Sanità: la verità sui fondi nella nuova legge di Bilancio

Meloni parla di investimenti «record», mentre sugli stanziamenti circolano cifre diverse: facciamo un po’ di chiarezza
ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO
Il 17 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scritto sulle sue pagine ufficiali social che stanno circolando «molte falsità in queste ore» sulle risorse stanziate per la sanità dalla nuova legge di Bilancio. Secondo Meloni, la legge di Bilancio approvata il 15 ottobre dal suo governo ha stanziato 6,4 miliardi di euro aggiuntivi per la sanità in due anni: «+2,37 miliardi nel 2025 e +4,12 miliardi nel 2026». A detta della presidente del Consiglio, così si arriverebbe al «record della storia d’Italia per il Fondo sanitario nazionale: 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026». «Questi i numeri. Il resto sono mistificazioni», ha aggiunto Meloni.

La presidente del Consiglio dice la verità oppure no? Facciamo un po’ di chiarezza su un tema che aveva generato confusione con le precedenti leggi di Bilancio e che nelle ultime ore ha sollevato le proteste di alcuni sindacati del settore ospedaliero.

Gli stanziamenti per la sanità

Come prima cosa, va sottolineato che il testo ufficiale del disegno di Bilancio approvato dal Consiglio dei ministri non è ancora disponibile. Il suo contenuto è stato riassunto dal governo in un comunicato stampa e annunciato il 16 ottobre dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in una conferenza stampa. Il governo dovrà presentare il testo ufficiale in Parlamento (con tutta probabilità alla Camera, visto che l’anno scorso il percorso parlamentare della legge di Bilancio è iniziato in Senato), e il disegno di legge dovrà essere approvato definitivamente entro la fine dell’anno da entrambe le camere. Dunque, per avere la parola definitiva sulla questione dei finanziamenti alla sanità, bisogna aspettare il testo ufficiale e vedere le cifre precise.

Fatta questa doverosa precisazione, oltre agli annunci del governo, sono comunque pubblicamente disponibili alcuni documenti che permettono di controllare, a grandi linee, se il messaggio pubblicato da Meloni sulle sue pagine social è corretto oppure no. Insieme al disegno di legge di Bilancio, infatti, il governo ha approvato anche il Documento programmatico di Bilancio (DPB), che contiene la descrizione e la quantificazione delle principali misure presenti nel disegno di legge di Bilancio. Il DPB è già stato inviato alla Commissione europea, che valuterà se è in linea con le regole di bilancio europee o se serviranno accorgimenti.

Nel DPB è contenuta una tabella con l’impatto finanziario delle misure più importanti della legge di Bilancio per il 2025. Qui il valore dell’impatto delle singole misure è espresso in rapporto al valore del Prodotto interno lordo (PIL), e non in valori assoluti. Quindi si possono solo fare delle stime a grandi linee. Le misure della voce “Sanità” hanno come obiettivo il «rafforzamento del sistema sanitario» e il loro contenuto fa riferimento alle «risorse a favore del personale sanitario» e all’«incremento del livello di finanziamento del Fondo sanitario nazionale». Secondo il DPB, le misure messe in campo dal governo per la sanità valgono lo 0,04 per cento del Pil nel 2025 e lo 0,148 per cento nel 2026. In valori assoluti, stiamo parlando di circa 900 milioni di euro messi in più per il 2025 e oltre 3,2 miliardi di euro in più per il 2026.
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Come abbiamo visto, Meloni parla di stanziamenti aggiuntivi pari a quasi 2,4 miliardi nel 2025 e a oltre 4,1 miliardi nel 2026. Qual è il motivo della discrepanza che c’è tra queste due cifre e le due appena viste, contenute nel DPB? Il 16 ottobre il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha smentito in una nota che nel 2025 le nuove risorse per la sanità ammontano solo a quasi 900 milioni di euro. «Alla sanità – ha precisato la nota – il prossimo anno andranno, rispetto al 2024, 2.366 milioni di euro in più», ossia i «+2,37 miliardi» di cui ha parlato anche la presidente del Consiglio sulle sue pagine social. Secondo quando appreso dall’Ansa, «l’indicazione di punti percentuali rispetto al PIL contenuta nel DPB non sarebbe ben rappresentativa dell’impegno del governo sul fronte sanitario». I quasi 900 milioni di euro sarebbero infatti «un valore netto aggiuntivo per le spese del personale e per le nuove assunzioni che varrebbe, in valori effettivi di spesa circa 1.245 milioni di euro». A questo si aggiungerebbero le risorse già previste «a legislazione vigente sul fronte sanitario», ossia quelle già previste senza considerare la nuova legge di Bilancio. Il valore di queste risorse si aggira intorno al miliardo di euro: se a queste si aggiungono gli oltre 1,2 miliardi visti sopra, si arriva ai quasi 2,4 miliardi di cui parlano Meloni e il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Discorso simile vale per il 2026, dove i 3,2 miliardi di euro aggiuntivi contenuti nel DPB in realtà non corrisponderebbero, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, a tutte le risorse in più per la sanità. La cifra complessiva ammonterebbe a 4,1 miliardi.

