Il 14 ottobre, ospite su Radio Immagina, il segretario del Partito democratico Enrico Letta si è opposto all’introduzione dei test gratuiti per chi non intende vaccinarsi contro la Covid-19. «Il tampone gratuito è come i condoni per chi non paga le tasse», ha dichiarato (min. 7:57) Letta, ribadendo il concetto anche sui social. «Siccome noi siamo contro questa logica, deve essere premiato chi è fedele al fisco, così come in questo caso è giusto che sia premiato chi è stato fedele alle regole, quelle di vaccinarsi». In passato però anche Letta ha, per così dire, violato questa «logica», un’incongruenza che in passato abbiamo fatto notare anche per Matteo Renzi.

Nel 2013, quando Letta era presidente del Consiglio fu approvato un decreto-legge che introdusse un vero e proprio condono per le concessionarie di slot machine non in regola con il fisco. E anche l’attuale governo Draghi, sostenuto dal Pd, ha approvato con il decreto “Sostegni” di maggio un condono, eliminando i debiti con l’erario entro i 5 mila euro per i contribuenti con un reddito fino a 30 mila euro.

Vediamo più nel dettaglio che cosa fu condonato quando Letta era a Palazzo Chigi, facendo un salto nel tempo di quasi dieci anni.

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Che cosa prevedeva il condono del governo Letta

Nel 2012 la sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti ha condannato in primo grado a un risarcimento complessivo da circa 2,5 miliardi di euro dieci società concessionarie di slot machine e un paio di dirigenti dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), all’epoca addetta della gestione del gioco pubblico.

Come hanno ricostruito anche fonti stampa, la condanna era arrivata dopo un lungo contenzioso legale e riguardava fatti avvenuti tra il 2004 e il 2006. All’epoca le società concessionarie delle slot machine condannate non avevano rispettato l’impegno di collegare i dispositivi alla rete dei monopoli, per controllarne l’attività.

Con il decreto-legge n. 102 del 31 agosto 2013 – poi convertito in legge a ottobre di quell’anno – il governo Letta decise (art. 14) di fatto di estendere alle società condannate in primo grado dalla Corte dei Conti la cosiddetta “definizione agevolata” con il fisco, ossia la possibilità di estinguere il proprio debito pagandone solo una parte.

Più nel dettaglio, la legge del governo Letta stabilì un pagamento tra il 20 e il 25 per cento del debito contratto con l’erario, con la possibilità di raccogliere fino a 600 milioni di euro.

Secondo le ricostruzioni fatte all’epoca da fonti stampa, l’obiettivo dell’esecutivo – sostenuto dal Partito democratico, ma anche dal Popolo della libertà – era quello di recuperare in tempi brevi risorse per finanziare altre misure previste dal decreto-legge, come l’abolizione dell’Imu sulla prima casa (art. 1).

Quello che di fatto era un vero e proprio condono – perché permetteva di sanare un debito con lo sconto – vide l’opposizione in Parlamento soprattutto del Movimento 5 stelle, ma anche di alcuni esponenti del Pd. «Lo sconto di 2 miliardi previsto dal dl Imu non è ammissibile, eticamente è insopportabile dopo la conclusione dell’indagine conoscitiva del parlamento sugli effetti del gioco d’azzardo per la salute», aveva dichiarato a settembre 2013 la deputata del Pd Margherita Miotto. «Il governo deve trovare altre coperture».

Dopo la condanna della Corte dei Conti, otto concessionarie su dieci decisero di sfruttare il condono concesso dal governo Letta. Le altre due società proseguirono il contenzioso legale, per essere condannate in via definitiva nel 2015, con l’assoluzione dei dirigenti Aams.

In conclusione

Il segretario del Pd Enrico Letta si è detto contrario a concedere i test gratuiti ai non vaccinati contro la Covid-19 perché sono come i «condoni», che premiano chi non è stato «fedele alle regole» e contro la cui «logica» si schiera il suo partito.

Ma ad agosto 2013 lo stesso governo presieduto da Letta introdusse un vero e proprio condono, permettendo ad alcune società concessionarie di slot machine di pagare solo una parte dei 2,5 miliardi di euro di risarcimento imposto dalla Corte dei Conti.

Anche l’attuale governo Draghi, sostenuto dal Pd, ha approvato un condono con il decreto “Sostegni”, eliminando i debiti con il fisco entro i 5 mila euro per i contribuenti con un reddito fino a 30 mila euro.