Perché la Camera spende come prima, nonostante il taglio dei deputati

Il bilancio approvato dall’aula certifica che il ramo basso del Parlamento continuerà a costare quasi un miliardo di euro l’anno, per una serie di motivi
ANSA
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Il 2 agosto la Camera dei deputati ha approvato il conto consuntivo per l’anno finanziario 2022, ossia il documento in cui sono elencati tutti i dati contabili della gestione della struttura della Camera, e il progetto di bilancio per il 2023, che contiene le previsioni di spesa per l’anno in corso. Secondo i documenti, nel 2022 e nel 2023 le spese della Camera saranno più o meno identiche, nonostante a partire da questa legislatura, iniziata il 13 ottobre 2022, il numero di deputati sia sceso da 630 a 400.

Com’è possibile che nonostante la perdita di più di un terzo dei propri componenti la Camera continui a spendere gli stessi soldi?

Le spese per i deputati

Secondo Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia), uno dei tre membri del collegio dei questori della Camera, il fatto che la spesa prevista dalla Camera non sia aumentata nel 2023 è motivo di soddisfazione, dal momento che «una macchina imponente come quella parlamentare ha dei costi che prescindono da quanta gente la frequenta». 

Trancassini ha dichiarato a Pagella Politica che quest’anno sono aumentate una serie di voci di spesa che hanno di fatto azzerato i risparmi portati dal taglio dei parlamentari. «Se devi armare l’Amerigo Vespucci per fargli fare una traversata intorno al mondo, il numero di persone a bordo non dico sia irrilevante, ma comunque incide poco rispetto ad altre spese fisse», ha aggiunto il deputato di Fratelli d’Italia. Il Parlamento è il luogo dove si celebra la democrazia ed è inevitabile, e da un certo punto di vista anche giusto, che abbia costi importanti». La metafora di Trancassini è senza dubbio suggestiva ma, andando un po’ a indagare sui numeri, di quanti soldi stiamo parlando? 

Secondo il conto consuntivo approvato il 2 agosto, nel 2022 la Camera ha speso 960 milioni di euro, risparmiando 31 milioni rispetto ai 991 milioni di spesa previsti. Dei soldi spesi, in realtà, solo una piccola parte (il 7,7 per cento) è servita a pagare le indennità dei deputati in carica, circa 74 milioni di euro. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, in seguito all’insediamento del nuovo Parlamento, i deputati sono passati a 400, mentre nei nove mesi precedenti erano stati 630: questo ha generato un risparmio di circa 7,5 milioni di euro sul totale delle indennità da pagare che, a Parlamento invariato nel numero di componenti, sarebbe stato di poco più di 81 milioni di euro.

Ai 74 milioni di indennità vanno poi sommati altri 59 milioni per sostenere i vari rimborsi spese che spettano a tutti i parlamentari: qui sono stati risparmiati quasi tre milioni grazie al taglio dei deputati. In totale, quindi, nel 2022 i deputati sono costati circa 133 milioni di euro (il 14 per cento circa sul totale), registrando grazie al taglio dei parlamentari un risparmio di circa dieci milioni di euro rispetto alle previsioni.

Le previsioni di bilancio della Camera per il 2023 sono invece diverse. La riduzione di oltre un terzo dei deputati – che quest’anno si farà sentire su tutti e dodici i mesi – porterà ad abbassare il costo delle indennità dei deputati a 52,5 milioni di euro, a cui vanno sommati altri 31,5 milioni di rimborsi spese. Secondo le previsioni, nel complesso le indennità e i rimborsi dei 400 deputati costeranno alla Camera 84 milioni di euro, invece dei 143 milioni previsti inizialmente per il 2022, portando quindi un risparmio di circa 60 milioni di euro in un anno.

Moltiplicando questo dato per tutti e cinque gli anni della legislatura, il taglio dei parlamentari porterà, in termini di minori indennità e rimborsi ai deputati, quasi 300 milioni di euro di minori spese alla Camera, una cifra tutto sommato in linea con quanto previsto dai parlamentari favorevoli al taglio.

La spesa rimane la stessa

Al netto di questi risparmi, la dotazione della Camera per il triennio 2023-2025 rimane pressoché invariata rispetto al passato, con la previsione di spesa per l’anno in corso che si attesta sui 971 milioni di euro. Come accennato sopra, nel 2022 la spesa prevista inizialmente per la Camera era di 991 milioni di euro, quindi 20 milioni superiore rispetto al 2023. L’anno scorso però le previsioni tenevano conto della spesa una tantum di 18 milioni di euro che la Camera avrebbe sostenuto per l’acquisto di alcuni immobili. Al netto di questa spesa straordinaria, la previsione di spesa per il 2022 si abbassa a 973 milioni di euro, circa due milioni in più rispetto al 2023. A conti fatti, quindi, tra il 2022 e il 2023 il risparmio sulle previsioni di spesa è stato dello 0,2 per cento circa, nonostante il numero dei deputati si sia abbassato di 230 unità.

