Il problema dei parlamentari che devono sdoppiarsi nelle commissioni

Il taglio del numero di deputati e senatori sta avendo conseguenze sulle piccole assemblee che esaminano le leggi prima della loro approvazione, come raccontano vari politici di maggioranza e opposizione
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A causa del taglio del numero dei parlamentari in questa legislatura vari deputati e senatori devono partecipare contemporaneamente ai lavori di più commissioni. La riforma costituzionale, approvata con un referendum costituzionale nel 2020, ha ridotto da 945 a 600 i componenti del Parlamento, per la prima volta nell’attuale legislatura, ma non sono ancora stati adottati tutti gli accorgimenti necessari per adattare le camere a questa riduzione.

Una delle conseguenze del taglio dei parlamentari è stata infatti la riduzione del numero di senatori e deputati che possono far parte delle commissioni parlamentari. Queste sono piccole assemblee interne che svolgono un ruolo centrale nei lavori di Camera e Senato perché esaminano le proposte di legge prima che vadano al voto in aula.

Quali conseguenze sta avendo tutto ciò sull’andamento dei lavori di Camera e Senato? Che cosa significa per un senatore o per un deputato alternarsi tra una commissione e l’altra? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati.

I “sostituti” del governo

La riforma costituzionale del taglio dei parlamentari ha comportato conseguenze sui regolamenti interni delle due camere. Al momento il regolamento della Camera è stato modificato e adeguato alla riduzione dei deputati solo nella parte riguardante le soglie minime per la creazione di un gruppo parlamentare, ma non in quella riguardante la composizione delle commissioni. Alla Camera ci sono ancora 14 commissioni permanenti, come nella precedente legislatura, quando c’erano 630 deputati anziché 400. Il Senato ha riformato invece il suo regolamento riducendo tra le altre cose il numero di commissioni permanenti, passate da 14 a 10. 

Rispetto ai colleghi di opposizione i parlamentari di maggioranza hanno il compito di sostituire deputati e senatori che hanno assunto incarichi nel governo Meloni. Al Senato sono 19 i senatori che fanno parte del governo: nove ministri, un viceministro e nove sottosegretari. Alla Camera i deputati che hanno assunto incarichi di governo sono in totale 26: la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sette ministri, sei viceministri e 12 sottosegretari. La presenza di 45 parlamentari all’interno del governo ha un’immediata conseguenza: quando i componenti del governo sono impegnati, vanno trovati “sostituti” nei lavori del Parlamento e soprattutto nelle commissioni parlamentari. Come hanno spiegato a Pagella Politica diversi parlamentari, gli effetti maggiori di queste sostituzioni si stanno avendo a Palazzo Madama, dove si è passati, in conseguenza del taglio, da 315 a 200 senatori.

I problemi al Senato

A differenza della Camera, il regolamento del Senato prevede che i gruppi parlamentari composti da un numero di senatori inferiore a quello delle commissioni possano designare uno stesso senatore in tre commissioni diverse, per essere meglio rappresentati. «Dal punto di vista personale è una situazione di grande impegno, che può determinare oggettivamente qualche disagio nel seguire due commissioni i cui lavori a volte possono sovrapporsi», ha spiegato a Pagella Politica Andrea De Priamo (Fratelli d’Italia), che fa parte sia della Commissione Affari costituzionali – in sostituzione della collega di partito, la ministra del Turismo Daniela Santanchè – sia della Commissione Ambiente. «Sono comunque due commissioni che mi piacciono moltissimo e mi interessano. È una grande opportunità dal punto di vista dell’esperienza e del confronto con i colleghi, sia di maggioranza sia di opposizione». Secondo il senatore di Fratelli d’Italia finora non ci sono state molte occasioni di sovrapposizione tra le due commissioni di cui fa parte. Se la concomitanza dei lavori «accade una volta ogni tanto non è un problema, ma quando comincia a capitare più spesso è chiaro che se io non vado due o tre volte di fila in una commissione rischio di perdermi del tutto l’esame di un provvedimento», ha spiegato De Priamo. 

«Bisogna organizzarsi con i colleghi del proprio gruppo sia tra le varie commissioni ma pure all’interno della singola commissione. Si cerca di ripartire tra di noi i diversi temi e le singole deleghe per cercare di diminuire il “raggio d’azione” di ogni senatore», ha spiegato il senatore Andrea Paganella (Lega), che segue i lavori della Commissione Affari esteri e Difesa e della Commissione Cultura, in sostituzione della collega di partito, la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni. Paganella ha detto che in Senato «molte volte alla stessa ora bisogna essere presenti sia da una parte sia dall’altra: in questi casi si privilegia l’importanza della seduta o se c’è un voto in una delle due commissioni». Il senatore ha spiegato che in una commissione c’è sempre la possibilità di farsi sostituire da un altro senatore: «Però a volte succedono situazioni “kafkiane”: in pratica ci sono vari colleghi che si devono far sostituire perché devono essere contemporaneamente presenti in una commissione o nell’altra».

Il nodo delle commissioni di inchiesta

Secondo il senatore Marco Lombardo (Azione) con il taglio dei parlamentari «i senatori sono per definizione componenti di più commissioni: ciò determina più difficoltà nella qualità dei lavori prodotti». 

