Quanto valgono l’evasione e l’economia sommersa in quattro grafici

Di recente sono state pubblicate le nuove stime del Ministero dell’Economia e dell’Istat, che vanno lette nel giusto contesto
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Nel 2020 l’evasione fiscale in Italia è calata rispetto al 2019, secondo le stime più recenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, mentre nel 2021 il valore delle attività illegali è ripreso a crescere rispetto all’anno precedente, secondo i calcoli pubblicati il 13 ottobre da Istat. 

Questi dati vanno letti nel giusto contesto: entrambi gli anni sono stati influenzati dalla crisi causata dalla pandemia di Covid-19 e bisogna fare attenzione a non confondere l’evasione con l’economia sommersa.

Le stime sull’evasione

A fine settembre il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato la nuova “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale contributiva”, scritta da una commissione di 15 esperti in varie materie, come l’economia, la statistica e il lavoro.

I dati della relazione fanno riferimento al 2020, dunque a tre anni fa: per avere stime affidabili sull’evasione fiscale è infatti necessario diverso tempo. La metodologia usata dagli esperti per quantificare quante tasse non sono regolarmente versate è complessa, ma in estrema sintesi gli esperti hanno analizzato i dati sulla contabilità nazionale, hanno stimato quali sarebbero state le entrate potenziali per il fisco e le hanno confrontate con quelle realmente incassate. Semplificando, la differenza tra quanto incassato e quanto si sarebbe dovuto incassare senza evasione è chiamata tax gap.

Quanto vale l’evasione fiscale

Nel 2020 l’evasione fiscale in Italia ha raggiunto un valore pari a 86,9 miliardi di euro, in calo di quasi 13 miliardi sull’anno precedente e di quasi 20 miliardi sui quattro anni prima. Per avere un ordine di grandezza, questo valore corrisponde al 5,3 per cento del Prodotto interno lordo italiano.
Gli 86,9 miliardi di euro si dividono in 76 miliardi di euro di mancate entrate tributarie e in 10,9 miliardi di mancate entrate contributive. Le prime risultano in calo rispetto al 2019 di 10,9 miliardi, le seconde di 1,8 miliardi. 

Come anticipato, va considerato che nel 2020 c’è stata la pandemia di coronavirus con lunghi mesi di lockdown e di restrizioni alla mobilità e al lavoro, che hanno contribuito a ridurre in modo significativo il gettito potenziale.

Come è composta l’evasione fiscale

Nel 2020 l’imposta evasa di più è stata, come nel 2019, l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) da lavoro autonomo e impresa per un valore pari a 28,2 miliardi di euro. Al secondo posto ci sono i 22,9 miliardi dell’Iva. Seguono l’Ires (imposta sul reddito delle società) con 8,5 miliardi, l’Imu e la Tasi (imposte comunali sugli immobili) con 5,2 miliardi, l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) con 4,6 miliardi, l’Irpef da lavoro dipendente irregolare per 3,9 miliardi e poi alcune tasse e imposte minori.
L’evasione dei contributi è composta da due voci: i contributi a carico del lavoratore dipendente evasi valgono 2,5 miliardi di euro, quelli a carico del datore di lavoro 8,3 miliardi. 

Quali sono le tasse più evase

Oltre ai valori assoluti delle singole voci che compongono l’evasione fiscale e contributiva, si può guardare quanto è evasa un’imposta sul totale del gettito atteso. Insomma, più è alta la percentuale dell’imposta evasa, meno questa imposta è pagata rispetto a quanto dovrebbe esserlo.
L’Irpef da lavoro autonomo, ossia che dovrebbero pagare i lavoratori indipendenti e le partite Iva, è l’imposta più evasa: il suo tax gap è pari al 69,7 per cento. Nessun’altra tassa ha una propensione così alta all’evasione. L’Ires si ferma al 24,9 per cento, l’Imu e la Tasi al 22,1 per cento, l’Iva al 19,2 per cento e l’Irap al 17,7 per cento. Seguono il canone Rai (11,2 per cento), le accise sull’energia (10,8 per cento), le addizionali locali sull’Irpef (6,3 per cento), l’Irpef da lavoro dipendente (2,4 per cento) e le imposte sugli affitti (1,6 per cento). 

Tutte queste percentuali sono calate nel 2020 rispetto al 2019, tranne che quelle del canone Rai, delle accise sui prodotti energetici e dell’Ires, in leggera crescita. L’evasione del canone Rai è in aumento da diversi anni, dopo il calo dell’evasione raggiunto con l’inserimento del suo pagamento nella bolletta dell’energia elettrica. 

Le regioni meridionali tendono ad avere una maggiore propensione all’evasione delle imposte. Per esempio il tax gap dell’Imu in Calabria è del 40 per cento e in Campania, Sicilia e Basilicata è tra il 30 e il 35 per cento, contro il 10,9 per cento dell’Emilia Romagna e l’11,5 per cento della Valle d’Aosta.

Quanto vale l’economia sommersa

L’evasione fiscale e contributiva è solo una parte della cosiddetta economia non osservata, che invece è l’unione tra l’economia sommersa e quella illegale. Nell’economia sommersa rientrano, oltre all’evasione fiscale, componenti come il lavoro irregolare e gli affitti in nero, mentre nell’economia illegale rientrano sia la produzione illegale e la vendita di beni sia i beni legali che sono venduti da operatori non autorizzati.

Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 l’economia non osservata in Italia ha raggiunto un valore pari a 192 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 174,6 miliardi del 2020. In entrambi gli anni stiamo parlando di una cifra pari al 10,5 per cento rispetto al Pil. La grande differenza tra il 2021 e il 2020, a parità di incidenza sul Pil, è dovuta al crollo dell’economia causato dalla pandemia di Covid-19.
Nel 2021 l’economia sommersa da sotto-dichiarazione, ossia la pratica con cui si dichiara meno del dovuto, ha raggiunto i 91,4 miliardi di euro, quella da lavoro irregolare i 68 miliardi, le altre componenti 14 miliardi e le attività illegali 18 miliardi. Tra il 2020 e il 2021 è aumentato il peso della sottodichiarazione e sono calate tutte le altre componenti. 

L’economia sommersa pesa per il 35 per cento sul valore aggiunto del settore “Altri servizi alle persone”, per il 21 per cento su quello del “Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione” e per il 18 per cento su quello delle “Costruzioni”.

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