È mercoledì 4 giugno, sono le nove del mattino e il Transatlantico – il lungo corridoio che separa l’aula della Camera dal cortile interno – è deserto. Alla buvette, l’elegante bar frequentato da deputati e giornalisti, ci sono poche persone. Ci sono i “banconisti”, i baristi che ogni giorno servono caffè e tramezzini a chi frequenta la buvette. Devono tenere aperto il locale finché i funzionari della Camera sono in ufficio e finché c’è qualche commissione parlamentare al lavoro.
Nel frattempo, gli inservienti fanno le pulizie in aula e un deputato di Fratelli d’Italia, seduto sui divanetti della sala lettura, parla al telefono con un amico. «Avrei voluto farti fare un giro qui alla Camera, ma ci mandano a casa in anticipo per i referendum», sussurra il deputato.
Questa settimana i lavori della Camera, così come quelli del Senato, sono stati ridotti per permettere a deputati e senatori di tornare nei loro territori per gli ultimi giorni di campagna elettorale prima dei referendum dell’8 e 9 giugno, che si tengono in concomitanza con il ballottaggio delle elezioni comunali in diverse città italiane. Tra queste ci sono Taranto e Matera, dove non è bastato il primo turno per eleggere il nuovo sindaco, dato che nessun candidato ha raggiunto il 50 per cento dei voti.
Dunque, come spesso accade prima delle elezioni, Camera e Senato hanno diminuito la loro attività: poche seduta d’aula, niente question time con i membri del governo e poche commissioni operative.
Questa settimana l’aula della Camera si è riunita solo il 3 giugno, tanto che diversi deputati si sono presentati con le valigie per poter tornare a casa il giorno stesso. Altri proprio non si sono visti, come il segretario di Più Europa Riccardo Magi, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, che non hanno preso parte a nessuna votazione della giornata e nemmeno al voto finale sul decreto “PNRR”. Lo stesso giorno, l’aula del Senato si è riunita nel tardo pomeriggio per l’esame del decreto “Sicurezza”.
Nel frattempo, gli inservienti fanno le pulizie in aula e un deputato di Fratelli d’Italia, seduto sui divanetti della sala lettura, parla al telefono con un amico. «Avrei voluto farti fare un giro qui alla Camera, ma ci mandano a casa in anticipo per i referendum», sussurra il deputato.
Questa settimana i lavori della Camera, così come quelli del Senato, sono stati ridotti per permettere a deputati e senatori di tornare nei loro territori per gli ultimi giorni di campagna elettorale prima dei referendum dell’8 e 9 giugno, che si tengono in concomitanza con il ballottaggio delle elezioni comunali in diverse città italiane. Tra queste ci sono Taranto e Matera, dove non è bastato il primo turno per eleggere il nuovo sindaco, dato che nessun candidato ha raggiunto il 50 per cento dei voti.
Dunque, come spesso accade prima delle elezioni, Camera e Senato hanno diminuito la loro attività: poche seduta d’aula, niente question time con i membri del governo e poche commissioni operative.
Questa settimana l’aula della Camera si è riunita solo il 3 giugno, tanto che diversi deputati si sono presentati con le valigie per poter tornare a casa il giorno stesso. Altri proprio non si sono visti, come il segretario di Più Europa Riccardo Magi, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, che non hanno preso parte a nessuna votazione della giornata e nemmeno al voto finale sul decreto “PNRR”. Lo stesso giorno, l’aula del Senato si è riunita nel tardo pomeriggio per l’esame del decreto “Sicurezza”.