Alcune storie false, si sa, hanno più fortuna di altre. Se è quasi una legge non scritta della disinformazione che tanto più è “caldo” il tema su cui va a insistere la bufala, tanto maggiore sarà la sua diffusione, abbiamo raccolto alcuni dei temi che permettono alle falsità di diffondersi in pochissimo tempo.
Non solo. Insieme ai nostri colleghi finlandesi di FaktaBaari, ci siamo chiesti se questi argomenti siano una peculiarità italiana o se invece non accada lo stesso anche in altri Stati europei.
Disinformazione all’italiana
Immigrazione, religione musulmana e “casta”: sono questi alcuni dei temi in cui ci imbattiamo più frequentemente sui siti di disinformazione italiani.
I migranti
Per quanto riguarda il primo tema, un “grande classico” – per così dire – sono gli articoli in cui si spiega che un presunto italiano in difficoltà sarebbe stato abbandonato dallo Stato italiano in favore di un più fortunato migrante (percettore, tra le altre cose, dei famosi 35 euro al giorno).
L’Islam
C’è poi un ampio filone di bufale riguardanti la religione islamica. Queste di solito aizzano l’odio religioso facendo perno, con informazioni false, su presunte differenze culturali tra Cristianesimo e Islam o sfruttando l’esistenza di scenari di crisi o conflitto in Paesi islamici per creare e diffondere notizie inventate.
La “casta”
Per quanto riguarda infine il tema “casta”, sono molti i politici finiti nel mirino dei disinformatori di professione. Ancora oggi, per esempio, circola questa foto fasulla di Maria Elena Boschi in perizoma al momento del suo giuramento come ministro. Allo stesso tempo, sono numerosi i casi in cui vengono inventate notizie false sugli stipendi dei parlamentari o sulla loro condizione economica privilegiata.
Nel complesso possiamo quindi dire che le notizie false più popolari facciano leva in prevalenza su due sentimenti: la paura del diverso e l’invidia sociale.
E in Finlandia?
Per indagare le bufale più ricorrenti negli altri Paesi europei abbiamo usato TrulyMedia – una piattaforma europea di fact-checking collaborativo – nell’ambito del progetto Soma, di cui Pagella Politica è partner.
Tramite TrulyMedia abbiamo contattato i nostri colleghi di FaktaBaari – un sito di fact-checking finlandese.
Da questo colloquio è emerso che mentre alcune tematiche vengono trattate negli stessi termini di quanto fatto dai siti di disinformazione italiani, altre hanno caratteristiche diverse.
La “casta”
Secondo Katriina Lundelin di FaktaBaari la classe politica del Paese nordico «è raramente oggetto della propaganda dei siti di disinformazione».
Non è però insolito che alcuni partiti di destra – come il Finns Party, alleato della Lega in Europa – «pubblichino storie sui salari di burocrati europei o di operatori di organizzazioni umanitarie che non apprezzano» spesso «senza riportare numeri precisi».
In Finlandia sembra insomma più popolare prendersela con i “grigi burocrati” di Bruxelles o con il personale delle Ong che salvano i migranti, piuttosto che con i rappresentanti del popolo.
I migranti
Se a differenza dell’Italia in Finlandia la classe politica non è uno dei bersagli preferiti della disinformazione, i migranti lo sono, «praticamente ogni giorno».
Per fare un esempio, FaktaBaari ci ha riferito che una delle storie che stavano verificando di recente riguardava i migranti e Mastercard. Una storia che, a detta della fact-checker finlandese, è da subito sembrata «fin troppo assurda per essere vera».
Secondo un sito di disinformazione del Paese (Extrauutiset), l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) – in collaborazione con il filantropo di origini ungheresi George Soros – fornirebbe delle carte di credito Mastercard per acquistare vestiti, cellulari e persino armi.
Questa è una bufala che è circolata in mezza Europa da diversi mesi. Anche noi ce ne eravamo occupati nel novembre del 2018, quando era stata ripresa da Giorgia Meloni e da alcuni siti di informazione italiani.
