L’esodo dei 98: il M5s ha perso quasi un parlamentare su tre

Ansa
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Il mancato voto di fiducia al nuovo governo di Mario Draghi ha portato, in meno di due mesi, alla cacciata di 42 parlamentari tra Camera e Senato.

Dal 2018, il Movimento 5 stelle ha perso il 30 per cento dei senatori eletti con il suo simbolo e quasi il 28 per cento dei deputati. In totale, 98 parlamentari persi per strada. Alcuni, pochi, hanno abbandonato il gruppo volontariamente, la maggior parte sono stati espulsi. Con una vistosa impennata dall’inizio del 2021.

Vediamo nei dettagli, anno dopo anno, l’evoluzione dell’esodo parlamentare dal Movimento 5 stelle.

Camera

Dopo aver ottenuto quasi il 33 per cento dei voti alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, il Movimento 5 stelle ha iniziato la legislatura alla Camera con 227 seggi. Ad oggi, i deputati ancora appartenenti al gruppo sono 165, dunque 62 meno, circa il 28 per cento, rispetto agli eletti con il simbolo del Movimento 5 stelle alla Camera.

Cinque candidati sono stati espulsi nel 2018 prima ancora prima di insediarsi, per uno scandalo legato ai rimborsi: Catello Vitiello (ora Italia viva), Antonio Tasso (Misto), Andrea Cecconi (Misto), Silvia Benedetti (Misto), Antonio Caiata (Fratelli d’Italia). Risultano comunque eletti con il Movimento 5 stelle, quindi li conteremo fra i parlamentari “persi” negli ultimi due anni e mezzo.

Nel 2018, i fuoriusciti dal gruppo del Movimento 5 stelle sono stati tre. Il primo a inaugurare la legislatura è stato Andrea Mura, espulso dal Movimento il 26 luglio a causa del numero eccessivo di assenze dovute alla sua attività di velista. Meno di un mese dopo, Mura ha dato le dimissioni dal suo seggio di parlamentare. Alle elezioni suppletive, però, il Movimento non ha recuperato il seggio, vinto da Andrea Frailis per il centrosinistra.
Grafico 1: I deputati che hanno lasciato il Movimento 5 stelle alla Camera dal 2018 a oggi
Grafico 1: I deputati che hanno lasciato il Movimento 5 stelle alla Camera dal 2018 a oggi
Altri quattro parlamentari hanno abbandonato il gruppo nel 2019. La più famosa è certamente la deputata Sara Cunial, cacciata per le sue posizioni no-vax, distintasi in seguito per i suoi discorsi sui microchip, sul «nuovo ordine mondiale» e, non da ultimo, per aver violato il lockdown ad aprile per andare al mare (giustificandosi con il suo ruolo di parlamentare).

I numeri sono diventati più significativi dal 2020, quando gli abbandoni sono stati 25. La maggior parte (20) sono confluiti nel gruppo Misto, solo in quattro hanno aderito ad altri partiti (tre nel Pd, uno in Leu, uno nella Lega). L’impennata è dovuta in buona misura dall’aumento delle espulsioni dei parlamentari non in regola con le rendicontazioni e le restituzioni di una parte del proprio stipendio. È il caso dei deputati Nadia Aprile, Flora Frate, Michele Nitti, Santi Cappellani e Massimiliano De Toma espulsi per questo motivo il 31 gennaio 2020.

Altri, invece, hanno abbandonato spontaneamente in dissenso politico. Un caso clamoroso è stato quello di Lorenzo Fioramonti che – per il Movimento 5 stelle – è stato anche il ministro dell’Istruzione nel secondo governo di Giuseppe Conte fino alle dimissioni a dicembre 2019. Fioramonti ha lasciato anche il M5s il 30 dicembre 2019 (ma il passaggio nel gruppo Misto è stato formalizzato all’inizio del 2020): «Il Movimento 5 Stelle mi ha deluso molto – ha scritto l’ex ministro su Facebook – So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere».

Alcuni abbandoni si sono verificati in coincidenza di voti dal particolare significato politico. Il 10 dicembre 2020, ad esempio, quattro deputati (Fabio Bernardini, Carlo Ugo De Girolamo, Antonio Lombardo e Mara Lapia) hanno lasciato il gruppo dopo un discusso voto su una risoluzione sulla riforma del Mes, su cui il M5s (che ha votato a favore) avrebbe assunto (secondo i dissidenti) una posizione troppo morbida, tradendo i propri «valori fondamentali».

Dall’inizio del 2021, invece, in soli due mesi il Movimento 5 stelle ha perso 26 deputati. Lo smottamento è una conseguenza diretta della nascita del nuovo governo Draghi. Il Movimento 5 stelle ha infatti deciso di espellere tutti i parlamentari che non hanno votato la fiducia al nuovo esecutivo: in tutto 24 deputati. Durante la crisi, prima del governo Draghi, ha lasciato il Movimento anche Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24, esponente di peso: «Troppe volte – ha commentato l’ex giornalista – ho assistito a scelte sbagliate che non ho condiviso, persone sbagliate e incompetenti nei posti sbagliati che non ho condiviso». Carelli ha fondato (all’interno del gruppo Misto) la componente moderata il “Centro – Popolari Italiani”.

