L’8 agosto, il giorno dopo l’annuncio del governo riguardo l’introduzione della nuova tassa sugli “extraprofitti” delle banche, la borsa di Milano ha registrato un forte calo, in particolare dei titoli bancari, che poi si sono ripresi nelle giornate successive. L’idea che la redditività delle banche, ossia la percentuale dei ricavi netti rispetto ai costi sostenuti, potesse calare a causa del peso della nuova tassa ha spinto molti investitori a liberarsi delle azioni degli istituti di credito, vendendole in massa in borsa. Seguendo la legge della domanda e dell’offerta, il prezzo delle azioni è sceso dal momento che in molti volevano vendere (eccesso di offerta) e pochi acquistare (carenza di domanda).
Come successo spesso in passato in occasioni simili, vari quotidiani hanno parlato di miliardi di euro «bruciati» in borsa a causa dei ribassi dei prezzi delle azioni. Il senatore della Lega Claudio Borghi ha scritto su Twitter che in realtà «in borsa non si brucia nulla». È davvero così? In effetti quest’espressione è scorretta, ma questo non vuol dire che non ci siano stati danni.
Come successo spesso in passato in occasioni simili, vari quotidiani hanno parlato di miliardi di euro «bruciati» in borsa a causa dei ribassi dei prezzi delle azioni. Il senatore della Lega Claudio Borghi ha scritto su Twitter che in realtà «in borsa non si brucia nulla». È davvero così? In effetti quest’espressione è scorretta, ma questo non vuol dire che non ci siano stati danni.