Altri quattro parlamentari hanno abbandonato il gruppo nel 2019. La più famosa è certamente la deputata Sara Cunial, cacciata per le sue posizioni no-vax, distintasi in seguito per
i suoi discorsi sui microchip, sul «
nuovo ordine mondiale» e, non da ultimo, per aver
violato il lockdown ad aprile per andare al mare (giustificandosi con il suo ruolo di parlamentare).
I numeri sono diventati più significativi dal 2020, quando gli abbandoni sono stati 25. La maggior parte (20) sono confluiti nel gruppo Misto, solo in quattro hanno aderito ad altri partiti (tre nel Pd, uno in Leu, uno nella Lega). L’impennata è dovuta in buona misura dall’aumento delle espulsioni dei parlamentari non in regola con le rendicontazioni e le
restituzioni di una parte del proprio stipendio. È il caso dei deputati Nadia Aprile, Flora Frate, Michele Nitti, Santi Cappellani e Massimiliano De Toma
espulsi per questo motivo il 31 gennaio 2020.
Altri, invece, hanno abbandonato spontaneamente in dissenso politico. Un caso clamoroso è stato quello di Lorenzo Fioramonti che – per il Movimento 5 stelle – è stato anche il ministro dell’Istruzione nel secondo governo di Giuseppe Conte fino alle dimissioni a dicembre 2019. Fioramonti ha lasciato anche il M5s il 30 dicembre 2019 (ma il passaggio nel gruppo Misto è stato formalizzato all’inizio del 2020): «Il Movimento 5 Stelle mi ha deluso molto –
ha scritto l’ex ministro su Facebook – So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere».
Alcuni abbandoni si sono verificati in coincidenza di voti dal particolare significato politico. Il 10 dicembre 2020, ad esempio, quattro deputati (Fabio Bernardini, Carlo Ugo De Girolamo, Antonio Lombardo e Mara Lapia)
hanno lasciato il gruppo dopo un discusso voto su una risoluzione sulla riforma del Mes, su cui il M5s (che ha votato a favore) avrebbe assunto (secondo i dissidenti) una posizione troppo morbida, tradendo i propri «valori fondamentali».
Dall’inizio del 2021, invece, in soli due mesi il Movimento 5 stelle ha perso 26 deputati. Lo smottamento è una conseguenza diretta della
nascita del nuovo governo Draghi. Il Movimento 5 stelle ha infatti deciso di espellere tutti i parlamentari che non hanno votato la fiducia al nuovo esecutivo: in tutto 24 deputati. Durante la crisi, prima del governo Draghi, ha lasciato il Movimento anche Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24, esponente di peso: «Troppe volte – ha commentato l’ex giornalista – ho assistito a scelte sbagliate che non ho condiviso, persone sbagliate e incompetenti nei posti sbagliati che non ho condiviso». Carelli ha fondato (all’interno del gruppo Misto) la componente moderata il “Centro – Popolari Italiani”.