Le posizioni dei partiti sul referendum sulla cittadinanza

Quelli che sostengono il governo Meloni non hanno appoggiato la raccolta delle firme. La stessa scelta è stata fatta da alcuni leader all’opposizione
ANSA
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Raggiunta la soglia delle 500 mila firme, il prossimo traguardo per il referendum abrogativo che chiede di cambiare la legge sulla concessione della cittadinanza italiana è fissato per il 31 ottobre. Entro quella data la Corte di Cassazione dovrà stabilire se la richiesta di referendum è conforme o meno alla legge. In caso di risposta positiva, entro il 10 febbraio del prossimo anno la Corte Costituzionale si esprimerà sull’ammissibilità del referendum e deciderà se si potrà votare oppure no per ridurre da dieci a cinque il numero di anni che uno straniero deve vivere in Italia per chiedere la cittadinanza italiana. Questa modifica agevolerebbe l’accesso alla cittadinanza italiana anche ai minori stranieri, che in base alle regole attuali possono ottenere la cittadinanza italiana dai genitori. 

Intanto, negli scorsi giorni i principali partiti in Parlamento hanno preso posizione sulla raccolta firme: i partiti all’opposizione, a differenza di quelli al governo, non sono tutti allineati.

Le posizioni dei partiti al governo

I partiti che sostengono il governo Meloni, da Fratelli d’Italia a Forza Italia, passando per la Lega, non hanno appoggiato la raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza. 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è intervenuta sul tema il 24 settembre, durante un punto stampa a New York. «Per quanto riguarda la proposta sulla quale sono state le 500 mila firme, che propone di dimezzare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, io penso che il termine dei dieci anni sia un termine congruo», ha dichiarato Meloni. «Penso che l’Italia abbia una ottima legge sulla cittadinanza. Penso che questo sia dimostrato dal fatto che siamo tra le nazioni europee quelle che concedono ogni tanto il maggior numero di cittadinanze agli stranieri. Quindi non ne ravvedo la necessità. Poi, se c’è un referendum, quella è la democrazia: lì devono decidere gli italiani e diventa tutta un’altra materia, e io ho sempre il rispetto di quello che gli italiani decidono».

Come abbiamo spiegato in un altro articolo, è vero che l’Italia è uno dei Paesi europei che in valore assoluto concede più cittadinanze agli stranieri. Questo però non significa che i requisiti per accedere alla cittadinanza italiana siano tra i più facili da raggiungere, anzi: negli altri grandi Paesi europei la cittadinanza agli stranieri viene concessa più facilmente. 

Negli ultimi anni l’attuale legge sulla cittadinanza è stata difesa in varie occasioni dal segretario della Lega Matteo Salvini e da altri esponenti del partito. Più di recente, il 25 settembre il sottosegretario al Ministero dell’Interno Nicola Molteni ha detto, ospite a Omnibus su La7, che «se ci sarà il referendum, il popolo si esprimerà». Molteni si è comunque dichiarato contrario alle «proposte legittime» di cambiare la legge sulla cittadinanza. 

Tra le fila di Forza Italia, quest’estate il segretario Antonio Tajani ha aperto alla possibilità di riformare le regole sulla concessione della cittadinanza, ma non ha appoggiato la raccolta firme per il referendum. Il 26 settembre, in un’intervista con il Corriere della Sera, la vicesegretaria di Forza Italia Deborah Bergamini ha dichiarato che l’obiettivo del referendum è «incompatibile» con quello del suo partito, che vuole concedere la cittadinanza italiana agli stranieri «dopo dieci anni di percorso scolastico frequentato con profitto». «Massimo rispetto per i promotori e per i sottoscrittori. Ma siccome mi pare un’iniziativa mossa da uno spirito di contrapposizione c’è il rischio di polarizzare e ideologizzare il dibattito. In ogni caso, il referendum non cambia i nostri intendimenti», ha aggiunto Bergamini.

Le posizioni all’opposizione

Tra i partiti all’opposizione, tutti favorevoli a cambiare la legge sulla cittadinanza, le posizioni sul referendum e sulla raccolta firme sono state meno allineate rispetto a quelle dei partiti al governo.

Più Europa, con il suo segretario Riccardo Magi, è stato il partito che si è fatto promotore del referendum, depositando il 4 settembre il quesito referendario in Cassazione insieme ad altre organizzazioni. Lo stesso giorno Marwa Mahmoud e Pierfrancesco Majorino, rispettivamente responsabile Partecipazione e Formazione politica responsabile Politiche migratorie e Diritto alla casa della segreteria del Partito Democratico, hanno dichiarato che non avrebbero fatto mancare le loro firme all’iniziativa. La firma della segretaria del PD Elly Schlein a sostegno del referendum è arrivata due settimane più tardi, il 16 settembre. 

Il 23 settembre anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi si è speso a favore del referendum. «Il referendum sulla cittadinanza proposto da Più Europa e alcune associazioni sta cercando disperatamente di raccogliere le firme. In una settimana dobbiamo arrivare a mezzo milione. Io firmerò online su questo link», ha scritto Renzi su X, rilanciando il sito del Ministero della Giustizia per la raccolta delle firme online.

Lo stesso giorno Magi ha pubblicato su Facebook un post in cui chiedeva ai leader degli altri partiti all’opposizione di sostenere il referendum, che ha poi raggiunto le 500 mila firme il giorno dopo. L’invito è stato raccolto dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e dal portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, ma finora non è stato accolto dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e dal segretario di Azione Carlo Calenda. 

A oggi Conte non si è speso pubblicamente a favore del quesito referendario che chiede di dimezzare i tempi per concedere la cittadinanza italiana agli stranieri. Da tempo l’ex presidente del Consiglio sostiene invece l’introduzione del cosiddetto ius scholae, condizionando l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi per i bambini nati in Italia o arrivati nel nostro Paese prima dei 12 anni d’età. Nel Movimento 5 Stelle ha comunque annunciato di aver firmato per il referendum la vicecapogruppo del partito alla Camera Vittoria Baldino, dichiarando: «Sostengo il referendum per un Paese che valorizza l’impegno di tutti». 

Il 25 settembre, a margine di un evento al Senato, Calenda ha detto di avere «una visione differente su due punti» rispetto ai sostenitori del referendum sulla cittadinanza. «Primo di metodo: ho paura che tutti questi referendum, dove le firme si raccolgono perché sono elettroniche immediatamente, finiscano per portare la gente a non andare a votare i referendum», ha dichiarato il leader di Azione. «E la seconda cosa è che nel merito penso che uno è cittadino italiano quando conosce la cultura del Paese», ha aggiunto Calenda. «La cittadinanza è una cosa delicata perché ha a che fare con l’identità italiana, che va conosciuta. E penso che se più cittadini italiani arrivano e si sentono italiani, è positivo. Ma deve seguire un percorso scolastico».

Ricordiamo che, essendo un referendum abrogativo, se si andasse a votare per cambiare la legge sulla cittadinanza, il risultato del voto sarebbe valido solo se votasse la maggioranza degli aventi diritto di voto, ossia oltre 23 milioni di elettori.

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