Ai referendum su cittadinanza e lavoro, gli elettori all’estero hanno votato meno e con maggiore scetticismo verso i quesiti rispetto agli elettori residenti in Italia. Con un’affluenza del 23,8 per cento – inferiore alla media nazionale del 30,6 per cento – hanno contribuito ad abbassare l’affluenza complessiva, fermatasi al 29,9 per cento. In più, i risultati mostrano che gli elettori all’estero sono stati più critici sui cinque quesiti, con percentuali di Sì sempre sotto il 70 per cento.
Dal 2001 gli italiani residenti all’estero possono votare per corrispondenza, grazie alla cosiddetta legge “Tremaglia”, dal nome dell’allora ministro per gli Italiani nel mondo. Negli anni, il peso dell’elettorato estero è aumentato, sia per l’incremento delle cittadinanze concesse agli stranieri sia per l’emigrazione di chi vive in Italia. Nel 2003 gli italiani all’estero rappresentavano il 4,6 per cento del totale degli elettori, oggi sono il 10,3 per cento: vent’anni fa erano 2,4 milioni, oggi 5,3 milioni.
In totale, ai referendum hanno votato dall’estero oltre 1,2 milioni di elettori, con differenze tra un Paese e l’altro, sia in termini di affluenza sia per l’esito dei quesiti referendari [1].
Dal 2001 gli italiani residenti all’estero possono votare per corrispondenza, grazie alla cosiddetta legge “Tremaglia”, dal nome dell’allora ministro per gli Italiani nel mondo. Negli anni, il peso dell’elettorato estero è aumentato, sia per l’incremento delle cittadinanze concesse agli stranieri sia per l’emigrazione di chi vive in Italia. Nel 2003 gli italiani all’estero rappresentavano il 4,6 per cento del totale degli elettori, oggi sono il 10,3 per cento: vent’anni fa erano 2,4 milioni, oggi 5,3 milioni.
In totale, ai referendum hanno votato dall’estero oltre 1,2 milioni di elettori, con differenze tra un Paese e l’altro, sia in termini di affluenza sia per l’esito dei quesiti referendari [1].