Il Movimento 5 stelle voterà la fiducia al nascente governo Draghi. La conferma definitiva è arrivata con il voto degli attivisti su Rousseau, la sera dell’11 febbraio. Il 59,3 per cento si è espresso per il sì, il 40,7 per cento per il no.

L’esito della consultazione online ha fotografato la divisione all’interno del Movimento Cinque stelle, culminata nell’addio di Alessandro Di Battista. «Non ce la faccio ad accettare un M5s che governa con questi partiti», ha annunciato l’ex deputato in una diretta sulla sua pagina Facebook.

Vediamo meglio cos’è successo nelle ultime ore e qual è la situazione all’interno del Movimento 5 stelle.

Il voto e il quesito

La consultazione online si è tenuta l’11 febbraio dalle 10 alle 18. Agli attivisti è stato sottoposto il seguente quesito: «Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?». La formulazione poco neutra della domanda è stata molto criticata, soprattutto dai contrari.

«Quello su Rousseau è un referendum che non è avvenuto con le regole del referendum, dal momento che il quesito era inquinato dalla risposta che implicava, è stata una manipolazione», ha commentato Pino Cabras, deputato del Movimento 5 stelle sul fronte del “no a Draghi”.

In totale, hanno espresso la propria preferenza sulla piattaforma 74.537 iscritti su un totale di 119.544 aventi diritti di voto. Come abbiamo detto, il 59,3 per cento ha detto sÌ – 44.177 voti in numeri assoluti – e il 40,7 per cento si è espresso per il no (30.360 persone).

Dopo i risultati, il capo politico reggente Vito Crimi ha ricordato che i parlamentari M5s andranno incontro all’espulsione, nel caso non dovessero rispettare l’indicazione degli attivisti: «La democrazia nel Movimento passa da un voto degli iscritti e il voto degli iscritti è vincolante, questo è un patto sottoscritto da tutti quelli che si sono candidati nel Movimento 5 stelle».

Alcuni, come il senatore Danilo Toninelli – contrario al governo Draghi – hanno già dichiarato che si adegueranno alla volontà degli iscritti. Si stima invece che circa quindici fra senatori e deputati voteranno in dissenso con il proprio gruppo parlamentare, dunque non concedendo la fiducia al governo Draghi. È certo che chi farà questa scelta uscirà dal Movimento, ma non è chiaro se la tappa successiva sia la formazione di un gruppo autonomo.

La conseguenza più immediata del voto su Rousseau in realtà si è consumata fuori dal Parlamento: l’abbandono di uno dei volti di riferimento, Alessandro Di Battista.

L’addio (o arrivederci) di Di Battista

«Accetto la votazione ma non posso digerirla. Da tempo non sono d’accordo con le decisioni del Movimento 5 Stelle e ora non posso che farmi da parte», ha annunciato ieri in una diretta Facebook Alessandro Di Battista. L’ex deputato, esponente fra i più popolari del M5s e spesso in dissenso con la linea ufficiale, questa volta non si adeguerà alla terza vita del Movimento. Troppo indigeribile per Di Battista la presenza all’interno del governo del nemico di sempre, Silvio Berlusconi, contro il quale il Movimento 5 stelle ha combattuto molte delle battaglie delle origini.

«È stata una bellissima storia d’amore, piena di gioie e battaglie vinte, anche con diverse delusioni e qualche battaglia disattesa o persa, però questa è la politica», ha commentato Di Battista. «Non posso andare avanti – ha concluso – non posso proprio andare contro la mia coscienza».

C’è chi considera questo passaggio un primo passo verso una possibile scissione. Al momento, però, Di Battista non ha manifestato l’intenzione di mettersi alla guida di un movimento alternativo.

Una minaccia vagheggiata anche da alcune dichiarazioni di Davide Casaleggio: «Chi oggi guida l’azione politica del M5s dovrà fare in modo di non gestire questo momento con arroganza, oppure la larga parte contraria alla scelta di ieri potrebbe allontanarsi», ha detto il presidente dell’Associazione Rousseau in un’intervista al Corriere della sera.

In conclusione

Il Movimento 5 stelle ha confermato la propria partecipazione al governo Draghi con il voto degli attivisti sulla piattaforma Rousseau. L’11 febbraio quasi il 60 per cento dei votanti ha dato il proprio via libera al nuovo esecutivo.

Il quesito è stato giudicato da molti fuorviante perché presentava in una luce nettamente positiva la prospettiva di entrare nella maggioranza di Mario Draghi.

Nonostante il voto sia vincolante, una quindicina di parlamentari potrebbero comunque non attenersi all’indicazione di Rousseau e uscire dal Movimento.

Un addio è già arrivato, ieri sera, subito dopo il voto. Alessandro Di Battista ha annunciato che si «farà da parte» perché non riesce a «digerire» l’esito della votazione, ovvero la scelta di condividere i banchi della maggioranza, in particolare, con Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.