Il 30 agosto il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha pubblicato sui social una delle grafiche della campagna elettorale del partito, caratterizzata dalla scritta “Scegli”. Il messaggio invita gli elettori a scegliere, da un lato, il Partito democratico e «meno tasse per chi lavora», dall’altro lato, «più condoni per gli evasori».

Ma nel 2013 lo stesso Letta ha approvato un condono fiscale quando era presidente del Consiglio, a favore delle concessionarie di slot machine non in regola con il fisco. 

Facciamo un salto indietro nel tempo di dieci anni. Nel 2012 la sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti ha condannato in primo grado a un risarcimento complessivo da circa 2,5 miliardi di euro dieci società concessionarie di slot machine e alcuni dirigenti dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), all’epoca addetta della gestione del gioco pubblico. La condanna era arrivata dopo un lungo contenzioso legale e riguardava fatti avvenuti tra il 2004 e il 2006. In quel periodo le società concessionarie delle slot machine condannate non avevano rispettato l’impegno di collegare i dispositivi alla rete dei monopoli, per controllarne l’attività.

Il governo Letta decise (art. 14 del decreto-legge n. 102 del 31 agosto 2013, poi convertito in legge a ottobre di quell’anno) di fatto di estendere alle società condannate in primo grado dalla Corte dei Conti la cosiddetta “definizione agevolata” con il fisco, ossia la possibilità di estinguere il proprio debito pagandone solo una parte. Più nel dettaglio, la norma stabilì un pagamento tra il 20 e il 25 per cento del debito contratto con l’erario, con la possibilità di raccogliere fino a 600 milioni di euro.

Secondo le ricostruzioni, l’obiettivo del governo Letta – sostenuto oltre che dal Pd anche da una parte del centrodestra, con il Popolo della libertà – era quello di recuperare in tempi brevi risorse per finanziare altre misure previste dal decreto-legge, come l’abolizione dell’Imu sulla prima casa.

Quello che di fatto era un vero e proprio condono – perché permetteva di sanare un debito con uno sconto – vide l’opposizione in Parlamento soprattutto del Movimento 5 stelle, ma anche di alcuni esponenti del Pd. «Lo sconto di 2 miliardi previsto dal dl Imu non è ammissibile, eticamente è insopportabile dopo la conclusione dell’indagine conoscitiva del parlamento sugli effetti del gioco d’azzardo per la salute», aveva dichiarato a settembre 2013 la deputata del Pd Margherita Miotto. «Il governo deve trovare altre coperture».

Dopo la condanna della Corte dei Conti, otto concessionarie su dieci decisero di sfruttare il condono concesso dal governo Letta. Le altre due società proseguirono il contenzioso legale, per essere condannate in via definitiva nel 2015, con l’assoluzione dei dirigenti Aams.