Solo il 2 per cento dei fuorisede voterà ai referendum lontano da casa

Circa 70 mila hanno fatto richiesta, secondo quanto comunicato dal Ministero dell’Interno a Pagella Politica
ANSA
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Sono quasi 70 mila gli elettori fuorisede che hanno fatto domanda per votare l’8 e 9 giugno ai referendum su cittadinanza e lavoro in un comune diverso da quello di residenza. Lo ha fatto sapere a Pagella Politica il Ministero dell’Interno. Stiamo parlando di circa il 2 per cento dei poco meno di 5 milioni di tutti fuorisede presenti in Italia, secondo la stima più aggiornata. Non è possibile, però, sapere quanti di questi milioni di fuorisede rispettavano i requisiti per votare ai referendum lontano da casa. 

In vista dei referendum, il governo Meloni ha introdotto la possibilità per gli elettori che si trovano temporaneamente domiciliati in un comune di una provincia diversa da quella di residenza di votare nel comune dove abitano. I cittadini che vivono da fuorisede da almeno tre mesi hanno avuto tempo fino al 4 maggio per presentare la richiesta per votare ai referendum senza tornare nel comune di residenza. Nella richiesta bisognava dimostrare di essere fuorisede per motivi di studio, di lavoro o per cure mediche.
Nel complesso, su 67.305 fuorisede ammessi al voto, gli studenti sono 38.105 (il 56 per cento), i lavoratori 28.430 (il 42 per cento), mentre i fuorisede per motivi medici sono 770 (il 2 per cento). Il Ministero dell’Interno ha spiegato a Pagella Politica che questi numeri potrebbero subire lievi variazioni nei prossimi giorni, dato che gli uffici elettorali comunali stanno completando le ultime operazioni di verifica. 

A oggi, la provincia con il maggior numero di fuorisede che hanno chiesto di votare ai referendum è Milano, con 10.980 fuorisede ammessi sui circa 70 mila totali (il 16 per cento), seguita da Roma (9.890 ammessi, il 15 per cento), Torino (9.691, il 14 per cento) e Bologna (7.785, l’11 per cento).

Per consentire il voto dei fuorisede, il governo ha previsto la creazione da parte dei comuni di sezioni elettorali speciali riservate per l’appunto a questi elettori. In base alle regole previste dal governo, in tutta Italia le sezioni dedicate ai fuorisede saranno 51, di cui 12 a Torino, 11 a Milano, nove a Bologna, sette a Roma e due a Firenze. Le sezioni speciali non saranno presenti in tutti i comuni, dato che è prevista la creazione di una sezione ogni 800 elettori fuorisede. Nei comuni dove non sono previste sezioni speciali i fuorisede potranno comunque votare in una delle sezioni elettorali ordinarie.

Entro il 3 giugno i fuorisede ammessi al voto riceveranno un certificato elettorale che gli permetterà di votare. Il certificato indicherà il numero e l’indirizzo della sezione speciale in cui dovrà recarsi per votare nel proprio comune di domicilio.

Alle elezioni europee di giugno 2024 avevano potuto votare da fuorisede solo gli studenti, con regole più restrittive di quelle previste per i referendum. In quell’occasione avevano fatto domanda per votare da fuorisede quasi 24 mila studenti. Alle elezioni europee non hanno poi votato tutti di questi, ma circa 19 mila. La lista più votata tra i fuorisede era stata quella di Alleanza Verdi-Sinistra. 

Proprio Alleanza Verdi-Sinistra è stata la prima a commentare i dati sui fuorisede che hanno chiesto di votare ai referendum, attribuendo al governo la responsabilità sul basso numero di richieste. «Come sempre tante parole ma pochi fatti: la destra non ha favorito la partecipazione al voto dei fuori sede, se solo 70 mila persone, il 2 per cento, ha fatto richiesta di partecipazione alla prossima scadenza referendaria», ha commentato il capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra in Commissione Affari costituzionali alla Camera Filiberto Zaratti. «Le regole imposte dal governo Meloni sono piene di cavilli e ostacoli, tanto da rendere difficile esercitare questo diritto, peraltro in modo sperimentale. Infatti, non è risolto il tema di fondo: alle persone che risiedono in un luogo diverso da quello della loro residenza per motivi di studio, lavoro o salute va garantito il diritto di partecipare sempre ad ogni tornata elettorale, mentre la regola attuale non solo è inefficace ma vale solo per i referendum», ha aggiunto Zaratti.

Effettivamente, la possibilità per i fuorisede di votare nel luogo dove abitano è sperimentale e il governo l’ha introdotta solo per questi referendum con il decreto “Elezioni”, convertito in legge dal Parlamento a metà maggio. 

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