come il suo sfidante alle primarie, ha fatto una dichiarazione imprecisa sulla sanità. Come spiega il già citato rapporto dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, nel 2023 il finanziamento per il Servizio sanitario nazionale aumenterà di circa 4 miliardi di euro rispetto al 2022, raggiungendo i 131 miliardi di euro. Di questi 4 miliardi, circa 2 miliardi sono stati aggiunti dal governo Meloni con la legge di Bilancio per il 2023. Dunque in termini nominali i finanziamenti alla sanità sono aumentati.

Ma se si considera la spesa sanitaria in termini reali, ossia tenendo conto dell’aumento dell’inflazione, in effetti un calo delle risorse c’è stato rispetto al recente passato. In questo caso le risorse a disposizione della sanità pubblica tornano poco sotto i valori a disposizione nel 2019, ossia prima della pandemia di Covid-19.
Grafico 2. Spesa sanitaria pubblica dal 2000 al 2005, in miliardi di euro – Fonte: Osservatorio Cpi
Grafico 2. Spesa sanitaria pubblica dal 2000 al 2005, in miliardi di euro – Fonte: Osservatorio Cpi

L’aumento degli sbarchi

Bonaccini: «Sui migranti: lotta alle Ong e gli sbarchi sono decuplicati»

Anche qui il presidente dell’Emilia-Romagna esagera. È vero che alla fine di dicembre il governo ha approvato un decreto-legge che ha reso più severe le norme per i salvataggi in mare delle navi Ong. Ed è vero che nel mese di gennaio 2023 sono arrivati quasi 5 mila migranti sulle coste italiane, un numero che non si vedeva dal gennaio 2016. Ma in questo inizio di 2023, pur essendo aumentati, gli sbarchi non sono «decuplicati». Secondo il Ministero dell’Interno tra il 1° gennaio e il 20 febbraio 2023 sono sbarcati in Italia poco più di 12 mila migranti. Nello stesso periodo del 2022 erano stati circa 4.700, poco più di un terzo dei numeri attuali.
Grafico 3. Migranti sbarcati in Italia tra il 1° gennaio e il 20 febbraio 2021, 2022 e 2023 – Fonte: Ministero dell’Interno
Grafico 3. Migranti sbarcati in Italia tra il 1° gennaio e il 20 febbraio 2021, 2022 e 2023 – Fonte: Ministero dell’Interno

Il taglio al reddito di cittadinanza

Schlein: «Questo governo ha cancellato il reddito di cittadinanza»

Questa dichiarazione della deputata del Partito democratico rischia di essere fuorviante. È vero che con la legge di Bilancio per il 2023 il governo Meloni ha deciso di cancellare il reddito di cittadinanza, ma non da subito: a partire dal 2024. Il governo ha già annunciato che il sussidio sarà sostituito con un’altra misura di contrasto alla povertà di cui ancora non si conoscono i dettagli. 

Per il 2023 il reddito di cittadinanza resta in vigore con alcune modifiche. Per esempio i percettori che hanno tra i 18 e i 59 anni di età e che all’interno del loro nucleo familiare non hanno minorenni, disabili e persone con più di 60 anni di età, potranno ricevere il sussidio al massimo per sette mesi. E dovranno obbligatoriamente seguire un corso di formazione. Chi non fa parte di questo gruppo potrà invece ricevere il sussidio tutto l’anno in attesa delle nuove misure.

L’aumento del costo dei carburanti

Bonaccini: «Sulla benzina hanno tolto i benefici fiscali del governo Draghi ed è diventata la più cara d’Europa»

Come già successo in passato, Bonaccini esagera quando parla di benzina. Innanzitutto è fuorviante dire che il governo ha «tolto» i benefici fiscali del governo Draghi sui carburanti. Il precedente governo aveva introdotto alla fine di marzo 2022 un taglio temporaneo delle accise su benzina e gasolio, poi prorogato varie volte fino alla fine di dicembre. Visto l’alto costo della misura, il governo Meloni ha deciso di non rinnovare il taglio. 

I prezzi di benzina e gasolio sono aumentati, ma non sono diventati i più cari d’Europa. Secondo i dati della Commissione europea, al 13 febbraio un litro di benzina in Italia costava in media 1,86 euro, quinto prezzo più alto tra i 27 Paesi dell’Unione europea dietro a Danimarca, Finlandia, Francia e Grecia. Un litro di gasolio costava invece 1,85 euro, terzo prezzo più alto dell’Ue dietro a Svezia e Finlandia. 

In Italia il 57 per cento del prezzo della benzina finisce in tasse: è la percentuale più alta nell’Ue, a pari merito insieme a Grecia e Finlandia. Per il gasolio la percentuale è pari al 51 per cento: la seconda più alta dell’Ue dietro a Malta.

La precarietà tra i giovani

Schlein: «Noi abbiamo il 62 per cento di lavoratori under 24 che conoscono solo contratti precari»

Secondo i dati Istat più aggiornati, alla fine di settembre 2022 in Italia c’erano un milione e 61 mila lavoratori dipendenti con un’età tra i 15 e i 24 anni. Di questi 659 mila aveva un contratto di lavoro a tempo determinato, ossia il 62,1 per cento, percentuale correttamente citata da Schlein.

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