Quattro temi (più uno) su cui Meloni ha cambiato idea

In questa campagna elettorale la presidente di Fratelli d’Italia si presenta come una leader moderata, ma negli anni ha cambiato posizione su diversi argomenti di stretta attualità, dalla Russia al gas
Ansa / Fabio Murru
Ansa / Fabio Murru
Dall’inizio di questa campagna elettorale, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si sta presentando agli elettori e agli osservatori internazionali come una leader affidabile e moderata, lontana dagli estremismi. 

Su diversi temi, però, Meloni non è sempre stata così “diplomatica”. Dai rapporti con la Russia alle opinioni sui diritti civili, la leader di Fratelli d’Italia ha sostenuto alcune posizioni su cui poi ha cambiato idea nel tempo, un po’ come fatto dal leader della Lega Matteo Salvini o dal segretario del Partito democratico Enrico Letta.

I rapporti con la Russia

Per anni Meloni ha criticato le sanzioni imposte dall’Unione europea, e quindi anche dall’Italia, alla Russia. L’Ue infatti ha imposto le prime sanzioni alla Russia nel marzo 2014, in seguito all’annessione illegittima della Crimea, e da quel momento non sono mai state rimosse. A ottobre 2014, Meloni è intervenuta alla Camera chiedendo che l’Italia ritirasse «immediatamente il proprio sostegno alle sanzioni contro la Russia», da lei definite «inutili e masochiste», perché «massacrano il mercato italiano». 

A marzo 2018, Meloni si è congratulata su Twitter con il presidente Vladimir Putin per la vittoria alle elezioni, affermando che i risultati del voto hanno mostrato in modo «inequivocabile» la «volontà del popolo». In quell’occasione Putin aveva raccolto oltre il 75 per cento dei voti, ma diversi osservatori internazionali avevano denunciato la presenza di frodi e di limitazioni delle libertà democratiche.

A partire dallo scoppio della guerra in Ucraina, Meloni ha cambiato posizione nei confronti della Russia. Fin dall’inizio del conflitto ha definito «inaccettabili» le azioni di Putin e assicurato al governo di Mario Draghi la «massima collaborazione» di Fratelli d’Italia, ribandendo anche l’appoggio del partito alla comunità internazionale e alla Nato. Anche per quanto riguarda le sanzioni, negli ultimi mesi Meloni ha sostenuto la necessità per l’Italia di collaborare con l’Ue e quindi di sostenere il regime sanzionatorio. Al Forum di Cernobbio del 4 settembre, per esempio, la leader di Fratelli d’Italia ha sostenuto la necessità di continuare con le sanzioni e di rimanere al fianco degli alleati internazionali, anche per avere una «postura credibile» con i partner esteri. 

No euro, sì euro

Altro tema su cui Meloni ha cambiato idea è il rapporto con l’euro e il ruolo dell’Italia all’interno dell’eurozona, il gruppo di 19 Paesi europei che hanno adottato la moneta unica. Nel 2014, la presidente di Fratelli d’Italia era infatti favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro: «Penso sia arrivato il momento di dire all’Europa che l’Italia deve uscire dall’euro», aveva detto al primo congresso del partito, a Fiuggi, nel Lazio. 

Anche il programma presentato da Fratelli d’Italia per le elezioni europee del 2014 affermava che «l’euro e le sue regole si sono purtroppo rivelati un fattore di disgregazione dell’unità europea», e proponeva quindi lo «scioglimento concordato e controllato dell’eurozona». Se questo si fosse rivelato impossibile, Fratelli d’Italia intendeva allora «avviare una procedura di recesso unilaterale» dell’Italia dalla moneta unica. 

Più di recente, Meloni ha rivisto le sue posizioni sull’euro. Nel 2021, ospite a L’aria che tira su La7, ha detto: «Non credo che l’Italia debba uscire dall’euro e penso che l’euro andrà avanti», anche se questo rimane «uno strumento» che quindi all’occorrenza può essere revisionato. 

