In questi giorni un voto in una commissione del Senato su un regolamento proposto dalla Commissione europea e una circolare del Ministero dell’Interno hanno portato al centro del dibattito politico la cosiddetta “gestazione per altri” o “maternità surrogata”, chiamata “utero in affitto” dai critici di questa pratica. La maternità surrogata è il procedimento con cui una donna mette a disposizione il proprio utero e porta avanti la gravidanza per altri genitori, che possono essere single o coppie, sia eterosessuali che omosessuali.
In Italia questa pratica è vietata dalla legge n. 40 del 2004, che all’articolo 12, comma 6, stabilisce che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro». Al di là di questa legge, rimane aperta la questione su come registrare i figli delle coppie, eterosessuali o omosessuali, che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata nei Paesi in cui questa pratica è consentita.
Dai partiti di centrodestra al governo a quelli all’opposizione, abbiamo analizzato quali sono le posizioni in Parlamento su questo tema.
In Italia questa pratica è vietata dalla legge n. 40 del 2004, che all’articolo 12, comma 6, stabilisce che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro». Al di là di questa legge, rimane aperta la questione su come registrare i figli delle coppie, eterosessuali o omosessuali, che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata nei Paesi in cui questa pratica è consentita.
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