Ricapitolando: alle cifre per la sanità rivendicate da Meloni si arriva considerando non solo i soldi stanziati dalla nuova legge di Bilancio, ma anche da provvedimenti precedenti. 

Il livello del finanziamento al Servizio sanitario

Passiamo adesso alla seconda questione, quella relativa al finanziamento del Fondo sanitario nazionale, ossia al finanziamento dello Stato al Servizio sanitario nazionale. Secondo Meloni, con 136,5 miliardi di euro nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026 si raggiungerà uno stanziamento «record» per la «storia d’Italia». Da quando è diventata presidente del Consiglio, Meloni ha spesso rivendicato questo risultato anche per il 2023 e il 2024. 

A grandi linee, le due cifre indicate dalla presidente del Consiglio sono corrette, se si considera l’attuale finanziamento del Fondo sanitario nazionale per il 2025 e il 2026 le risorse aggiuntive per i prossimi due anni. Ma come abbiamo spiegato in passato in un altro fact-checking, per almeno due motivi è fuorviante usare le cifre in valore assoluto del finanziamento al Fondo sanitario nazionale per cercare di dimostrare – come fa Meloni – che l’attuale governo ha messo più risorse dei suoi predecessori sulla sanità.

Quando parla di finanziamento al Fondo sanitario nazionale, Meloni fa riferimento a risorse espresse in termini nominali. Il valore del finanziamento del Servizio sanitario nazionale in termini nominali rappresenta l’importo totale assegnato senza tenere conto dell’inflazione o del potere d’acquisto nel tempo. In altre parole, è la cifra espressa nei prezzi correnti dell’anno in cui viene calcolata. Il valore del finanziamento in termini reali, invece, tiene conto dell’inflazione e riflette il potere d’acquisto effettivo della somma assegnata al fondo. In parole semplici, esprime quanto denaro sarebbe equivalente in un anno di riferimento con un livello di prezzi costante, permettendo di valutare l’effettivo potere di spesa del Servizio sanitario nazionale nel tempo.

Quindi, in un anno il valore delle risorse destinate al Fondo sanitario nazionale può essere più alto di un altro in termini nominali, ma più basso in termini reali, se si tiene conto dell’inflazione. Questo si vede bene nel grafico sottostante, realizzato dall’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica. Salvo rari casi, dal 2000 al 2024 il finanziamento al Servizio sanitario nazionale è sempre aumentato in valori nominali, ma contemporaneamente in vari anni c’è stato un calo in termini reali, dal momento che gli aumenti non hanno tenuto il passo dell’inflazione.
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Non è finita qui. Un altro modo per quantificare quante risorse mette uno Stato sulla sanità è rapportare il valore di queste risorse al Prodotto interno lordo (PIL), ossia – semplificando un po’ – alla ricchezza prodotta dal Paese. Come si vede sempre dal grafico sopra, nonostante in valori assoluti le risorse per il Servizio sanitario nazionale siano quasi sempre aumentate, il rapporto con il PIL è sceso in vari periodi, da ultimo gli anni successivi al 2020, quando è iniziata la pandemia di Covid-19, che ha fatto crollare il PIL, oltre a spingere i governi a stanziare più risorse sulla sanità. 

Con la nuova legge di Bilancio, la percentuale degli stanziamenti per la sanità in rapporto al PIL non aumenterà rispetto alla percentuale registrata nel 2024. Questo mancato aumento lo ha confermato lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti in conferenza stampa, che ai giornalisti ha ammesso: «Manteniamo invariata la percentuale rispetto al PIL». Stiamo parlando dunque per il 2025 di uno stanziamento complessivo per il Servizio sanitario pari al 6,3 per cento del PIL.

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