Nel pomeriggio di venerdì 18 ottobre il Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento dei 12 migranti salvati negli scorsi giorni nel Mar Mediterraneo dalle autorità italiane e portati nei nuovi centri costruiti dall’Italia in Albania, a bordo della nave “Libra” della Marina militare. La presidente della “Sezione per i diritti della persona e immigrazione” del Tribunale di Roma, Luciana Sangiovanni, ha spiegato in un comunicato stampa che il trattenimento dei migranti, inizialmente disposto dalla Questura di Roma, non è stato convalidato «in applicazione dei principi enunciati dalla recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 4 ottobre 2024». Altri quattro migranti erano stati salvati dalla nave “Libra”, ma sono stati riportati in Italia mercoledì, perché due erano minorenni e due erano in precarie condizioni di salute.
A inizio mese infatti la Corte ha stabilito con una sentenza, riguardante un caso in Repubblica Ceca, che le direttive europee «si oppongono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro quando alcune parti del suo territorio non soddisfano le condizioni materiali per tale designazione». In parole semplici, la valutazione di un Paese come “sicuro” deve estendersi a tutte le sue parti, senza eccezioni. Secondo la legge italiana, invece, la designazione di un Paese sicuro può essere fatta escludendo alcune parti di territorio o categorie di persone: per esempio, possono essere escluse da questa categoria le persone provenienti da una regione di un Paese sicuro che discrimina una determinata religione o orientamento sessuale. Questa non conformità tra la legge italiana e la normativa europea, confermata dalla sentenza, ha portato il Tribunale di Roma a non convalidare il trattamento dei migranti in Albania.
Nei centri costruiti dall’Italia in Albania possono essere portati solo i migranti maschi adulti provenienti dai Paesi considerati “sicuri”, ossia quegli Stati dove secondo l’Italia vige un ordinamento democratico e dove sono rispettati i diritti delle persone. Oltre all’Albania, la lista di questi Paesi comprende l’Algeria, il Bangladesh, la Bosnia-Erzegovina, il Camerun, Capo Verde, la Colombia, la Costa d’Avorio, l’Egitto, il Gambia, la Georgia, il Ghana, il Kosovo, la Macedonia del Nord, il Marocco, il Montenegro, la Nigeria, il Perù, il Senegal, la Serbia, lo Sri Lanka e la Tunisia. Le richieste di protezione internazionale provenienti dai cittadini di questi Stati sono esaminate più velocemente e più difficilmente sono accettate dal momento che, secondo il governo italiano, in questi Paesi sono rispettati i diritti umani e i loro abitanti corrono meno rischi che altrove.
Il Tribunale di Roma non ha confermato il trattenimento dei migranti perché – si legge ancora nel comunicato stampa – è impossibile «riconoscere come “Paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute», ossia il Bangladesh e l’Egitto. Di conseguenza, non solo non è applicabile la procedura del governo italiano, ma, come previsto dagli accordi con l’Albania, i migranti devono essere portati «al di fuori del territorio albanese» e «hanno quindi diritto a essere condotti in Italia».
«Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza», ha scritto Fratelli d’Italia su X, criticando la scenda del Tribunale di Roma.
A inizio mese infatti la Corte ha stabilito con una sentenza, riguardante un caso in Repubblica Ceca, che le direttive europee «si oppongono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro quando alcune parti del suo territorio non soddisfano le condizioni materiali per tale designazione». In parole semplici, la valutazione di un Paese come “sicuro” deve estendersi a tutte le sue parti, senza eccezioni. Secondo la legge italiana, invece, la designazione di un Paese sicuro può essere fatta escludendo alcune parti di territorio o categorie di persone: per esempio, possono essere escluse da questa categoria le persone provenienti da una regione di un Paese sicuro che discrimina una determinata religione o orientamento sessuale. Questa non conformità tra la legge italiana e la normativa europea, confermata dalla sentenza, ha portato il Tribunale di Roma a non convalidare il trattamento dei migranti in Albania.
Nei centri costruiti dall’Italia in Albania possono essere portati solo i migranti maschi adulti provenienti dai Paesi considerati “sicuri”, ossia quegli Stati dove secondo l’Italia vige un ordinamento democratico e dove sono rispettati i diritti delle persone. Oltre all’Albania, la lista di questi Paesi comprende l’Algeria, il Bangladesh, la Bosnia-Erzegovina, il Camerun, Capo Verde, la Colombia, la Costa d’Avorio, l’Egitto, il Gambia, la Georgia, il Ghana, il Kosovo, la Macedonia del Nord, il Marocco, il Montenegro, la Nigeria, il Perù, il Senegal, la Serbia, lo Sri Lanka e la Tunisia. Le richieste di protezione internazionale provenienti dai cittadini di questi Stati sono esaminate più velocemente e più difficilmente sono accettate dal momento che, secondo il governo italiano, in questi Paesi sono rispettati i diritti umani e i loro abitanti corrono meno rischi che altrove.
Il Tribunale di Roma non ha confermato il trattenimento dei migranti perché – si legge ancora nel comunicato stampa – è impossibile «riconoscere come “Paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute», ossia il Bangladesh e l’Egitto. Di conseguenza, non solo non è applicabile la procedura del governo italiano, ma, come previsto dagli accordi con l’Albania, i migranti devono essere portati «al di fuori del territorio albanese» e «hanno quindi diritto a essere condotti in Italia».
«Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza», ha scritto Fratelli d’Italia su X, criticando la scenda del Tribunale di Roma.