Lombardo è il segretario della Commissione Politiche dell’Unione europea e fa parte sia della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sia della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Queste ultime due commissioni non rientrano tra quelle permanenti. In Parlamento esistono altre tipologie di commissioni, come appunto quelle speciali o d’inchiesta, che hanno il compito di indagare su specifiche tematiche. Ed è piuttosto normale che deputati e senatori già membri di una commissione permanente facciano parte pure di questi organismi. 

La riforma costituzionale del 2020 “costringe” però, in certi casi, lo stesso parlamentare a far parte di più commissioni di questo tipo. Tra l’altro i tempi per la creazione delle commissioni parlamentari d’inchiesta sono abbastanza lunghi, perché i gruppi parlamentari devono accordarsi su quali membri assegnare alle commissioni. In altre parole, la composizione delle commissioni parlamentari risente degli equilibri politici tra i partiti.

Agende fitte

La principale anomalia rimane comunque quella di vedere senatori e deputati partecipare allo stesso tempo a più commissioni permanenti. Secondo il senatore Filippo Sensi (Partito Democratico), che fa parte della Commissione politiche dell’Unione europea, quello che sta accadendo è «il risultato della sciagurata riduzione del numero dei parlamentari della scorsa legislatura». Il senatore del PD è vicepresidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani ed è uno dei componenti della Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio. «L’agenda dei lavori del Senato è molto stretta e di fatto si concentra nei giorni di martedì e mercoledì. Concentrando tutto in questi due giorni succede che pure il lavoro delle commissioni viene messo a ridosso, o a monte o a valle, del lavoro d’aula», ha affermato Sensi. Per il senatore del PD il risultato è «una compressione dei tempi del lavoro della commissione: se è tutto così concentrato e denso, chi sta in più commissioni è chiamato a dover scegliere in quale recarsi». 

«Da un punto di vista organizzativo non sempre è semplice riuscire a conciliare il tutto, soprattutto nei casi in cui le commissioni si riuniscono allo stesso orario», ha spiegato a Pagella Politica il deputato Alessandro Battilocchio (Forza Italia). Battilocchio fa parte sia della Commissione Politiche dell’Unione europea – in sostituzione del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani – sia della Commissione Lavoro. Nelle due commissioni «cerco di garantire la mia presenza nei casi delle discussioni più importanti». In più il deputato di Forza Italia è il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. «Tento di programmare i lavori sentendo tutti i gruppi politici, compatibilmente con quella che è l’organizzazione della Camera dei deputati», ha aggiunto. 

Per organizzare al meglio i propri lavori alcune commissioni hanno adottato alcuni “escamotage”. «In Commissione Politiche dell’Ue al Senato abbiamo ormai una prassi: facciamo due giornate di discussioni e una di votazione. Questo perché ci sono senatori che contestualmente sono in più commissioni e quindi non potrebbero garantire la loro presenza durante il voto», ha raccontato Lombardo. Inoltre «non è inusuale, per esempio, che alcune commissioni lavorino perché sono soprattutto i senatori delle opposizioni a garantire il numero legale», ha spiegato il senatore di Azione. Nelle commissioni al Senato «spesso ci sono colleghi della maggioranza che si affacciano dalla porta, vedono il numero dei presenti e se ne vanno. Oppure escono dall’aula della commissione appena si è conclusa una votazione», ha affermato Sensi.

Un problema per i gruppi più piccoli

I lavori delle commissioni non si sovrappongono soltanto per i parlamentari di maggioranza. Il problema riguarda anche gli esponenti dei gruppi più piccoli che siedono nei banchi delle opposizioni. È il caso della senatrice Aurora Floridia, vicepresidente del gruppo Misto in Senato ed esponente di Alleanza Verdi-Sinistra, che fa parte sia della Commissione Ambiente sia della Commissione Industria.  

«Al Senato le commissioni sono state ridotte, ma c’è stato un accorpamento delle tematiche. Alcune di queste vengono affrontate pochissimo e sono magari trascurate. Il tempo a disposizione per approfondire certi argomenti non c’è. Alla fine ci si concentra sulle tematiche con cui si ha affinità e con cui si inizia a fare un certo tipo di lavoro. A me per esempio interessano quelle legate all’ambiente, alla legge quadro sul clima, alla siccità e alle alluvioni», ha spiegato a Pagella Politica Floridia. L’esponente di Alleanza Verdi-Sinistra fa parte della Delegazione parlamentare italiana all’assemblea del Consiglio d’Europa ed è componente sia della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità sia della Commissione bicamerale di inchiesta sulla mafie. 

Secondo Battilocchio (Forza Italia) ci sono problemi pure alla Camera, dove il numero delle commissioni è rimasto identico rispetto alla precedente legislatura: «Nella scorsa legislatura c’erano 230 parlamentari in più. Da noi è rimasto lo stesso numero di commissioni bicamerali, lo stesso numero di delegazioni interparlamentari, come quelle alla Nato e al Consiglio d’Europa (le delegazioni parlamentari presso le assemblee internazionali sono in tutto sei, ndr)». 

Per Floridia bisognerebbe ragionare su come ottimizzare il lavoro dopo questo primo anno di legislatura. «Quando si introduce qualcosa di nuovo è giusto, dopo un certo periodo, capire che cosa va cambiato e adattato. È possibile per esempio non avere due commissioni allo stesso orario?». Secondo Sensi per ora il Parlamento procede come se fosse «ancora a “pieno carico” dopo la riduzione dei parlamentari: ma non lo è, e adesso ci si muove in una sorta di “terra di mezzo”».

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