Perché i migranti portati in Albania continuano a tornare in Italia

Per la terza volta in pochi mesi la giustizia italiana non ha convalidato il trasferimento delle persone portate nel centro di Gjader, disponendone il rientro in Italia
Ansa
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La sera di sabato 1 febbraio sono sbarcati al porto di Bari i 43 migranti che pochi giorni prima erano stati portati nei centri di accoglienza costruiti dall’Italia in Albania. Martedì 28 gennaio infatti un incrociatore della Marina Militare aveva trasportato 49 persone migranti da Lampedusa, dove erano sbarcate, fino al centro di Gjader, in Albania. Dopo un primo screening, 6 persone erano già state riportate nel nostro Paese perché minori o considerate vulnerabili. Nella giornata di venerdì 31 gennaio poi la Corte d’Appello di Roma non ha convalidato il trattenimento dei 43 migranti che erano rimasti in Albania, che sono quindi stati trasportati a Bari.

Questa è la terza volta che la giustizia italiana blocca una decisione del governo: tra ottobre e novembre 2024, infatti il Tribunale di Roma per due volte non aveva convalidato il trattenimento dei migranti portati nei centri costruiti dal nostro Paese fuori dai confini nazionali. Il motivo è sempre lo stesso, e cioè che i trasferimenti dei migranti in Albania sarebbero in contrasto con quanto stabilito da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea. In sostanza, secondo la giustizia italiana la definizione di Paese “sicuro” attribuita dall’Italia a Bangladesh ed Egitto, Paesi di provenienza dei 43 migranti, non rispecchierebbe le normative comunitarie. In particolare, secondo la Corte di Giustizia la valutazione di un Paese come “sicuro” deve estendersi a tutte le sue parti, senza eccezioni. Secondo la legge italiana, invece, la designazione di un Paese sicuro può essere fatta escludendo alcune parti di territorio o categorie di persone: per esempio, possono essere escluse da questa categoria le persone provenienti da una regione di un Paese sicuro che discrimina una determinata religione o orientamento sessuale. Proprio questa non conformità tra la legge italiana e la normativa europea, confermata dalla sentenza, ha portato anche questa volta la Corte d’Appello di Roma a non convalidare il trattamento dei migranti in Albania. 
In più, sia in questo caso sia in quelli precedenti, il Tribunale di Roma e la Corte d’Appello hanno chiesto alla Corte europea di pronunciarsi definitivamente sulla questione. Secondo fonti stampa, il parere europeo potrebbe arrivare il 25 febbraio. 

Come accennato, le prime due mancate convalide al trattenimento dei migranti sono arrivate dal Tribunale di Roma, in particolare dalla diciottesima sezione del Tribunale civile, quella specializzata in immigrazione. Il governo però a dicembre, attraverso un decreto-legge, ha spostato la competenza in questo ambito dai tribunali ordinari alle Corti d’Appello. L’emendamento in questione era stato ribattezzato dalla stampa “emendamento Musk”, perché è stato presentato in seguito alle critiche fatte dall’imprenditore statunitense Elon Musk contro i giudici che non hanno convalidato il trattenimento dei migranti in Albania. La speranza del governo era che, in questo modo, i giudizi sulle richieste di trattenimento dei migranti dei centri potessero cambiare. Al momento però questo passaggio di competenze non sembra aver dato i risultati sperati, dato che anche la Corte d’Appello di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti in Albania.
Diversi esponenti di Fratelli d’Italia hanno criticato il fatto che i giudici della Corte d’appello che hanno impedito la convalida del trattenimento appartenessero alla sezione immigrazione del Tribunale di Roma, rendendo quindi inutile lo spostamento di competenze. «Il governo e il Parlamento hanno trasferito la competenza alla Corte di appello per sottrarla alle Sezioni specializzate del Tribunale e loro migrano in massa. Una chiara presa in giro del Parlamento», hanno scritto in una nota i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Galeazzo Bignami e Lucio Malan. La possibilità di un trasferimento da una corte all’altra da parte dei giudici competenti in materia di immigrazione era già stata prevista però sia dalla stampa sia da diversi esponenti delle opposizioni lo scorso dicembre. Alla base dello spostamento infatti ci sarebbe la mancanza di competenze dei giudici delle Corti d’Appello nel giudicare le situazioni riguardanti le richieste d’asilo, oltre alla carenza di organico di queste corti.

Secondo fonti stampa, per evitare questi trasferimenti di organici il governo starebbe dunque lavorando a un nuovo provvedimento, volto a evitare che nelle Corti d’Appello, oggi titolari della convalida dei trattenimenti, passino i magistrati delle sezioni immigrazione. 

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