Il 28 marzo la Camera ha iniziato l’esame della proposta di riforma costituzionale, presentata dal capogruppo di Liberi e uguali Federico Fornaro e da altri sette deputati del centrosinistra, che chiede di modificare l’articolo 57 della Costituzione, quello sulle regole base per l’elezione dei senatori. In sostanza, la proposta di riforma mira a far sì che il Senato venga eletto su base nazionale e non più regionale, come invece succede oggi. Questa riforma, insieme con la modifica dei regolamenti di Camera e Senato, era uno dei cosiddetti “correttivi” pattuiti dal Partito democratico e Leu con il Movimento 5 stelle nel formare il secondo governo Conte, a settembre 2019, e dare il via libera al taglio dei parlamentari, poi confermato a settembre 2020 con un referendum.
La proposta di riforma cerca di risolvere un potenziale problema creato proprio dalla riduzione del numero dei parlamentari, che dalla prossima legislatura passeranno da 945 a 600. Se l’elezione dei senatori restasse su base regionale, infatti, c’è il rischio che nelle regioni più piccole i seggi a disposizione diminuiscano e vengano assegnati alle forze politiche con più voti, escludendo le minoranze. Il percorso della riforma si preannuncia però complicato, viste le divisioni all’interno della maggioranza che sostiene il governo Draghi.
La proposta di riforma cerca di risolvere un potenziale problema creato proprio dalla riduzione del numero dei parlamentari, che dalla prossima legislatura passeranno da 945 a 600. Se l’elezione dei senatori restasse su base regionale, infatti, c’è il rischio che nelle regioni più piccole i seggi a disposizione diminuiscano e vengano assegnati alle forze politiche con più voti, escludendo le minoranze. Il percorso della riforma si preannuncia però complicato, viste le divisioni all’interno della maggioranza che sostiene il governo Draghi.