Non è vero che il governo Meloni ha messo più soldi di tutti sulla sanità

Lo ha ripetuto in campagna elettorale la presidente del Consiglio, citando però solo un numero e non altri 
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Durante la campagna elettorale delle elezioni europee, in cui il suo partito è stato il più votato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato più volte quello che, a detta sua, è uno dei risultati più importanti raggiunti dal suo governo. «Questo è il governo che ha messo sul fondo sanitario più soldi in assoluto rispetto agli altri governi: 134 miliardi di euro nel fondo sanitario del 2024 non erano mai stati messi da nessuno prima di noi», ha dichiarato per esempio Meloni il 5 giugno ospite del TG La7, ripetendo un concetto già espresso quattro giorni prima in Piazza del Popolo a Roma: «Questo è il governo che ha messo più soldi della sanità nella storia repubblicana: sono numeri non sono opinioni».

Questi numeri, a cui ha fatto appello Meloni, le danno ragione oppure no? In breve la cifra citata è corretta, ma è fuorviante e scorretto usarla per dimostrare che l’attuale governo è quello che ha finanziato di più la sanità nazionale.

Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale

Innanzitutto chiariamo a che cosa ha fatto riferimento Meloni nelle sue dichiarazioni: in un caso la presidente del Consiglio ha parlato del «fondo sanitario», in un altro di «soldi della sanità». Quando si parla di questo tema, bisogna distinguere tra il finanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e la spesa sanitaria. Il primo rappresenta la quantità di risorse che lo Stato distribuisce alle regioni per garantire i servizi sanitari, mentre la seconda è quanto effettivamente le regioni spendono. Quando Meloni dice che con il suo governo i soldi al fondo sanitario hanno raggiunto il massimo storico, fa riferimento alle risorse del fondo per il Servizio sanitario nazionale. 

In valori assoluti, come certificato anche dalla Corte dei Conti, è vero che nel 2024 le risorse per il Servizio sanitario nazionale raggiungeranno i 134 miliardi di euro, grazie alle nuove risorse stanziate dal governo Meloni. Come mostra il grafico, questa cifra è la più alta mai raggiunta.
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Va però detto che, salvo poche eccezioni, il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale è costantemente aumentato dal 2000 in poi. 

La differenza tra nominale e reale

In più, stiamo parlando di risorse espresse in termini nominali. Il valore del finanziamento del Servizio sanitario nazionale in termini nominali rappresenta l’importo totale assegnato senza tenere conto dell’inflazione o del potere d’acquisto nel tempo. In altre parole, è la cifra espressa nei prezzi correnti dell’anno in cui viene calcolata. Il valore del finanziamento in termini reali, invece, tiene conto dell’inflazione e riflette il potere d’acquisto effettivo della somma assegnata al fondo. In parole semplici, esprime quanto denaro sarebbe equivalente in un anno di riferimento con un livello di prezzi costante, permettendo di valutare l’effettivo potere di spesa del Servizio sanitario nazionale nel tempo.

L’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica ha calcolato il finanziamento del Servizio sanitario nazionale proprio in termini reali. Nel grafico, le risorse che tengono conto dell’aumento dell’inflazione sono indicate con le barre di colore rosso, mentre le risorse in termini nominali sono quelle indicate con le barre di colore blu. Come si vede, il finanziamento del Servizio sanitario nazionale in termini reali raggiunto nel 2024 è leggermente più basso di quello del 2022 e di altri anni ancora precedenti.
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Si potrebbe obiettare che si sono registrati valori significativamente superiori solo durante gli anni della pandemia di Covid-19, in particolare tra il 2020 e il 2021, quando il fabbisogno del Sistema sanitario nazionale ha richiesto un impiego di risorse straordinario. Questo è in parte vero, ma è anche vero che, guardando altri indicatori, le risorse non sono le più alte mai stanziate. 

Il rapporto con il Pil

Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil) – indicato con la linea gialla nel grafico sopra – è più basso rispetto ai livelli raggiunti in alcuni anni precedenti alla pandemia di Covid-19, quando il crollo del Pil ha fatto impennare il rapporto del finanziamento con il Pil. In economia, di solito si guarda il livello di spesa in un settore in rapporto al Pil perché in questo modo si capisce quanto si spende in quel settore rispetto al reddito prodotto dall’intero Paese. Per esempio, per contestualizzare bene i numeri, è importante capire se il finanziamento del Servizio sanitario nazionale non solo è più alto rispetto a vent’anni fa in termini nominali o reali, ma se lo è anche in rapporto alla crescita dell’economia nel suo complesso.

Nello specifico, il rapporto percentuale con il Pil è stato in crescita costante fino al 2008, anno in cui è iniziata una grave crisi economica, per poi fermarsi e calare ancora negli anni successivi. Questo rapporto è tornato a crescere, e di molto, durante la pandemia, sia per la crescita della spesa sia per il crollo del Pil, che sta al denominatore nel rapporto. Nel 2024 il rapporto tra il finanziamento del Servizio sanitario nazionale e il Pil è più basso rispetto agli anni precedenti alla pandemia, anche tenendo in conto lo stanziamento record di 134 miliardi di euro. Questo non significa necessariamente che Meloni stia definanziando la sanità, ma è la prova che il solo dato in termini nominali non basta per comprendere se il finanziamento sia a un livello adeguato o se sia effettivamente in crescita rispetto agli scorsi anni.

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