I fatti dietro la promessa: Berlusconi e l’aumento delle pensioni a mille euro al mese

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, il leader di Forza Italia ha riproposto uno dei suoi cavalli di battaglia. Al di là della proposta, ecco che cosa dicono i dati
Ansa
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Il 22 luglio, in un’intervista al Tg5 su Canale 5, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ha presentato le principali proposte del programma del suo partito per le elezioni politiche del 25 settembre. Tra le varie cose, Berlusconi ha rilanciato un suo cavallo di battaglia, ossia l’aumento delle pensioni. Più nel dettaglio, il leader di Fi ha proposto di alzare «tutte le nostre pensioni ad almeno mille euro al mese per 13 mensilità». 

Questa idea, come detto, non è nuova. Anzi, abbiamo verificato e cinque anni fa, in occasione delle elezioni politiche del 2018, aveva fatto la stessa identica promessa. Il 26 luglio, in un post pubblicato sul suo profilo Twitter, Berlusconi ha rilanciato nuovamente la proposta, precisando che l’aumento a mille euro riguarderà anche «chi non ha mai potuto pagare contributi come le nostre mamme e le nostre nonne».

Ma quante sono, nel concreto, le pensioni sotto i mille euro al mese in Italia? E quanto costerebbe per le casse dello Stato aumentarle fino a questa somma?

Gli importi delle pensioni in Italia

Partiamo innanzitutto dal numero di pensioni sotto i mille euro. In base ai dati più aggiornati pubblicati dall’Istat, nel 2020 le pensioni vigenti, cioè quelle attive, erano poco più di 22,7 milioni.

In questo totale rientrano molte categorie diverse di assegni pensionistici, tra cui per esempio le pensioni di vecchiaia e anzianità (quella che viene assegnata una volta raggiunta l’età minima e il numero minimo di anni di contributi), gli assegni e le pensioni di inabilità (gli assegni per chi perde in tutto o in parte la capacità di lavorare) e le pensioni per i superstiti (quelle riconosciute ai familiari di un pensionato deceduto). Non tutte le pensioni sono erogate dall’Inps, che comunque ne gestisce la grande maggioranza: secondo i dati più aggiornati, le pensioni Inps sono quasi 18 milioni.
I 22,7 milioni totali, è bene precisarlo, non corrispondono al numero di pensionati ma a quello degli assegni. A volte, infatti, può accadere che un pensionato abbia diritto a più di una pensione, magari di diverso tipo, come una pensione di vecchiaia e una di invalidità. Secondo i dati più aggiornati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni, al 1° gennaio 2022, i cittadini tra i 75 e i 79 anni avevano in media circa una pensione a testa, mentre chi ha più di 90 anni arrivava ad avere in media quasi due pensioni. 

Il motivo, secondo l’Inps, è che in generale con l’avanzare dell’età c’è una maggiore probabilità di rimanere invalidi e di rimanere vedovi, beneficiando nel primo caso di una pensione di invalidità e, nel secondo, di una pensione da superstite in aggiunta alla pensione di vecchiaia e anzianità.  

Per quanto riguarda gli importi, nel 2020 le pensioni che non arrivavano ai mille euro, ossia quelle che Berlusconi vorrebbe aumentare, erano la maggioranza di tutti gli assegni erogati: circa 13,6 milioni, quasi il 60% del totale. 
Se si considerano invece solo le pensioni di vecchiaia e anzianità, il numero di assegni che non arrivavano a mille euro si abbassa. Nel 2020, questi ultimi erano circa 4,6 milioni, pari al 38 per cento su un totale di circa 12 milioni di pensioni di vecchiaia e anzianità. 

Ma quanto costerebbe, dati alla mano, aumentare queste pensioni fino alla soglia di mille euro come proposto da Berlusconi?

I costi della proposta di Berlusconi

La proposta di aumentare le pensioni è uno degli storici cavalli di battaglia del leader di Forza Italia. 

L’8 maggio 2001, per esempio, in vista delle elezioni politiche che si sarebbero tenute cinque giorni dopo, Berlusconi firmò simbolicamente, durante una puntata della trasmissione Porta a porta, su Rai1, il celebre “Contratto con gli italiani” in cui promise di aumentare le pensioni minime «ad almeno un milione di lire al mese» (l’euro inizierà a circolare in Italia di lì a poco, a partire dal 1° gennaio 2002) . 

La promessa venne mantenuta dal secondo governo Berlusconi, con la legge finanziaria del 2002, anche se con alcuni limiti. Più nel dettaglio, l’importo minimo dell’assegno pensionistico venne aumentato fino a 516,46 euro mensili, pari appunto a circa un milione di lire. L’aumento non fu però indiscriminato e non riguardò tutte le categorie di pensionati. La legge finanziaria prevedeva infatti che l’aumento pensionistico sarebbe andato ai soggetti con più di 70 anni (60 anni nel caso di persone invalide) e un reddito annuo non superiore a 6.713,98 euro. Per quanto riguarda il costo del provvedimento, all’epoca il governo stimò una spesa massima in quasi 2,2 miliardi di euro all’anno.  
Sedici anni dopo, il 19 novembre 2017, in vista delle elezioni politiche del 2018, Berlusconi rilanciò la proposta di aumentare le pensioni, questa volta «ad almeno mille euro al mese per 13 mensilità». Curiosità: questa promessa è identica a quella lanciata alcuni giorni fa dal leader di Forza Italia.   

Due mesi dopo, il 17 gennaio 2018, l’agenzia di stampa Askanews cercò di stimare quanto sarebbe costato in quel caso l’aumento delle pensioni promesso da Berlusconi. Più nel dettaglio, se i criteri per l’accesso all’aumento pensionistico fossero stati gli stessi adottati nel 2001 dal secondo governo Berlusconi (età superiore ai 70 anni e reddito annuo non superiore a 6.713,98 euro), l’agenzia di stampa stimò che l’aumento pensionistico sarebbe costato alle casse dello stato circa 18 miliardi di euro: circa 7 miliardi per alzare 1,7 milioni di pensioni sotto i 500 euro, 7 miliardi per aumentare 4,1 milioni di pensioni superiori a 500 euro e inferiori a mille e circa 3,4 miliardi per aumentare l’importo di circa 3 milioni di assegni di invalidità, supponendo per questi ultimi un assegno medio del valore di 420 euro. In questo caso, è bene comunque ricordare che si tratta di una stima e che va presa con la dovuta cautela, dato che il provvedimento proposto da Berlusconi non è mai stato messo in atto. 

Per quanto riguarda la nuova promessa di Berlusconi, il sito di analisi e informazione economica lavoce.info ha stimato che, se la proposta venisse attuata, potrebbe portare a una spesa ingente per le casse dello Stato. Quest’ultimo, infatti, potrebbe spendere fino a 31 miliardi di euro in più solo per aumentare a mille euro le cosiddette “pensioni assistenziali”, ossia gli assegni slegati dal versamento dei contributi, come per esempio l’assegno sociale, la pensione per i cittadini over 67 a basso reddito, che in generale non arriva a 500 euro mensili. 

Tra l’altro, in un tweet pubblicato il 26 luglio, il leader di Forza Italia ha rilanciato la proposta, aggiungendo che l’aumento delle pensioni riguarderà anche tutte le persone che non hanno mai versato i contributi. Secondo lavoce.info, un provvedimento del genere porterebbe a effetti distorsivi per il sistema italiano: garantire una pensione minima a mille euro anche a chi non ha versato i contributi potrebbe essere infatti un ulteriore incentivo a non pagarli, favorendo indirettamente il lavoro irregolare. 

 

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