Un primo segno di questa continuità negli stanziamenti di bilancio si era già avuta a luglio 2022, quando l’allora presidente della Camera Roberto Fico (Movimento 5 Stelle) aveva approvato i progetti di bilancio per il triennio 2022-2024. All’epoca il taglio dei parlamentari non era ancora entrato in vigore e la Camera era composta da 630 deputati. Il documento approvato il 2 agosto 2023 è quindi il primo che certifica come in effetti le spese per la Camera, tra prima e dopo il taglio dei parlamentari, rimarranno le stesse.

Dal momento che un risparmio sulle indennità dei parlamentari c’è comunque stato, se i costi della Camera non sono cambiati vuol dire che sono state introdotte nuove spese, che di fatto hanno pareggiato i circa 60 milioni risparmiati annualmente con il taglio dei parlamentari. E così è stato.

Che cosa ha azzerato i risparmi

A conferma di ciò si può leggere la relazione dei questori della Camera, un collegio di tre deputati che fa parte dell’Ufficio di presidenza dell’aula e ha il compito di vigilare sull’applicazione delle norme che regolano i lavori della Camera. La relazione – firmata da Trancassini e dagli altri due questori, Alessandro Manuel Benvenuto (Lega) e Filippo Scerra (Movimento 5 Stelle) – riconosce che una riduzione di spesa c’è stata ed è dovuta, come abbiamo visto, «ai minori oneri per le spettanze dei deputati determinati dalla diminuzione del loro numero».

Nonostante questo, però, «altre voci di bilancio registrano aumenti, connessi a fenomeni di carattere generale che interessano tutto il Paese» oppure riguardano «specifiche decisioni sull’organizzazione e il funzionamento della Camera». Senza i risparmi generati dal taglio dei parlamentari, secondo i questori della Camera «mantenere la dotazione invariata» non sarebbe stato possibile.

Ma quali sono queste spese aggiuntive che hanno azzerato i risparmi portati dal taglio dei parlamentari? «In primo luogo abbiamo dovuto far fronte a una serie di fenomeni generali, come l’aumento dell’inflazione e il rincaro dei prezzi energetici, che hanno contribuito ad aumentare la spesa», ha proseguito Trancassini, che nel 2019 ha votato a favore della riforma costituzionale per ridurre i membri del Parlamento. «Poi bisogna tenere conto di alcune modifiche all’organizzazione e al funzionamento della Camera, come la riforma sul pagamento dei contributi dei collaboratori dei deputati». 

Trancassini si riferisce alla decisione, presa alla fine della scorsa legislatura e rivista lo scorso febbraio, di porre a carico del bilancio dell’aula il pagamento degli oneri contributivi del personale non dipendente della Camera, tra cui i collaboratori dei deputati, il cui stipendio rimane comunque pagato dal rimborso spese garantito ai parlamentari per le spese di esercizio di mandato. Questa nuova disciplina, che nel triennio 2023-2025 è stimata avere un costo di 15,1 milioni di euro l’anno, da sola azzera un quarto dei risparmi ottenuti con il taglio dei parlamentari.

Più nel dettaglio, varie voci di spesa tra il conto consuntivo del 2022 e il bilancio di previsione per il 2023 hanno registrato un aumento. Per esempio la spesa per le forniture di acqua, gas ed energia elettrica è aumentata di 4,6 milioni di euro a fronte del rincaro dei prezzi energetici.

Un’altra voce che segna un netto aumento è quella relativa al trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato. Nel 2022 questa voce è costata in totale circa 101 milioni di euro, a fronte di una previsione iniziale di quasi 134 milioni. Nel 2023, invece, le spese previdenziali a carico della Camera sono aumentate e il totale previsto per gli ex deputati è salito a oltre 147 milioni di euro. Facendo un confronto, tra il 2022 e il 2023 la previsione di spesa per i trattamenti previdenziali degli ex deputati è aumentata di 13,5 milioni di euro, «anche in conseguenza della fine della legislatura», come specifica la relazione dei questori. Secondo la relazione, inoltre, l’aumento sarebbe in linea con l’incremento percentuale della spesa pensionistica nazionale previsto, a livello tendenziale, dal Documento di economia e finanza (Def) del 2023.

Ma ci sono state anche voci che hanno segnato una diminuzione tra il 2022 e il 2023. Tra queste, la principale è quella relativa ai beni immobiliari. Lo scorso anno sul bilancio della Camera ha pesato per quasi 18 milioni di euro l’acquisto di alcuni immobili, tra cui un edificio di proprietà dell’Inail situato vicino a Roma e che da anni la Camera usava come deposito per documenti. Nel 2023 questa voce non è quindi presente, anche se, come spiega la relazione dei questori, la minore spesa è «parzialmente compensata, per 6,7 milioni di euro, dall’incremento delle restanti voci», tra cui l’aumento dei prezzi dei materiali e alcuni interventi di manutenzione straordinaria.

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