Il “piano Mattei” per l’Africa del governo è ancora vago

È stato rilanciato da Meloni durante la sua visita in Algeria e Libia, ma i suoi contenuti sono poco chiari e non mancano le incertezze
Ansa
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Nelle ultime settimane il governo guidato da Giorgia Meloni è stato impegnato in una serie di incontri internazionali con i vertici di alcuni Stati africani, come l’Algeria e la Libia. Questi incontri hanno portato alla firma di una serie di accordi economici tra l’Italia e i Paesi coinvolti, soprattutto sul fronte energetico, per diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dell’Italia dalla Russia. Incontri simili c’erano già stati anche con il precedente governo guidato da Mario Draghi.

Secondo il governo Meloni, gli accordi con Algeria e Libia rientrano nella cosiddetta “formula Mattei per l’Africa”, una promessa contenuta nel programma elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. Il nome di questa iniziativa riprende quello di Enrico Mattei, ex presidente dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni), morto in un’incidente aereo nel 1962 e considerato uno dei più importanti dirigenti d’azienda italiani nel settore energetico.

Al netto dei proclami del governo, al momento il “piano Mattei” per l’Africa è ancora piuttosto vago e non mancano le incognite, legate soprattutto alla stabilità degli Stati africani coinvolti.

Chi era Enrico Mattei

Antifascista ed ex partigiano di orientamento cattolico durante la seconda guerra mondiale, Mattei fu nominato nel 1945 commissario liquidatore dell’Azienda generale italiana petroli (Agip), all’epoca l’azienda petrolifera di Stato. Successivamente, nel 1948 Mattei è stato eletto parlamentare per la Democrazia cristiana, alla quale era iscritto dal 1943. Una volta terminata l’esperienza politica, nel 1953 Mattei fondò l’Ente nazionale idrocarburi (Eni), che inglobò l’Agip e divenne la nuova azienda petrolifera pubblica italiana. 

In qualità di presidente dell’Eni, Mattei adottò una politica industriale basata sul dialogo e sulla stipula di numerosi accordi con i principali Paesi produttori di petrolio del Nord Africa e del Medio Oriente, per aumentare l’autonomia energetica dell’Italia. Mattei e l’Eni entrarono così in concorrenza con le cosiddette “Sette sorelle”, ossia le sette compagnie petrolifere più forti all’epoca: le statunitensi Exxon, Mobil, Texaco, Standard oil of California e Gulf oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la britannica British petroleum. Queste aziende costituivano di fatto un oligopolio, controllando la totalità del mercato petrolifero (Immagine 1).
Immagine 1. L’articolo de La Stampa del 27 luglio 1958 sull’accordo tra l’Eni e il governo del Marocco. Fonte: Archivio storico La Stampa
Immagine 1. L’articolo de La Stampa del 27 luglio 1958 sull’accordo tra l’Eni e il governo del Marocco. Fonte: Archivio storico La Stampa
Il 27 ottobre del 1962, di ritorno a Milano da Catania, Mattei morì nell’incidente che vide precipitare il suo aereo nelle campagne di Bascapè, in provincia di Pavia, in Lombardia, mentre era in fase di avvicinamento all’aeroporto di Linate. Sulle cause dell’incidente negli anni successivi furono condotte varie inchieste, senza successo, e sulla morte di Mattei pendono ancora numerosi interrogativi.
Immagine 2. La foto-notizia della morte di Mattei nella prima pagina de La Stampa del 28 ottobre 1962. Fonte: Archivio storico La Stampa
Immagine 2. La foto-notizia della morte di Mattei nella prima pagina de La Stampa del 28 ottobre 1962. Fonte: Archivio storico La Stampa

Che cosa prevede il “piano Mattei” 

L’idea di un “piano” o di una “formula Mattei” è stata lanciata da Fratelli d’Italia nel suo programma elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. La proposta è stata ribadita da Meloni il 25 ottobre, durante il suo discorso per ottenere la fiducia alla Camera. In quella occasione Meloni aveva definito il “piano Mattei” per l’Africa come un «modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area subsahariana».

Pochi giorni dopo, il 27 ottobre Meloni ha pubblicato su Facebook un messaggio in ricordo di Mattei, in occasione dei sessant’anni dalla sua morte. Meloni ha definito l’ex presidente dell’Eni «un esempio» e ha spiegato che il governo ha come obiettivo quello di far ritornare l’Italia il «centro strategico ed economico nel Mediterraneo, seguendo le strade dell’indipendenza energetica e della reciproca collaborazione tra gli Stati del mondo». 