Le unioni civili

Nel tempo Meloni ha ammorbidito le proprie posizioni nei confronti delle unioni civili. Queste sono formalmente riconosciute dal 2016, quando il Parlamento italiano approvò la legge proposta dalla senatrice Monica Cirinnà (Partito democratico). Al tempo Meloni sedeva alla Camera, ma non partecipò alla votazione finale sul testo, che in generale aveva sempre contestato. In quel periodo Meloni era anche candidata a sindaco di Roma – elezione che poi perse a favore di Virginia Raggi (Movimento 5 stelle) – e, durante un’intervista, affermò che se avesse ottenuto la carica avrebbe «rispettato la legge», pur senza «celebrare di persona» i riti, e che il testo avrebbe dovuto permettere ai sindaci di fare «obiezione di coscienza» (possibilità oggi non contemplata). 

Di recente, ha fatto molto discutere lo scambio tra Meloni e un attivista per i diritti della comunità Lgbtq+, salito a sorpresa sul palco di un comizio a Cagliari, in Sardegna. Meloni ha lodato il «coraggio» del ragazzo e la sua determinazione nel difendere i propri ideali, ha detto che «non proporrebbe di togliere» le unioni civili se arrivasse al governo, ma che comunque rimarrebbe contraria alle adozioni da parte di coppie omosessuali. 

Le trivelle e le fonti di energia

Un cambio di atteggiamento di Meloni è avvenuto anche sul tema dell’energia e della produzione nazionale di idrocarburi. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, l’introduzione delle sanzioni europee e il conseguente ulteriore aumento del prezzo del gas, già in crescita nei mesi precedenti, nel 2022 la situazione energetica italiana è profondamente mutata rispetto al passato. Tuttavia, va segnalato che di recente Meloni ha criticato posizioni che lei stessa e il suo partito hanno sostenuto con forza negli scorsi anni.

Nel 2016, lei e il suo partito erano schierati sul fronte del sì al referendum abrogativo sulle trivellazioni, e intendevano quindi vietare il rinnovo delle concessioni per l’estrazione di gas e petrolio nei giacimenti esistenti a poche miglia dalla costa italiana. 

Il giorno prima del voto, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni aveva scritto sui social: «Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì. Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare». Il 5 aprile 2016, anche il suo sito personale aveva diffuso una nota nella quale si ribadiva la posizione compatta del partito nel dire «basta alle trivellazioni, basta all’inquinamento del nostro mare e basta ad un governo ipocrita e servo dei poteri forti che sta affamando il popolo italiano per fare gli interessi di amici e parenti».

Di recente, Meloni si è invece detta favorevole a intensificare le estrazioni di gas naturale sul territorio italiano. Il 27 agosto, per esempio, durante un intervento a Ceglie Messapica, in Puglia, ha affermato (min. 01:05:50) che l’aumento delle bollette è dovuto anche a «certo ambientalismo ideologico, che ci ha impedito di estrarre il gas dai nostri mari». Nel suo programma elettorale, inoltre, Fratelli d’Italia propone lo «sfruttamento delle risorse presenti sul nostro territorio, a partire dai giacimenti di gas» tramite la «riattivazione e l’ammodernamento degli impianti già esistenti e la realizzazione di nuovi per la produzione di energia da fonti pulite e sicure».

La squadra di calcio

Oltre ad alcuni temi politici, nel corso degli anni Meloni ha cambiato idea anche sulla fede calcistica: la leader di Fratelli d’Italia oggi si dice tifosa della Roma, ma da giovane era una grande sostenitrice dell’altra squadra della capitale, la Lazio.

Verso la fine degli anni Novanta, Meloni ha programmato un sito dedicato alla Lazio, dove erano riportate brevi biografie dei calciatori, l’inno, i prezzi degli abbonamenti e le foto delle partite. Lei stessa si definiva «lazialissima». 

Una fede del tutto diversa da quella espressa nel 2015, quando in un post su Facebook la leader di Fratelli d’Italia aveva affermato, parlando di una maglia della Lazio accusata di rimandare al fascismo: «Che tifo per la Roma è noto e ovviamente la mia fede calcistica non mi consente di indossare la maglia biancoceleste. Vorrà dire che per solidarietà la regalerò a mia madre che, ahimè, è tifosa della Lazio».

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