Da sette anni non sbarcavano così tanti migranti a gennaio

Nel primo mese del 2023 gli sbarchi sulle coste italiane sono stati quasi 5 mila, un numero che non si vedeva dal 2016
ANSA/DONATO FASANO
ANSA/DONATO FASANO
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, dal 1° gennaio alle ore 8 del 31 gennaio 2023 sono sbarcati sulle coste italiane 4.959 migranti, oltre il 60 per cento in più rispetto ai 3.035 arrivi nello stesso periodo del 2022. Due anni fa, a gennaio 2021, gli sbarchi erano stati 1.039, quasi un quinto rispetto ai numeri registrati nel primo mese di quest’anno.

Dal 2013 – primo anno per cui si hanno a disposizione i dati sugli sbarchi mensili – in poi, il mese di gennaio 2023 ha fatto segnare il secondo numero più alto di migranti sbarcati, poco dietro ai 5.273 sbarchi registrati a gennaio 2016. Con oltre 180 mila arrivi, il 2016 è stato l’anno con più sbarchi di sempre, poi calati durante l’estate 2017 dopo i contestati accordi presi dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti con alcune fazioni libiche.
Secondo i dati dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), a gennaio 2023 sono sbarcati nei porti italiani 527 migranti salvati nel Mar Mediterraneo da navi di organizzazioni non governative (Ong). Poco più del 10 per cento sul totale, una percentuale in linea con quanto registrato nel 2022 e nel 2021. Il restante 90 per cento è sbarcato autonomamente o con l’aiuto della Guardia costiera.

Nel suo programma elettorale la coalizione di centrodestra ha promesso il «contrasto all’immigrazione irregolare», una «gestione ordinata dei flussi legali di immigrazione» e la reintroduzione dei cosiddetti “decreti Sicurezza”, voluti dal leader della Lega Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno tra il 2018 e il 2019. Più nel dettaglio, in campagna elettorale Fratelli d’Italia aveva ribadito la necessità di introdurre un blocco navale per fermare gli sbarchi. Con questa proposta il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non faceva riferimento a un vero e proprio blocco navale, ma a una «una missione militare europea, realizzata in accordo con le autorità libiche, per impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia». A oggi non sono stati introdotti né i decreti “Sicurezza” né una missione di questo tipo.

Alla fine di dicembre il governo ha approvato un decreto-legge, ora all’esame del Parlamento, che ha introdotto norme più severe per i salvataggi in mare operati dalle navi Ong. Per esempio, il porto di sbarco assegnato non deve essere quello più vicino al punto in cui si trova l’imbarcazione al momento del salvataggio. Per questo motivo nelle scorse settimane alcune navi Ong hanno dovuto portare i migranti salvati in porti del Centro e del Nord Italia, come Ancona, La Spezia e Carrara.

Come abbiamo spiegato in vari fact-checking, al momento non ci sono prove che la presenza di navi Ong nel Mar Mediterraneo attiri le partenze dei migranti dal Nord Africa. I fattori che hanno un impatto maggiore nell’aumento del numero delle partenze sono le condizioni meteo, molto favorevoli all’inizio di gennaio, come ha spiegato Il Post,  e il livello di instabilità politica nell’area.

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