La rottura fra Davide Casaleggio e il Movimento 5 stelle è ufficiale e definitiva. La notizia è arrivata il 23 aprile con un post dell’Associazione Rousseau sul Blog delle stelle, amaro già dal titolo «Oggi siamo a terra, ma ci rialzeremo».

Il finale era già annunciato dall’escalation delle ultime settimane. All’inizio di aprile l’Associazione presieduta da Davide Casaleggio, proprietaria dell’omonima piattaforma Rousseau, aveva lanciato il proprio ultimatum: se i parlamentari Cinquestelle non avessero versato i 450 mila euro di contributi arretrati entro il 22 aprile, la separazione sarebbe stata inevitabile. E così è stato, perché mentre si avvicinava la scadenza del 22, dai vertici del Movimento nessuno ha mai dato segnali di voler saldare il debito per tempo.

Il giorno dopo l’annuncio dello strappo, il 24 aprile, l’ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 stelle, ne ha preso atto con un post su Facebook, accusando l’Associazione Rousseau di non aver voluto «una più chiara e netta distinzione di ruoli» fra i gestori della piattaforma e la forza politica: «Questo era il vero tema in gioco – ha scritto Conte – e nessuno può far finta di ridurlo a una mera partita contabile».

Vediamo che cos’è successo e quali sono le questioni ancora aperte.

Che ne sarà di Rousseau

«L’Associazione Rousseau cambia strada». Il 23 aprile, con un post sul Blog delle stelle, l’Associazione di Davide Casaleggio ha annunciato non solo una frattura non più sanabile con il Movimento 5 stelle ma anche l’avvio delle procedure di cassa integrazione per i propri dipendenti, a cause delle difficoltà economiche create dai mancati versamenti dei parlamentari M5s.

Il regolamento interno dei parlamentari M5s prevedeva esplicitamente che «ciascun parlamentare italiano, europeo e consigliere regionale eletto all’esito di una competizione elettorale nella quale si sia presentato sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle» fosse obbligato «ad erogare un contributo economico destinato al mantenimento delle piattaforme tecnologiche», identificate all’articolo 2 con la piattaforma Rousseau. Già in campagna elettorale ai candidati era richiesto di sottoscrivere questo accordo quantificato – in caso di elezione – in un versamento mensile di 300 euro.

Due anni fa la regola ha cominciato a essere ignorata da un numero sempre maggiore di parlamentari. «In questi 15 mesi abbiamo sollecitato costantemente la risoluzione delle criticità», ha sottolineato l’Associazione Rousseau nel post di addio. Rousseau reclama 450mila euro di arretrati. «Abbiamo pensato fino all’ultimo che si sarebbe usciti dall’ambiguità e dal cerchiobottismo per risolvere i problemi in modo concreto, ma non è successo», hanno commentato.

Che cosa diventerà la piattaforma Rousseau? Di certo l’intenzione dei suoi vertici è di proporre i servizi offerti finora al M5s ad altre forze politiche. Forse, ed è questo uno dei temi di maggiore interesse, proprio ai fuoriusciti del Movimento 5 stelle. In questi giorni, per cominciare, vengono riportati contatti fra Rousseau e gli esponenti della componente del gruppo Misto “L’Alternativa c’è” alla Camera, ovvero gli ex M5s espulsi per non aver votato il governo Draghi.

Per ora, nel post, si legge solo che «Rousseau diventerà uno spazio aperto, laico e trasversale. Uno spazio per dare voce a tutti coloro che vorranno aggregare persone attorno a battaglie, temi o proposte. Uno spazio che ha l’ambizione di realizzare la più grande “lobby” dei cittadini attivi». Comunque dopo aver sanato la grave situazione finanziaria.

«Oggi siamo a terra – conclude il post – ma ci rialzeremo perché noi siamo Movimento». “Noi” e non “loro”, i rappresentanti eletti in Parlamento che hanno tradito – secondo la lettura di Casaleggio – il mandato originario della fondazione del Movimento 5 stelle.

“Loro”, però, e cioè il Movimento dentro le istituzioni e i suoi esponenti, sono intenzionati ad andare avanti. Con una nuova piattaforma e il nuovo leader designato, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La replica del Movimento 5 stelle

La reazione sulle pagine ufficiali del Movimento 5 stelle è stata gelida: «Le scelte dell’associazione Rousseau dell’ultimo anno – si legge in un post su Facebook – evidenziano la volontà di quest’ultima di svolgere una parte attiva e diretta nell’attività politica». Dunque, l’accusa rivolta all’Associazione di Davide Casaleggio è quella di aver voluto influenzare la linea politica del Movimento 5 stelle, un ruolo che non dovrebbe competere al gestore di servizi telematici.

Il punto, però, è che il rapporto fra Rousseau e Movimento è sempre stato così dalle origini. Ha cominciato a non andare più bene quando i vertici del Movimento e quelli di Rousseau si sono attestati su posizione diverse (il caso recente più palese, l’appoggio o non appoggio al governo Draghi).

Il Movimento 5 Stelle ha avviato le procedure necessarie per dotarsi di una nuova piattaforma che permetta la partecipazione degli iscritti nelle decisioni della forza politica.

Il post di Conte e la rifondazione del M5s

L’ex premier Giuseppe Conte ha commentato l’addio di Rousseau con un post su Facebook, il 24 aprile. Il neo-Movimento, ha scritto il nuovo leader, dovrà distinguere fra la «gestione tecnica» della piattaforma digitale – che «può essere tranquillamente affidata a soggetti esterni – e la «direzione politica», che deve «competere a soggetti interni alla forza politica, eletti attraverso procedure democratiche chiare e trasparenti».

