Il nuovo Movimento 5 stelle continua a trovare ostacoli sulla propria strada. Al centro del contendere, nelle ultime settimane, c’è stata la lista degli iscritti, in mano all’Associazione Rousseau e reclamata dal Movimento 5 stelle, ora che il divorzio fra i due è diventato definitivo.
Giuseppe Conte, leader in pectore, è passato al contrattacco: «Casaleggio per legge è tenuto a consegnare i dati degli iscritti al Movimento 5 stelle che ne è l’unico legittimo titolare», ha detto Il 6 maggio a Repubblica. Perché sono così importanti questi dati? Servirebbero al Movimento 5 stelle proprio per chiamare a raccolta gli iscritti e ufficializzare con un voto – su una piattaforma che non sia Rousseau – la nuova leadership di Conte.
Dall’altra parte, però, secondo Davide Casaleggio, il Movimento 5 stelle al momento non avrebbe un rappresentante legale a cui consegnare il database degli iscritti. A supporto della tesi del presidente di Rousseau, il 5 maggio è arrivata una pronuncia della Corte d’appello di Cagliari.
Vediamo meglio i dettagli.
La vicenda di Cagliari
A fine febbraio, una sentenza del Tribunale di Cagliari sul caso della consigliera regionale M5s espulsa Carla Cuccu ha stabilito che il Movimento 5 stelle è rimasto «privo di rappresentanza legale» (per cui Cuccu, espulsa da Crimi, è stata reintegrata).
Secondo il tribunale sardo, la carica di Vito Crimi come capo politico reggente è decaduta il 17 febbraio 2021 quando gli iscritti hanno votato per la modifica allo Statuto, abolendo di fatto la figura del capo politico a cui sarebbe subentrato un comitato direttivo a cinque, non ancora eletto. Il Tribunale di Cagliari, per compensare questo vuoto di poteri, ha nominato per la causa un curatore speciale, l’avvocato Silvio Demurtas.
Crimi si è quindi opposto alla decisione del tribunale di nominare un rappresentante legale, ma la Corte d’appello di Cagliari, il 5 maggio, ha rigettato il suo ricorso. Tuttavia, la Corte ha precisato di non essere competente a definire se l’intero Movimento 5 stelle abbia o meno un legale rappresentante al momento: «Il decreto reclamato – si legge nel decreto dei giudici – non ha accertato in via definitiva l’attuale insussistenza di un legale rappresentante dell’associazione, avendo la più limitata portata di creare una situazione di legittimazione processuale strumentale a garantire all’istante la corretta instaurazione del contraddittorio processuale nel giudizio instaurando». Tradotto dal linguaggio giuridico: la Corte d’appello di Cagliari si è limitata a dire che nel caso specifico, e solo nel caso specifico, portato all’attenzione del Tribunale di Cagliari – la causa della consigliera Carla Cuccu – il rappresentante legale del Movimento 5 stelle (e quindi il contraddittorio nel processo) non può essere considerato Vito Crimi.
Una differenza sottile, ma che viene marcata dai maggiorenti del Movimento: il decreto della Corte d’appello di Cagliari «non dice che non c’è un capo politico – ha commentato il giorno stesso il ministro alle Politiche agricole Stefano Patuanelli, ospite a Porta a porta – dice che quel ricorso non è ammissibile. Il capo politico del M5s è il capo politico pro tempore Vito Crimi».
L’Associazione Rousseau invece ha subito affondato il colpo con un post sul Blog delle stelle – recentemente ripulito di qualsiasi riferimento al M5s: la Corte d’appello di Cagliari, si legge nell’articolo, «confermando quanto diciamo da sempre», ha stabilito che «l’Associazione Movimento 5 Stelle non ha oggi alcun capo politico». Di conseguenza, secondo l’Associazione di Casaleggio, il M5s «oggi non è in grado di esprimere alcuna volontà e chiunque decida di impegnare il Movimento rispetto a qualunque atto di ordinaria o straordinaria amministrazione [il riferimento non tanto velato è a Giuseppe Conte, ndR] parla a titolo personale almeno fino a che non sarà eletta, con le modalità previste in Statuto».
E qui la questione si complica ulteriormente. Così come sottolinea l’Associazione di Davide Casaleggio, lo Statuto prevede, in effetti, che le votazioni del Movimento 5 stelle vengano svolte proprio sulla piattaforma Rousseau (articolo 1). Ma senza il saldo dei circa 450 mila euro di mancati versamenti dai parlamentari – che hanno portato alla rottura definitiva – Casaleggio non ha intenzione di permettere al Movimento di utilizzare la piattaforma.
L’intervento di Conte
Il 6 maggio l’ex premier Giuseppe Conte è intervenuto sulla questione di Rousseau con toni più perentori di quanto sia accaduto finora: «Casaleggio per legge è obbligato a consegnare i dati al Movimento, che ne è l’unico legittimo titolare – ha detto a Repubblica – Su questo c’è poco da scherzare perché questi vincoli di legge sono assistiti da solide tutele, civili e penali».
Secondo Conte, sarebbe tutto pronto per far partire il nuovo Movimento 5 stelle, il nuovo Statuto e la nuova Carta dei valori. «Questa impasse ha solo rallentato il processo costituente – ha commentato l’ex premier – ma di certo non lo bloccherà. Verrà presto superata, con o senza il consenso di Casaleggio».
Una frase che ha lasciato intendere come sia ormai inevitabile che lo scontro fra l’Associazione Rousseau e il Movimento 5 stelle vada per vie legali. Conte ha infatti confermato che il M5s è pronto a «chiedere l’intervento del Garante della privacy» e a ricorrere «a tutti gli strumenti per contestare eventuali abusi».
La dichiarazione di guerra dell’ex premier non è però entrata nel merito della vicenda cagliaritana. Rimane così inevasa la domanda su cosa accadrebbe se altri tribunali, così com’è già successo a Cagliari, dovessero confermare, su un piano giuridico, l’assenza di un rappresentante legale legittimo a cui Rousseau sarebbe tenuta a consegnare i dati.
Giustizia
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