Da una parte c’è Giuseppe Conte e il suo neo-Movimento: il 12 maggio l’ex premier, intervistato al Forum del Fatto quotidiano, ha garantito che entro la fine del mese verrà lanciato il nuovo programma: «Siamo pronti».
Dall’altra, più di un nemico (politico) e una serie di questioni legali ed economiche non di poco conto. Dopo il divorzio definitivo, lo scontro fra il M5s e l’Associazione Rousseau ha preso la forma di una guerriglia quotidiana a colpi di post e dichiarazioni al vetriolo. In un’intervista al Tg La7, il 12 maggio, il presidente dell’Associazione Rousseau Davide Casaleggio ha commentato così la leadership di Giuseppe Conte: «Ignoro che idee abbia, per ora ha solo mediato tra M5s, Pd e Lega. Non si è mai intestato una battaglia politica».
Ora potrebbe aggiungersi un terzo soggetto. Più di trenta fuoriusciti dal Movimento – in particolare, i parlamentari espulsi per non aver votato la fiducia al governo Draghi – si starebbero organizzando per dare vita a una nuova realtà politica. Un progetto su cui incombe una domanda decisiva: Alessandro Di Battista deciderà di farne parte oppure no?
Vediamo meglio i dettagli.
La querelle sulla lista degli iscritti
«Ora siamo pronti». In un’intervista al Forum del Fatto quotidiano Giuseppe Conte ha mostrato una certa sicurezza sull’imminente svolta del Movimento 5 stelle di cui ha assunto la guida: «Abbiamo una carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto, abbiamo anche una nuova piattaforma di voto perché non ci è stato permesso di votare sulla piattaforma tradizionale, la piattaforma Rousseau – ha detto l’ex premier – a giorni avremo i dati degli iscritti, perché non può che essere così, ci sarà un grande momento di confronto pubblico e poi si voterà».
A tenere in sospeso le sorti del Movimento, in queste settimane, è infatti l’Associazione Rousseau che rifiuta di consegnare il database degli iscritti al Movimento 5 stelle (l’iscrizione alla piattaforma Rousseau coincideva con l’iscrizione alla forza politica) a Vito Crimi, capo politico reggente, illegittimo secondo Davide Casaleggio.
Perché la lista è così importante? Il Movimento 5 stelle ha la necessità di spostare gli iscritti da Rousseau alla nuova piattaforma per poter finalmente procedere al voto che confermerebbe Conte – ma ufficialmente – come leader della forza politica.
Rousseau continua a citare la vicenda del Tribunale di Cagliari a supporto della propria tesi sull’illegittimità di Vito Crimi come rappresentante legale del M5s, in questo momento.
Come abbiamo spiegato di recente, a fine febbraio una sentenza del Tribunale di Cagliari sul caso della consigliera regionale M5s espulsa Carla Cuccu ha stabilito che il Movimento 5 stelle è rimasto «privo di rappresentanza legale» (per cui Cuccu, espulsa da Crimi, è stata reintegrata).
Secondo il tribunale sardo (e secondo l’Associazione Rousseau), la carica di Vito Crimi come capo politico reggente è decaduta il 17 febbraio 2021 quando gli iscritti hanno votato per la modifica allo Statuto, abolendo di fatto la figura del capo politico a cui sarebbe subentrato un comitato direttivo a cinque, non ancora eletto. Il Tribunale di Cagliari, per compensare questo vuoto di potere, ha nominato per la causa in questione un curatore speciale, l’avvocato Silvio Demurtas.
Crimi ha tentato di opporsi alla decisione del tribunale di nominare un rappresentante legale, ma la Corte d’appello di Cagliari, il 5 maggio, ha rigettato il suo ricorso. Tuttavia, la Corte ha precisato di non essere l’organo competente a definire se l’intero Movimento 5 stelle abbia o meno un legale rappresentante al momento. Di fatto, la Corte d’appello di Cagliari si è limitata a dire che nel caso specifico portato all’attenzione del Tribunale di Cagliari – la causa della consigliera Carla Cuccu – il rappresentante legale del Movimento 5 stelle (e quindi il contraddittorio nel processo) non può essere considerato Vito Crimi.
