Aggiornamento lunedì 14 ottobre, ore 15:30 – Secondo l’Ansa, la nave Libra della Marina Militare sta portando il primo gruppo di migranti nei centri allestiti in Albania.
Dopo cinque mesi dalla data inizialmente prevista, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che i lavori di costruzione dei centri per migranti costruiti dall’Italia in Albania sono stati ultimati e le strutture potranno essere aperte nei prossimi giorni. I centri «sono pronti e già la prossima settimana potranno iniziare a ospitare gli immigrati irregolari che dovessero partire dal Nord Africa», ha detto il 13 ottobre Piantedosi in un’intervista con La Stampa. A breve, quindi, alcuni dei migranti soccorsi nel Mar Mediterraneo dalle navi delle autorità italiane potranno essere portati in Albania, dove saranno esaminate le loro richieste d’asilo.
Poco meno di un anno fa, a novembre 2023 la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato un accordo con il primo ministro albanese Edi Rama per la costruzione in Albania di alcuni centri per la gestione dei migranti che sbarcano in Italia. Il protocollo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a febbraio 2024, prevede la concessione di alcune aree del territorio albanese all’Italia, che ha costruito a sue spese due strutture, gestite dalle autorità italiane, per accogliere al loro interno un massimo di tremila migranti. Le aree scelte sono il porto di Shengjin, dove è stato allestito un hotspot per l’identificazione dei migranti soccorsi in mare dalle navi italiane, e Gjader, una cittadina nell’entroterra dove sono stati costruiti un centro per il trattenimento di richiedenti asilo da 880 posti, un centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) da 144 posti e un penitenziario da 20 posti.
I lavori di allestimento nell’area di Gjader hanno subito dei ritardi e le strutture, invece del 20 maggio previsto da un bando della Prefettura di Roma, sono state ultimate solo pochi giorni fa. A giugno Meloni aveva dichiarato che i centri sarebbero stati operativi «dal 1° agosto», un traguardo non rispettato. Secondo le stime del Ministero dell’Interno, il costo dell’intero progetto, che avrà una durata di cinque anni prorogabile per altri cinque, ammonta a circa 650 milioni di euro, tra spese di costruzione delle strutture e costi di gestione.
Come accennato, non tutti i migranti soccorsi dalle navi italiane potranno essere trasferiti in Albania. In questi centri, infatti, potranno soggiornare solo i maschi adulti provenienti dai Paesi considerati “sicuri”, ossia quegli Stati dove secondo l’Italia vige un ordinamento democratico e dove sono rispettati i diritti delle persone. Oltre all’Albania, la lista di questi Paesi comprende l’Algeria, il Bangladesh, la Bosnia-Erzegovina, il Camerun, Capo Verde, la Colombia, la Costa d’Avorio, l’Egitto, il Gambia, la Georgia, il Ghana, il Kosovo, la Macedonia del Nord, il Marocco, il Montenegro, la Nigeria, il Perù, il Senegal, la Serbia, lo Sri Lanka e la Tunisia. Le richieste di protezione internazionale provenienti dai cittadini di questi Stati sono esaminate più velocemente e più difficilmente sono accettate dal momento che, secondo il governo italiano, in questi Paesi sono rispettati i diritti umani e i loro abitanti corrono meno rischi che altrove.
Alcune associazioni di studi giuridici hanno contestato questa lista, criticando il governo per aver «classificato come “sicuri” i Paesi da cui provengono più richiedenti asilo, basandosi principalmente, se non esclusivamente, sull’incremento delle domande di asilo nell’ultimo anno» e non sull’effettiva sicurezza di questi luoghi. Inoltre la designazione di un Paese sicuro può essere fatta escludendo alcune parti di territorio o categorie di persone: per esempio, possono essere escluse da questa categoria le persone provenienti da una regione di un Paese sicuro che discrimina una determinata religione o orientamento sessuale. In realtà quest’ultimo punto sta creando un certo dibattito, dato che il 4 ottobre la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito con una sentenza riguardante un caso in Repubblica Ceca che le direttive europee «si oppongono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro quando alcune parti del suo territorio non soddisfano le condizioni materiali per tale designazione». In poche parole, la valutazione di un Paese come “sicuro” deve estendersi a tutte le sue parti, senza eccezioni, e questo potrebbe creare un caso di non conformità della legge italiana con la normativa europea.
In ogni caso, va sottolineato che a essere portati in Albania saranno solo i migranti soccorsi dalle navi della guardia costiera, della marina militare e della guardia di finanza italiane: quelli soccorsi dalle navi Ong invece potranno continuare a fare richiesta di un porto di sbarco sulle coste italiane.
Al netto dei giudizi politici, il progetto di rilocazione di una parte dei migranti diretti verso l’Italia in Albania ha sollevato parecchi dubbi. Per esempio, le richieste di asilo dei migranti trattenuti nei centri albanesi saranno in carico alla Questura di Roma e qualsiasi tipo di assistenza legale riguardante queste richieste potrà essere esercitata solo tramite video collegamento. Questo probabilmente renderà più difficile svolgere le indagini necessarie per certificare o meno i diritti dei richiedenti, così come la tutela del loro diritto di difesa. Inoltre non è chiaro se problemi interni alle strutture come rivolte, incendi o tentativi di fuga, saranno gestiti dalle autorità italiane o albanesi, così come la presa in carico dei migranti che necessitano di cure urgenti e impossibili da fornire all’interno dei centri.