L’ex presidente del Consiglio ha però garantito che Rousseau riceverà quanto dovuto: «Il Movimento, da parte sua, si farà carico di eventuali debiti contratti da Rousseau per conto del Movimento. Quest’ultimo principio, peraltro, non è mai stato posto in discussione, perché i debiti non si discutono, si onorano». Non è detto che la cifra coinciderà con quanto richiesto dall’Associazione di Davide Casaleggio. E non è detto neanche che si tratti dei 450mila euro di mancati versamenti. C’è chi suppone che invece si intendano altri debiti che l’azienda ha accumulato per garantire finora i servizi della piattaforma Rousseau. Un’altra ipotesi è che dal conteggio dei 450mila euro vengano stornati i versamenti dovuti dagli espulsi.

Nello stesso post, Conte ha annunciato che presenterà «all’Assemblea degli iscritti il nuovo Statuto e la Carta dei principi e dei valori all’inizio di maggio nel corso di un grande evento on-line», dopo il quale si procederà «alle votazioni dei nuovi documenti fondativi e dei nuovi organi», ovvero, si suppone, un nuovo regolamento e il comitato a cinque promesso dagli Stati generali di novembre e mai portato a compimento.

Le questioni in sospeso

Rimane – fra gli altri – un punto molto delicato, citato anche da Conte nel suo post su Facebook: «Prima di presentare il nuovo Statuto e la Carta dei Principi e dei Valori, manca però un passaggio fondamentale – ha scritto l’ex premier – il trasferimento dei dati degli iscritti da Rousseau al Movimento 5 Stelle, che è l’unico ed esclusivo titolare del trattamento di questi dati».

Come si vede chiaramente dal form online, finora l’iscrizione a Rousseau ha coinciso con l’iscrizione al Movimento 5 stelle.

Questo significa che al momento l’Associazione Rousseau detiene i dati di quelli che quantifica in circa 197 mila iscritti certificati. A Rousseau e al Movimento 5 stelle. I dati sarebbero infatti fondamentali per trasferire gli iscritti alla nuova piattaforma.

Il 23 aprile Enrica Sabatini, socia dell’Associazione Rousseau, ha detto in un’intervista al Corriere della sera che «la lista degli iscritti può essere consegnata solo al rappresentante legale del Movimento e il tribunale di Cagliari ha messo in discussione il fatto che il Movimento ne abbia uno in questo momento». Sabatini ha però garantito che «quando sarà definita in maniera chiara la persona titolata e legittimata a poter ricevere i dati sarà possibile valutare ogni richiesta nel rispetto della legge e della tutela degli iscritti».

Al momento, infatti, Giuseppe Conte – investito come nuovo leader dal garante del M5s Beppe Grillo – non ricopre nessuna carica ufficialmente riconosciuta e non risulterebbe nemmeno iscritto al Movimento 5 stelle.

La situazione si complica perché non è chiaro se il legale rappresentante possa ancora essere considerato il capo politico reggente Vito Crimi. Come ricorda Sabatini, infatti, a fine febbraio, una sentenza del Tribunale di Cagliari sul caso della consigliera regionale M5s espulsa Carla Cruccu ha stabilito che il Movimento 5 stelle è rimasto «privo di rappresentanza legale».

Secondo il tribunale sardo, la carica di Vito Crimi come capo politico reggente è decaduta il 17 febbraio 2021 quando gli iscritti hanno votato per la modifica allo Statuto, abolendo di fatto la figura del capo politico a cui sarebbe subentrato un comitato direttivo a cinque, non ancora eletto. Il Tribunale di Cagliari, per compensare questo vuoto di poteri, ha nominato un curatore speciale, l’avvocato Silvio Demurtas.

In un post su Facebook, il 18 febbraio, il garante Beppe Grillo ha invece contestato la decisione del Tribunale. Secondo Grillo, la reggenza di Crimi a capo politico è valida «fino a quando non saranno nominati i 5 componenti del nuovo Comitato direttivo» e questo sarebbe avallato «anche dall’art. 7, lett. d), dello Statuto, dove prevede che “Qualora la carica di un membro del comitato direttivo si renda vacante, il membro più anziano del Comitato di Garanzia, ne assume temporaneamente le veci”».

Grillo ha citato correttamente lo Statuto ma ha omesso il passaggio successivo in cui si legge che, in casi del genere, il Comitato di Garanzia o il Collegio dei Probiviri o il Garante devono indire «entro 30 giorni la consultazione in rete per l’elezione del nuovo membro del Comitato direttivo». L’elezione del Comitato direttivo – tutti i membri, non solo un posto “vacante” – è attesa da più di due mesi.

L’avvocato Lorenzo Borrè – difensore di molti ex M5s espulsi e della consigliera sarda Curru – ha detto all’agenzia di stampa Adnkronos che «in tempi brevi la Procura potrebbe invitare il garante Beppe Grillo a indire la consultazione online». Il dibattimento a Cagliari, però, non inizierà prima del 30 aprile e non avrà una conclusione immediata. Anche per questo i tempi per la rifondazione del nuovo Movimento 5 stelle guidato da Giuseppe Conte potrebbe allungarsi ancora, ben oltre i primi di maggio annunciati dall’ex premier.