Negli ultimi giorni la situazione si è complicata ulteriormente. L’11 maggio, sul Blog delle stelle, l’Associazione Rousseau ha reso noto che «il curatore speciale individuato dal Tribunale di Cagliari ha presentato istanza, di fatto come rappresentante legale e quindi persona legittimata, per ottenere i dati degli iscritti del MoVimento 5 Stelle ed indire immediatamente le votazioni per il Comitato direttivo» (l’organo di leadership a cinque voluto dagli iscritti con le votazioni degli Stati generali).
Non è chiaro quali intenzioni animino Silvio Demurtas, il curatore speciale scelto dal Tribunale di Cagliari, il quale dovrebbe principalmente avere il compito di fungere da contraddittorio all’interno del processo in questione. Demurtas, in un’intervista al Riformista, ha chiarito di non essere un politico, non ha voluto rendere noto che cosa abbia votato nelle passate elezioni, ma ha rivendicato «in tutta umiltà» che il primo partito in Parlamento in questo momento faccia capo a lui. Va detto, tuttavia, che se si procedesse alla votazione del Comitato direttivo – e in questa direzione sembrerebbe spingere la sua richiesta – il suo ruolo probabilmente decadrebbe, soppiantato dalla nuova leadership a cinque.
Quali che siano le intenzioni, l’intervento di Demurtas ha contribuito a ingarbugliare la vicenda. «Quando sarà definito in modo chiaro il rappresentante legale del Movimento 5 Stelle, poiché ad oggi sono almeno in 2 persone a reclamarne il titolo – si legge nel post – l’Associazione Rousseau potrà definire con quest’ultima figura tutte le questioni che è necessario dirimere».
In tutta risposta, Vito Crimi ha inviato al presidente di Rousseau, Davide Casaleggio, una diffida per ottenere la consegna dei dati degli iscritti.
Nell’atto, anticipato dal Fatto Quotidiano, si chiede all’Associazione di «astenersi da qualsiasi trattamento dei dati degli iscritti, che non sia finalizzato alla consegna dei medesimi dati al Movimento entro 5 giorni». Secondo il quotidiano, la stessa diffida sarebbe stata anche inviata al Garante della privacy.
Entro la prossima settimana, dunque, si dovrebbe sciogliere uno dei nodi che sta tenendo in sospeso la rifondazione del Movimento 5 stelle.
Verso un nuovo soggetto politico
A fine febbraio, dopo la nascita del governo Draghi e una massiccia tornata di espulsioni fra i parlamentari M5s che hanno votato la fiducia, parte dei fuoriusciti alla Camera (13 deputati) hanno cominciato a organizzarsi sotto un nuovo nome: “L’alternativa c’è”. Per ora, la formazione è solo una componente del gruppo Misto perché non ha raggiunto il numero di membri sufficiente a creare un gruppo autonomo (minimo 20 deputati a Montecitorio). Hanno pagine social e un proprio simbolo e con Fratelli d’Italia portano avanti l’unica opposizione parlamentare al governo Draghi.
Secondo Corriere della sera e Repubblica, a partire da questo gruppo potrebbe nascere un soggetto politico nuovo, ma più ampio, che includerebbe almeno 30 parlamentari. La novità starebbe, in particolare, nella partecipazione di due “ex notabili” del Movimento 5 stelle, il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra e l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi.
La possibilità di una nuova organizzazione di ex Cinquestelle ha riacceso i riflettori – in realtà mai spenti – sull’ex deputato Alessandro Di Battista, ancora oggi fra i volti più noti del Movimento 5 stelle “delle origini”.
Anche Di Battista, in questa legislatura fuori dal Parlamento, dopo la nascita del governo Draghi ha abbandonato il Movimento 5 stelle, ma non ha ancora voluto aggregarsi – o meglio, guidare – nuove formazioni politiche.
Ora, mentre il suo nuovo libro “Contro!” è in uscita nelle librerie, uno spiraglio sembrerebbe riaprirsi: «A settembre deciderò se continuare a scrivere in totale libertà o se tornare in politica – ha detto al Fatto quotidiano – Ma è chiaro che potrei riavvicinarmi al Movimento solo se uscisse dal governo Draghi».
Nell’intervista Di Battista ha confermato di ricevere molte telefonate sia «dagli ex che dagli eletti ancora dentro», ma ha garantito di non essere alle prese «con operazioni politiche». Almeno fin quando, a settembre, non scioglierà la riserva su un suo possibile ritorno.
Giustizia
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