Alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, per la prima volta quasi 24 mila studenti fuorisede hanno ottenuto il permesso di votare senza dover rientrare nel proprio comune di residenza. Nonostante il passo in avanti introdotto per ridurre l’astensionismo, questo numero corrisponde solo al 4 per cento dei circa 591 mila studenti fuorisede presenti in Italia. Quindi solo una piccola percentuale ha chiesto di poter usufruire della nuova modalità di voto, che comunque prevedeva una serie di ostacoli. E nel weekend ha poi effettivamente votato l’80,8 per cento di chi ha potuto beneficiare di questo permesso elettorale, ossia oltre 19 mila studenti fuorisede.

Tra questi, la lista più votata è stata quella di Alleanza Verdi-Sinistra, con il 40,35 per cento, seguita dalla lista del Partito Democratico (25,47 per cento) e da quella di Azione (10,21 per cento). Seguono poi il Movimento 5 Stelle (7,84 per cento), la lista “Stati Uniti d’Europa” (7,64 per cento), Fratelli d’Italia (3,37 per cento), Forza Italia (2,33 per cento) e Pace Terra Dignità (1,73 per cento). Con 93 voti, la Lega si è fermata allo 0,53 per cento. 

Gli studenti fuorisede che volevano votare senza tornare nel proprio comune di residenza hanno dovuto inviare entro il 5 maggio una richiesta al Ministero dell’Interno. Una volta accettata, questa richiesta non ha permesso a tutti gli studenti fuorisede di votare nel comune in cui vivono per motivi di studio. Il decreto “Elezioni”, convertito in legge a marzo, ha infatti stabilito due modalità di voto per gli studenti fuorisede: tra questi, hanno potuto votare nel comune dove vivono per motivi di studio solo quelli il cui comune appartiene alla stessa circoscrizione elettorale del comune di residenza; al contrario, se il comune era fuori dalla circoscrizione di residenza, gli studenti hanno dovuto votare nel capoluogo di regione del comune dove vivono temporaneamente.