Che cosa dicono i nuovi dati sui redditi dichiarati in Italia

Sono relativi al 2023: raccontano quanto dichiarano i contribuenti, chi sostiene di più il fisco e le differenze tra lavoratori, territori e fasce d’età
AFP
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Nel 2024, in Italia i contribuenti hanno dichiarato redditi più alti rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dai nuovi dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicati il 16 aprile e relativi ai guadagni del 2023. Ma se si tiene conto dell’inflazione registrata due anni fa, l’aumento dei redditi non ha compensato il rincaro del costo della vita [1]. 

In media, i 42,6 milioni di contribuenti hanno dichiarato 23.950 euro lordi, circa 1.150 euro in più rispetto all’anno prima. In termini nominali, cioè senza guardare l’inflazione, c’è stato un aumento del 5 per cento. In termini reali invece, cioè considerando l’aumento dei prezzi, il reddito dichiarato è sceso in media di 90 euro (-0,4 per cento). Nel complesso, a causa anche dell’impatto dell’inflazione, il reddito medio dichiarato in Italia è sostanzialmente lo stesso da circa 15 anni.
L’anno scorso, oltre un terzo dei contribuenti ha dichiarato meno di 15 mila euro, e un altro terzo si colloca tra i 15 mila e i 26 mila euro. Solo l’1,7 per cento ha dichiarato più di 120 mila euro, con un reddito medio di 168 mila euro. La gran parte dei contribuenti, quindi, si concentra nelle fasce di reddito più basse.
Se si tolgono le imposte dal reddito lordo dichiarato e si divide per 13 mensilità, si scopre che il 64 per cento degli italiani vive con un reddito netto di circa 900 euro al mese.

Il fatto che così tante persone dichiarino redditi bassi fa sì che il peso del fisco ricada soprattutto su una minoranza. Nel complesso, i contribuenti hanno versato 190 miliardi di euro di IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche). Il 64 per cento dei contribuenti, che ha dichiarato meno di 26 mila euro, ha contribuito per il 17,4 per cento del totale, mentre l’1,7 per cento più ricco – con redditi sopra i 120 mila euro – ha versato da solo quasi il 23 per cento dell’intera imposta.

Ricordiamo, comunque, che l’IRPEF è un’imposta progressiva, cioè cresce all’aumentare del reddito. Anche questo spiega perché una quota molto ridotta di contribuenti versi una parte così ampia del totale dell’IRPEF: chi guadagna di più paga non solo su una base più ampia, ma anche con percentuali più alte.
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Le differenze tra i contribuenti

Dietro la media di quasi 24 mila euro di reddito dichiarati si nascondono ampie differenze tra le categorie di lavoratori, uomini e donne, giovani e anziani, e i territori. 

L’anno scorso, i lavoratori dipendenti hanno dichiarato in media 25.110 euro, i pensionati 23.730 euro, e i lavoratori autonomi 75.710 euro. Quest’ultimo dato, però, è probabilmente una sottostima dei reali guadagni degli autonomi: secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, l’evasione fiscale delle imposte sul reddito tra i lavoratori indipendenti è molto più alta rispetto a quella dei lavoratori dipendenti, le cui imposte sono trattenute alla fonte dal datore di lavoro.

In termini nominali, i redditi dichiarati sono cresciuti per tutti: +1,7 per cento per i dipendenti, +9,1 per cento per i pensionati e +10,2 per cento per gli autonomi. Ma in termini reali solo pensionati e autonomi hanno visto una crescita dei redditi: i dipendenti, infatti, si sono “impoveriti” a causa della crescita dell’inflazione, che ha eroso la crescita del reddito dichiarato.
I più giovani guadagnano meno: chi ha tra i 15 e i 24 anni ha dichiarato in media circa 8 mila euro. Il reddito medio sale a 21 mila euro tra i 25 e i 44 anni, raggiunge il picco tra i 45 e i 64 anni, con una media di oltre 28 mila euro, e scende a circa 24 mila euro dopo i 64 anni.
Anche l’anno scorso gli uomini hanno dichiarato in media redditi più alti delle donne: 28.080 euro contro i 19.410 euro. Questo divario è spiegato da vari fattori: per esempio, gli uomini tendono a essere pagati di più, ad accedere con maggiore facilità a ruoli più importanti, e meno spesso hanno contratti di lavoro part-time.

Le differenze territoriali

A livello territoriale, resta marcato il divario tra Nord e Sud: nel Nord-Ovest il reddito medio dichiarato è di 26.950 euro, nel Nord-Est 25.370 euro, nel Centro 24.660 euro e nel Mezzogiorno 19.570 euro.

Lo stesso discorso vale tra le singole regioni. La Lombardia è la regione con il reddito medio più alto (28.200 euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (27.300 euro). In fondo alla classifica c’è la Calabria, con 17.930 euro.
Tra le province, solo Milano supera i 30 mila euro di reddito medio (32.480). Seguono Monza e Brianza (28.530 euro) e Bologna (29.060 euro). Le più “povere” sono Crotone (17.040 euro), Vibo Valentia e Agrigento (17.200 euro).

Il comune più “ricco” è Portofino, in Liguria, con una media di 94.500 euro dichiarata da 277 contribuenti. Seguono Lajatico in Toscana (61.980 euro) e Basiglio in Lombardia (50.810 euro). In fondo alla classifica ci sono Cavargna (8.320 euro), Gurro (7.710 euro) e Valle Cannobina (8.720 euro), tutti piccoli comuni del Nord con poche centinaia di abitanti.

***


[1] Il “reddito” fa riferimento al reddito medio imponibile lordo, quello su cui si calcolano le imposte da pagare. Il reddito imponibile non corrisponde alla retribuzione annua lorda (RAL), ossia lo stipendio previsto dai contratti collettivi o che si negozia con il datore di lavoro. Questo, infatti, tiene conto dei contributi sociali versati all’INPS. Un reddito imponibile lordo di 23.950 euro corrisponde a una RAL di circa 26.400 euro, che su 13 mensilità corrisponde a un reddito netto di 1.500 euro e costa all’azienda 35.400 euro l’anno. In una busta paga, questo dato è normalmente indicato come “reddito imponibile” o “imponibile IRPEF”, mentre nella certificazione unica che rilascia il datore di lavoro è la voce “reddito da lavoro dipendente o assimilato”.

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