Le posizioni dei partiti sulla tassa sugli “extraprofitti”

La Lega ha le posizioni più contraddittorie, mentre il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra sono i più favorevoli
EPA/MARIO CRUZ
EPA/MARIO CRUZ
Il governo Meloni sta scrivendo il disegno di legge di Bilancio per il 2025 che dovrà essere approvato dal Parlamento entro la fine dell’anno. Come nuova fonte di entrate per finanziare una parte di questa legge, si sta tornando a parlare della possibilità di introdurre una tassa sui cosiddetti “extraprofitti” delle banche. In parole semplici, si sta valutando se abbia senso far pagare agli istituti bancari un’imposta straordinaria, limitata nel tempo, sui guadagni fatti negli ultimi due anni, condizionati dall’aumento dei tassi di interesse imposto dalla Banca centrale europea (Bce). Come abbiamo spiegato in passato, però, definire con precisione che cosa siano gli “extraprofitti” non è semplice: lo scorso anno il governo Meloni aveva annunciato l’introduzione di una tassa di questo tipo, per poi fare marcia indietro.

Da destra a sinistra, vediamo quali sono le posizioni dei partiti in Parlamento su questo tema.

I partiti al governo

Le posizioni dei partiti che sostengono il governo Meloni non sono allineate sulla tassa sugli “extraprofitti”. 

Ad agosto 2023, quando era stata introdotta una tassa di questo tipo con un decreto-legge, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva difeso la misura, parlando di un’imposta su un «margine ingiusto» di guadagno fatto dalle banche. Nelle settimane e nei mesi successivi, quando questa misura è stata modificata, la leader di Fratelli d’Italia ha cambiato linea. In concreto, il governo ha consentito alle banche di non pagare la nuova imposta se avessero rafforzato il proprio patrimonio con l’accantonamento di una somma pari a due volte e mezzo quello dell’imposta. Meloni ha difeso questa scelta, in alcuni casi citando benefici non supportati dai numeri. 

In questi giorni il partito della presidente del Consiglio ha aperto alla possibilità di introdurre nella legge di Bilancio un provvedimento simile alla tassa sugli “extraprofitti”. Per esempio, il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Tommaso Foti ha detto in una nota che i partiti della maggioranza valuteranno «se sarà necessario chiedere un contributo di solidarietà ad alcuni settori che sono nelle condizioni di versarlo perché hanno realizzato utili molti rilevanti in questi anni». «Il tutto, comunque, senza intenti punitivi verso alcuno, ma richiamando tutti ad un autentico spirito di solidarietà a sostegno del Sistema Paese e solo nel caso in cui lo si ritenesse necessario», ha aggiunto Foti.

La Lega ha posizioni ambigue sulla tassa sugli “extraprofitti”. «Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai», ha dichiarato il segretario del partito Matteo Salvini il 6 ottobre, dal palco del raduno annuale di Pontida. Pochi giorni prima lo stesso Salvini, ospite a Dritto e Rovescio su Rete 4, aveva ribadito lo stesso concetto, dicendo che le banche hanno fatto «miliardi di utili», «spesso e volentieri senza faticare più di tanto». Dal palco di Pontida, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto, in maniera più vaga, che «i sacrifici li devono fare tutti», mentre il suo compagno di partito e sottosegretario al ministero, Federico Freni, è stato più categorico, ma nella direzione opposta a quella indicata da Salvini. Il 5 ottobre, in un’intervista con la Repubblica, Freni ha puntualizzato: «La narrazione della tassa sugli “extraprofitti” è tanto semplicistica quanto pericolosa per gli effetti che avrebbe sull’economia. Le banche pagano le tasse come tutti e come è giusto che sia: un’imposta aggiuntiva non è all’ordine del giorno». 

Forza Italia è il partito al governo che ha preso più nettamente posizione contro un’ipotetica tassa sugli “extraprofitti”. «Non dobbiamo rinunciare alle nostre idee e principi e noi continueremo a essere contrari a ogni tassa anche sugli “extraprofitti”. Per altro bisogna decidere cosa è un “extraprofitto”, mi pare un concetto da economia sovietica», ha dichiarato il segretario Antonio Tajani, che già l’anno scorso si era schierato per la modifica della nuova imposta.

I partiti all’opposizione

In linea generale, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra sono favorevoli all’introduzione di una tassa sugli “extraprofitti” della banche, sebbene con sfumature diverse. 

Il 6 ottobre, ospite di In altre parole su La7, alla domanda se bisogna tassare gli “extraprofitti” degli istituti bancari, la segretaria del PD Elly Schlein ha risposto (min. -7:54) di sì, a patto che si possa «costruire bene» l’imposta, «nel dialogo con i soggetti interessati». Schlein ha citato poi altri esempi di attività che, a detta sua, hanno fatto “extraprofitti” in questi anni, come le società energetiche, lasciando intendere che andrebbero tassate anche loro.

Negli scorsi giorni il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha rilanciato sui social network la proposta di legge del suo partito, che dall’anno scorso chiede l’introduzione di una tassa sugli “extraprofitti” delle banche. «Il governo non si faccia ora dettare il compitino dalle banche perché non ha la forza di prendere delle decisioni. Introduca finalmente un contributo giusto e proporzionato sui profitti conseguiti dalle banche: non ci si accontenti delle briciole e recuperiamo risorse importanti per dare dignità a tutti i cittadini in difficoltà. Basta prese in giro», ha scritto Conte. «Portiamoci avanti, presidente Meloni. Prima che ti diano uno schiaffo anche le industrie delle armi, quelle farmaceutiche ed energetiche o le imprese assicurative chiediamo un contributo anche a loro. Pensa che margini di manovra potremmo avere per sostenere i nostri ospedali, le famiglie e le imprese in difficoltà».

Una posizione simile è stata espressa da Sinistra Italiana ed Europa Verde: da mesi i due alleati di Alleanza Verdi-Sinistra chiedono al governo di tassare di più la banche e non solo. Già due anni fa, nel 2022, i due partiti hanno presentato un esposto alla Procura di Roma chiedendo di aprire un’indagine sullo «scandalo degli extraprofitti».

Parlando invece di ex alleati, come la pensano Italia Viva e Azione sulla tassa sugli “extraprofitti”? L’anno scorso il leader di Azione Carlo Calenda aveva criticato la possibilità di introdurre una tassa di questo tipo. È «sbagliata la tassazione sugli extraprofitti delle banche», aveva scritto Calenda su X. «Le tassazioni sugli extraprofitti sono legittime solo in caso di eventi straordinari, vedi energia-guerra, che falsano in modo determinante il funzionamento del mercato. Si stabilisce un precedente molto pericoloso. Domani avremo la tassazione sugli extraprofitti delle friselle pugliesi, dei toast dimezzati o dei lettini?». In passato vari esponenti di Italia Viva si sono schierati contro la tassa sugli “extraprofitti”: tra questi, la senatrice Raffaella Paita e il deputato Luigi Marattin, che lo scorso settembre è uscito dal partito. 

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