Come avevamo dimostrato già allora, la storia è falsa: Soros non era mai stato coinvolto nella storia, e l’Unhcr aveva semplicemente deciso nel 2011 di trasferire tramite bancomat i sussidi dovuti ai rifugiati (pari a tre euro al giorno) per velocizzarne la distribuzione. Oltretutto i bancomat funzionavano solo nel Paese di rilascio, elemento che smonta alla base qualsiasi teoria di “invasione pianificata” del continente europeo finanziata da Soros o da altri.
Ciò però non ha impedito che la notizia si diffondesse, con accenti razzisti e complottisti, dalla Croazia all’Olanda, passando per la Francia, fino ad arrivare, appunto, alla lontana Finlandia.
Vaccini e negazionismo
In una posizione intermedia in termini di ricorrenza sul web si piazzano invece, secondo FaktaBaari, le bufale sulla pericolosità della medicina tradizionale e quelle sull’olocausto.
Per quanto riguarda il primo argomento, bersaglio della disinformazione sono spesso i vaccini, accusati di portare i bambini ad «ammalarsi 5 volte più spesso di quelli non vaccinati». Un numero privo di fondamento, che i nostri colleghi di Butac avevano verificato circolare anche tra gli antivaccinisti italiani.
Per quanto riguarda invece il giudaismo, lo sterminio degli ebrei rimane un tema largamente ripreso da siti come Magneettimedia.com. Il sito – che fa propaganda di estrema destra – ha pubblicato per esempio una revisione dell’olocausto in cinque “puntate”, in cui vengono riportati due degli argomenti tipici e falsi del negazionismo: il numero di vittime sarebbe nettamente inferiore ai 6 milioni e il piano coordinato per il loro sterminio non sarebbe mai esistito, come invece provato durante il processo di Norimberga.
Cetrioli e vongole
Esiste poi un tipo di disinformazione che pur avendo una base comune di partenza sovranazionale, viene riempita di contenuti tipicamente nazionali. Rientra in questa famiglia, per esempio, la disinformazione sulle norme europee.
In Italia, manco a dirlo, si declina anche sul cibo.
Nel febbraio 2019, per esempio, il 42 per cento degli italiani intervistati da Factcheck.Eu credeva a torto che l’Ue imponesse la forma che devono avere i cetrioli messi in vendita nel nostro Paese.
Di tenore simile è la notizia sull’Europa che imporrebbe all’Italia di pescare vongole con un diametro di 25 millimetri, una tesi sostenuta nel 2015 anche dall’allora europarlamentare Matteo Salvini. La norma, a tutela dell’ambiente, era però già in vigore in Italia dagli anni Sessanta e soprattutto non era stata imposta dall’Europa.
…e saune?
Se in Italia la disinformazione si concentra sulla tradizione culinaria, in Finlandia la propaganda di alcuni partiti si è più volte focalizzata su una delle usanze tipiche del Paese: la sauna.
In questo video, pubblicato dal Finns Party in vista delle elezioni europee, l’Europa era accusata di aver imposto un divieto sulla combustione del legno per la sauna.
Come però aveva già verificato FaktaBaari nel 2014, l’Unione Europea aveva semplicemente emanato una direttiva sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia, senza che le saune ricadessero nel suo ambito di applicazione.
In conclusione
I migranti, la medicina tradizionale e le persone di religioni e culture differenti sono spesso nel mirino dei disinformatori di professione finlandesi. Un fenomeno, questo, che accomuna il Paese nordico al nostro.
La classe politica nazionale deve invece godere di migliore stima tra i cittadini finlandesi, perché raramente i politici finnici finiscono nel mirino dei siti di disinformazione. A essere oggetto della propaganda dei partiti populisti di destra come il Finns Party sono più facilmente i funzionari europei e gli operatori di organizzazioni umanitarie.
Infine, anche la disinformazione sull’Unione Europea accomuna i due Paesi. Al livello di bufale più “pop”, si parla di cibo in Italia e di saune in Finlandia.
In futuro indagheremo se anche altri Paesi sono in linea con questa tendenza o se, in altri Stati, le storie di disinformazione su tematiche nazionali superino invece per rilevanza quelle di carattere tipicamente transnazionale (come l’immigrazione e l’islamofobia).
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