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Dopo cinque mesi dalla data inizialmente prevista, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che i lavori di costruzione dei centri per migranti costruiti dall’Italia in Albania sono stati ultimati e le strutture potranno essere aperte nei prossimi giorni. I centri «sono pronti e già la prossima settimana potranno iniziare a ospitare gli immigrati irregolari che dovessero partire dal Nord Africa», ha detto il 13 ottobre Piantedosi in un’intervista con La Stampa. A breve, quindi, alcuni dei migranti soccorsi nel Mar Mediterraneo dalle navi delle autorità italiane potranno essere portati in Albania, dove saranno esaminate le loro richieste d’asilo.
Poco meno di un anno fa, a novembre 2023 la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato un accordo con il primo ministro albanese Edi Rama per la costruzione in Albania di alcuni centri per la gestione dei migranti che sbarcano in Italia. Il protocollo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a febbraio 2024, prevede la concessione di alcune aree del territorio albanese all’Italia, che ha costruito a sue spese due strutture, gestite dalle autorità italiane, per accogliere al loro interno un massimo di tremila migranti. Le aree scelte sono il porto di Shengjin, dove è stato allestito un hotspot per l’identificazione dei migranti soccorsi in mare dalle navi italiane, e Gjader, una cittadina nell’entroterra dove sono stati costruiti un centro per il trattenimento di richiedenti asilo da 880 posti, un centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) da 144 posti e un penitenziario da 20 posti.
I lavori di allestimento nell’area di Gjader hanno subito dei ritardi e le strutture, invece del 20 maggio previsto da un bando della Prefettura di Roma, sono state ultimate solo pochi giorni fa. A giugno Meloni aveva dichiarato che i centri sarebbero stati operativi «dal 1° agosto», un traguardo non rispettato. Secondo le stime del Ministero dell’Interno, il costo dell’intero progetto, che avrà una durata di cinque anni prorogabile per altri cinque, ammonta a circa 650 milioni di euro, tra spese di costruzione delle strutture e costi di gestione.
Come accennato, non tutti i migranti soccorsi dalle navi italiane potranno essere trasferiti in Albania. In questi centri, infatti, potranno soggiornare solo i maschi adulti provenienti dai Paesi considerati “sicuri”, ossia quegli Stati dove secondo l’Italia vige un ordinamento democratico e dove sono rispettati i diritti delle persone. Oltre all’Albania, la lista di questi Paesi comprende l’Algeria, il Bangladesh, la Bosnia-Erzegovina, il Camerun, Capo Verde, la Colombia, la Costa d’Avorio, l’Egitto, il Gambia, la Georgia, il Ghana, il Kosovo, la Macedonia del Nord, il Marocco, il Montenegro, la Nigeria, il Perù, il Senegal, la Serbia, lo Sri Lanka e la Tunisia. Le richieste di protezione internazionale provenienti dai cittadini di questi Stati sono esaminate più velocemente e più difficilmente sono accettate dal momento che, secondo il governo italiano, in questi Paesi sono rispettati i diritti umani e i loro abitanti corrono meno rischi che altrove.
Alcune associazioni di studi giuridici hanno contestato questa lista, criticando il governo per aver «classificato come “sicuri” i Paesi da cui provengono più richiedenti asilo, basandosi principalmente, se non esclusivamente, sull’incremento delle domande di asilo nell’ultimo anno» e non sull’effettiva sicurezza di questi luoghi. Inoltre la designazione di un Paese sicuro può essere fatta escludendo alcune parti di territorio o categorie di persone: per esempio, possono essere escluse da questa categoria le persone provenienti da una regione di un Paese sicuro che discrimina una determinata religione o orientamento sessuale. In realtà quest’ultimo punto sta creando un certo dibattito, dato che il 4 ottobre la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito con una sentenza riguardante un caso in Repubblica Ceca che le direttive europee «si oppongono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro quando alcune parti del suo territorio non soddisfano le condizioni materiali per tale designazione». In poche parole, la valutazione di un Paese come “sicuro” deve estendersi a tutte le sue parti, senza eccezioni, e questo potrebbe creare un caso di non conformità della legge italiana con la normativa europea.
In ogni caso, va sottolineato che a essere portati in Albania saranno solo i migranti soccorsi dalle navi della guardia costiera, della marina militare e della guardia di finanza italiane: quelli soccorsi dalle navi Ong invece potranno continuare a fare richiesta di un porto di sbarco sulle coste italiane.
Al netto dei giudizi politici, il progetto di rilocazione di una parte dei migranti diretti verso l’Italia in Albania ha sollevato parecchi dubbi. Per esempio, le richieste di asilo dei migranti trattenuti nei centri albanesi saranno in carico alla Questura di Roma e qualsiasi tipo di assistenza legale riguardante queste richieste potrà essere esercitata solo tramite video collegamento. Questo probabilmente renderà più difficile svolgere le indagini necessarie per certificare o meno i diritti dei richiedenti, così come la tutela del loro diritto di difesa. Inoltre non è chiaro se problemi interni alle strutture come rivolte, incendi o tentativi di fuga, saranno gestiti dalle autorità italiane o albanesi, così come la presa in carico dei migranti che necessitano di cure urgenti e impossibili da fornire all’interno dei centri.