Da anni la comunicazione politica di alcuni partiti di destra, in Italia come in molti altri Paesi, dedica grande attenzione ai casi di cronaca che hanno per protagonisti persone immigrate, regolari o irregolari. 
L’obiettivo di questa strategia è duplice. Da un lato, si punta a convincere l’elettorato dei presunti pericoli legati all’immigrazione. Dall’altro, si vuole alimentare la percezione di insicurezza, descrivendo l’Italia come un Paese sempre più esposto a violenze e crimini, per poi proporre come soluzione misure presenti nei programmi elettorali, tra cui più poteri alle forze dell’ordine, regole più severe e pene più alte. In realtà, i dati mostrano da tempo un trend di calo dei reati e non indicano una relazione evidente e stabile tra immigrazione e criminalità. L’associazione tra i due fenomeni è frutto dunque di una costruzione narrativa che si regge più sulla percezione che sui numeri.
In questo articolo abbiamo analizzato le principali caratteristiche della comunicazione che in passato ha alimentato quella narrazione, per individuare alcune lezioni utili per il futuro. Si tratta di un esempio di prebunking, cioè un lavoro di prevenzione contro la disinformazione: diffondere conoscenze e consapevolezza per aiutare il pubblico a riconoscere le tecniche e le manipolazioni più ricorrenti. Fare prebunking non significa negare che esistano problemi di sicurezza o episodi di violenza causati da persone immigrate, ma collocarli nel giusto contesto.
L’obiettivo di questa strategia è duplice. Da un lato, si punta a convincere l’elettorato dei presunti pericoli legati all’immigrazione. Dall’altro, si vuole alimentare la percezione di insicurezza, descrivendo l’Italia come un Paese sempre più esposto a violenze e crimini, per poi proporre come soluzione misure presenti nei programmi elettorali, tra cui più poteri alle forze dell’ordine, regole più severe e pene più alte. In realtà, i dati mostrano da tempo un trend di calo dei reati e non indicano una relazione evidente e stabile tra immigrazione e criminalità. L’associazione tra i due fenomeni è frutto dunque di una costruzione narrativa che si regge più sulla percezione che sui numeri.
In questo articolo abbiamo analizzato le principali caratteristiche della comunicazione che in passato ha alimentato quella narrazione, per individuare alcune lezioni utili per il futuro. Si tratta di un esempio di prebunking, cioè un lavoro di prevenzione contro la disinformazione: diffondere conoscenze e consapevolezza per aiutare il pubblico a riconoscere le tecniche e le manipolazioni più ricorrenti. Fare prebunking non significa negare che esistano problemi di sicurezza o episodi di violenza causati da persone immigrate, ma collocarli nel giusto contesto.