Più nel concreto, come ha spiegato (min. 5:50) la stessa Meloni il 2 febbraio in un’intervista a Dritto e rovescio su Rete 4, il “piano Mattei” per l’Africa rientra nella strategia del governo per «diversificare» le fonti energetiche dell’Italia e rendere più autonomo il nostro Paese rispetto alla Russia. Messa così, l’iniziativa non è nuova: già il governo guidato da Mario Draghi si era mosso in questo senso, avviando colloqui con gli esecutivi di diversi Paesi africani.

Al momento, dunque, sul “piano Mattei” per l’Africa non esiste comunque nulla di scritto e le tappe principali del piano non sono chiare.

Gli incontri di Meloni

Sin dalla nascita del suo governo, Meloni ha incontrato diversi leader di Paesi del Nord Africa, spesso insieme ai vertici dell’Eni ed altre aziende italiane, per concludere accordi per nuovi approvvigionamenti di gas verso il nostro Paese. 

Il 1° dicembre Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, presidente della Repubblica islamica di Mauritania, uno Stato dell’Africa a Sud dell’Algeria. Durante l’incontro Meloni ed El Ghazouani hanno parlato delle opportunità di rafforzamento dei legami bilaterali, sia sul piano economico che su quello energetico. Due giorni dopo, il 3 dicembre, Meloni si è detta soddisfatta per il via libera della Commissione europea allo stanziamento di 307 milioni di euro per cofinanziare una infrastruttura di interconnessione di 200 chilometri tra Italia e Tunisia, che sarà realizzata dall’azienda italiana Terna e dalla società tunisina Steg e costituirà un nuovo corridoio energetico tra Africa ed Europa. «È nel destino dell’Italia diventare un nuovo hub energetico per l’intero continente europeo, è nella nostra missione intensificare la cooperazione con l’Africa per portare investimenti e sviluppo», ha detto Meloni in quell’occasione.

Le due occasioni più significative per il cosiddetto “piano Mattei” del governo sono state però i viaggi istituzionali di Meloni in Algeria e in Libia, alla fine di gennaio. 

Il 23 gennaio, in occasione della sua visita in Algeria, la presidente del Consiglio ha incontrato il presidente della Repubblica Algerina Abdelmadjid Tebboune. Meloni ha quindi presenziato alla firma di cinque accordi bilaterali tra aziende di Stato italiane ed algerine, che vanno dall’incremento delle forniture di gas all’Italia al settore dell’aerospazio. Curiosità: durante il suo viaggio in Algeria, Meloni ha visitato il giardino dedicato a Enrico Mattei, inaugurato nel 2021 ad Algeri. Cinque giorni più tardi, il 28 gennaio, Meloni è volata in Libia per incontrare il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Al-Dbeibah. In questa occasione Meloni ha partecipato alla firma di un accordo tra Eni e la società energetica di Stato libica Noc per un aumento delle forniture di gas all’Italia, a partire dal 2026, che comporterà un investimento complessivo di otto miliardi di dollari, da dividere tra i due Paesi. Tra le altre cose, è stata poi rinnovata l’intesa con il governo di unità nazionale libico per il contenimento dei flussi migratori. Più nel dettaglio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha firmato un accordo per la consegna alle autorità libiche di cinque motovedette, per il pattugliamento delle coste della Libia.

Le incertezze

Sull’effettiva realizzazione dell’accordo sull’energia tra Eni e Noc ci sono però una serie di dubbi. Pochi giorni dopo la firma dell’intesa, infatti, il ministro del Petrolio della Libia, Mohamed Aoun, che già prima dell’accordo aveva avanzato alcune riserve, ha contestato l’intesa tra le due compagnie energetiche, sostenendo sia svantaggiosa per la Libia e aprendo uno scontro all’interno dello stesso governo libico. 

L’intesa tra Eni e Noc è stata poi contestata da Fathi Bashagha, primo ministro del Governo di stabilità nazionale della Libia. Da anni, infatti, la Libia è divisa da una sanguinosa guerra civile, che vede contrapposti due governi, quello di unità nazionale, riconosciuto dalle principali istituzioni internazionali, quello di stabilità nazionale, appoggiato invece dal Parlamento libico. A causa di questa instabilità, non è quindi chiaro se l’accordo stipulato tra Italia e Libia rimarrà attivo nel lungo periodo e come condizionerà la messa in atto del “piano Mattei” del governo Meloni.

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