Senato

Il Movimento 5 stelle a Palazzo oggi conta 76 senatori. Con le elezioni del 2018 aveva invece vinto 111 seggi, saliti a 112 nel 2019, quando la Giunta per le elezioni ha deciso che il seggio rimasto vacante in Sicilia per mancanza di candidati grillini potesse andare alla prima dei non eletti in Umbria, la senatrice M5s Emma Pavanelli.

In questi anni, il gruppo del Movimento al Senato ha vissuto due lutti, la morte di Franco Ortolani, il 22 novembre 2019, e di Vittoria Francesca Maria Bogo Deledda, il 17 marzo 2020. Entrambi i seggi sono stati poi persi nelle successive elezioni suppletive, vinte nel primo caso a Napoli da Sandro Ruotolo (Misto) e nel secondo caso a Cagliari da Carlo Doria (Lega). Ovviamente, questi due casi non possono essere inclusi nel conteggio di cui stiamo dando conto in questo articolo.

Considerando quindi il totale di 110 senatori, il gruppo del Movimento 5 stelle ha perso, per ragioni politiche, 34 fra i suoi eletti, corrispondenti a quasi il 31 per cento.

Nel 2018 ci sono stati solo due casi, persino precedenti all’inizio della legislatura, in maniera speculare alla Camera. I senatori Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, eletti con il Movimento 5 stelle, sono stati espulsi prima di insediarsi al Senato sempre per una vicenda di mancati rimborsi. Oggi il primo fa parte del gruppo Europeisti-MAIE-Centro Democratico – nato come stampella al Conte II – e il secondo del gruppo Misto.

I primi veri dissidenti “politici” Cinque stelle hanno però fatto sentire la propria voce nel 2019, proprio al Senato, in una fase in cui ancora i mal di pancia all’interno del Movimento non emergevano mai all’esterno. Si tratta in particolare delle senatrici Elena Fattori e Paola Nugnes e del senatore Gregorio De Falco. Tutti e tre si sono distinti per aver criticato le politiche del governo Conte I guidato da Lega e M5s. Le due senatrici oggi fanno parte di Leu (nello specifico della componente Sinistra Italiana), mentre De Falco è stato fra i più attivi nella formazione del nuovo gruppo degli Europeisti in appoggio all’ex presidente del Consiglio Conte nel pieno della crisi.
Grafico 2: I senatori che hanno lasciato il Movimento 5 stelle al Senato dal 2018 a oggi
Grafico 2: I senatori che hanno lasciato il Movimento 5 stelle al Senato dal 2018 a oggi
In tutto nel 2019 i fuoriusciti sono stati otto. Oltre ai tre già citati, anche altri hanno lasciato per motivi politici, ma di ordine opposto. I senatori Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Francesco Urraro sono passati alla Lega l’11 dicembre 2019 perché non si riconoscevano nel nuovo asse di governo M5s-Pd-Leu. La senatrice Gelsomina Vono, invece, ha lasciato a settembre dello stesso anno per entrare nell’allora neonata Italia viva, la formazione di Matteo Renzi.

Anche nel 2020 gli abbandoni sono stati 8. Fra questi c’è anche l’ex giornalista Gianluigi Paragone, rappresentante delle frange più sovraniste del Movimento 5 stelle. Dopo aver abbandonato, il 3 gennaio 2020, Paragone ha fondato Italexit, un partito a favore dell’uscita dall’euro e dall’Unione europea (comunque nel gruppo Misto del Senato).

Così come alla Camera, i primi due mesi del 2021 hanno segnato anche al Senato un “crollo” numerico senza precedenti, dovuto alle espulsioni di chi non ha voluto voltare la fiducia al governo Draghi: in tutto 16 senatori, per ora tutti nel gruppo Misto.

Il momento è stato particolarmente drammatico per il Movimento 5 stelle. Fra i “cacciati” ci sono infatti esponenti storici e di primo piano come Barbara Lezzi, ex ministra per il Sud nel governo Conte I, e Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.

Secondo fonti di stampa, cinque senatori – di cui non sono trapelati i nomi – starebbero avviando un ricorso contro l’espulsione.

Uno sguardo complessivo

Come abbiamo visto, in totale sono 98 i parlamentari che dal 2018 hanno lasciato il Movimento 5 stelle alla Camera e al Senato. Analizzando i dati delle due camere nel complesso si nota che solo una minoranza fra i fuoriusciti è confluita in altri partiti. La maggioranza, 76 parlamentari fra Camera e Senato, è in realtà parte del gruppo Misto, dove convivono componenti di varia natura, ma insufficienti per formare un gruppo autonomo (per il quale servono 10 senatori a Palazzo Madama e 20 a Montecitorio).

Solo 22 hanno trovato posto in altri gruppi parlamentari: cinque nella Lega, tre in Fratelli d’Italia, due in Italia viva, uno in Liberi e uguali (contando solo il Senato perché alla Camera è nel gruppo Misto), uno in Forza Italia, due in Italia viva, tre nel Pd e quattro nel nuovo gruppo degli Europeisti (anche questo autonomo solo al Senato, nel Misto alla Camera).

L’esodo nel Movimento 5 stelle, dunque, più che rimpolpare partiti già esistenti, ha contribuito a frammentare in tanti componenti minori il quadro politico all’interno del Parlamento.

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